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Gianni Potti (Csit Veneto): “Banda larga, serve un piano per il Nordest”

Veneto seconda regione per Pil in Italia, ma meno del 50% delle aziende ha l’Adsl veloce

Pubblicato il 02 Apr 2012

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Il Veneto è la seconda regione italiana per produzione del Pil, alle spalle della Lombardia, ma si trova appena al sesto-settimo posto per diffusione della banda larga. Forti ritardi nello sviluppo della fibra ottica in Veneto, dove meno del 50% del territorio – business e residenziale – dispone di una connessione Adsl veloce con un minimo di 2 mbps. “Un gap di broadband, nonostante la disponibilità finanziaria di 40 milioni di euro, liberati un anno e mezzo fa nel quadro di un progetto varato da Infratel in collaborazione con la Regione, che però si è scontrato con le lungaggini burocratiche per il via libera agli scavi”, dice Gianni Potti, presidente Confindustria Servizi Innovativi Veneto. Oggi, sono una cinquantina i cantieri avviati su un totale di 130 individuati tanto che la metà dei 23 distretti industriali del Veneto, secondo stime di Between, è priva di connessioni Adsl veloce.

“Abbiamo un buon rapporto con il ministro Profumo, che è molto attento al tema della banda larga e della fibra ottica – dice Potti -: l’ho incontrato meno di un mese fa e abbiamo ragionato di smart cities e agenda digitale. Dopo il recente provvedimento di sostegno al Sud sulle quattro regioni ad obiettivo convergenza (Sicilia, Campania, Calabria e Basilicata), stiamo aspettando quello per il Nord Est, ci hanno anticipato che è imminente. Sicuramente serve un doppio sostegno: uno, accelerare e semplificare l’iter burocratico e le procedure dei lavori e degli scavi per la fibra; due, è necessario che ci sia la dovuta attenzione al Nord Est, come c’era con il piano Romani. Essendo uno dei cuori produttivi del paese, abbiamo bisogno di investimenti importanti sulla infrastruttura. Stiamo anche guardando cosa succede sul mercato, con Telecom che è partito con il suo piano”.

Un anno e mezzo fa Infratel coinvolse Csit Veneto in un percorso per la realizzazione di una rete in fibra per circa 120 milioni di euro, con un primo stralcio effettivamente stanziato per circa 40 milioni di euro messi insieme da Regione (fondi Faers per le aree rurali) e ministero per lo Sviluppo Economico, per far partire il piano della banda larga in Veneto. “Non più del 50% del territorio era coperto due anni fa da Adsl veloce, con un minimo di 2 mbps – racconta Potti – Veneto che allora era la seconda regione italiana dopo la Lombardia per Pil, export e via dicendo, ma che si trovava al sesto o settimo posto in Italia per diffusione della banda larga, sicuramente superata da Lazio, Piemonte, le altre regioni del Triveneto, Lombardia ed Emilia Romagna”.

Un discreto gap, che sulle aziende si rispecchia nel mancato sviluppo dell’e-commerce, contenuti vari, web tv e tutta la parte che riguarda in generale il content digitale. “Di lì la battaglia di Confindustria Servizi Innovativi in Veneto, l’abbiamo chiamata Veneto digitale, per dire che l’infrastruttura è la conditio sine qua non per lo sviluppo, dall’altra però c’è tutto il versante dei contenuti – aggiunge il presidente del Csit Veneto – Una battaglia per sensibilizzare soprattutto le pmi delle sette provincie venete, e far sapere che gli investimenti in Ict sono strettamente connessi con lo sviluppo del Pil.

Una battaglia che si è concretizzata con diversi road show per diffondere la cultura digitale, soprattutto fra le imprese venete, dove l’IT non è molto diffuso”. In molte aziende del Veneto l’informatica e la comunicazione digitale sono ancora gestite in famiglia, affidate al fratello, al figlio o all’amico, senza una vera cultura d’impresa diversamente che in Lombardia, soprattutto nei grandi gruppi industriali.

Un gap culturale che pesa, in una regione a grande sviluppo produttivo, che conta 457.225 imprese e 2,3 milioni di lavoratori.

Dopo il varo nel 2010 del piano banda larga, si è perso quasi un anno di tempo per gli scavi. “Qui abbiamo saggiato la farraginosità del sistema, vuoi l’Anas, vuoi il Comune, vuoi la Provincia ecc. hanno rallentato i lavori. I primi cantieri sono partiti a luglio del 2011 – continua Potti – A dicembre del 2011 erano state cantierate 55 situazioni su 130. Qui stiamo parlando di fibra ottica, dalla dorsale fino alla centralina di smistamento, poi di lì è l’operatore locale o nazionale che la porta alla residenza o all’azienda per l’ultimo miglio”. Nel 2010 fu il Csit a stilare una graduatoria dei territori che più hanno bisogno di copertura, Infratel ne ha tenuto conto. Il primo cantiere è stato aperto a Villanova di Camposampiero, nel cuore dell’alta padovana, dove hanno sede aziende come la Carraro (assali) e Morellato (gioielli), tantissime pmi, in una zona dove le aziende si riforniscono di banda tramite provider satellitari molto care, anche se la maggior parte delle Pmi non viene servita.

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