WCIT 2012

Google, attacco all’Itu: “A rischio la libertà di Internet”

Lanciata una petizione contro la revisione dei trattati Itrs in vista del meeting di Dubai: “Proposte rischiose per censura in Rete”

Pubblicato il 22 Nov 2012

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Internet deve restare libera. È lo slogan con cui Google si prepara a dare battaglia in vista della possibile revisione del trattato sulla regolamentazione del web che potrebbe emergere dal Wcit 2012, il meeting in calendario a Dubai dal 3 al 14 dicembre. Secondo Mountain View le proposte al vaglio dell’Itu (International Telecommunication Union, l’agenzia Onu che si occupa di Tlc) rappresentano una minaccia alla libertà di espressione su Internet. Nella petizione online battezzata “Take action” l’azienda mette in guardia contro proposte che “potrebbero aumentare la censura in Rete e minacciarne la spinta innovativa” oltre a “pretendere ulteriori pedaggi a servizi come Facebook, YouTube e Skype. La qual cosa rischia di limitare il libero accesso all’informazione soprattutto nei Paesi emergenti”.

La World Conference di Dubai accende i riflettori sull’eventuale aggiornamento delle regole di Internet, il primo dal 1988, e alcuni Paesi vedono in questo la possibilità di strappare nuove norme a loro più favorevoli. Da più parti si teme in particolare che le proposte di Cina, Russia e altre nazioni possano mettere a repentaglio il modello aperto su cui finora si è retta la rete, una svolta che potrebbe dare all’agenzia Onu un ruolo maggiore.

Secondo Google “l’Itu è il posto sbagliato per prendere decisioni sul futuro del web” dato che “all’interno dell’agenzia hanno voce soltanto i governi, compresi quelli che non appoggiano una Internet libera e aperta”. E chiede che, insieme ai rappresentanti dei Governi, al tavolo delle trattative siedano anche i rappresentanti delle società protagoniste della web economy.

Il Palazzo di Vetro ha replicato che nessuna misura verrà comunque approvata senza l’approvazione globale dell’assemblea. Intanto, altre web company potrebbero unirsi alla contestazione: l’invito a firmare la petizione potrebbe comparire anche su YouTube (appartenente alla grande famiglia di Google), su Facebook e durante le conversazioni Voip di Skype.

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