L'INTERROGAZIONE

Grilli: “Google paghi 96 mln di Iva al fisco italiano”

Il ministro dell’Economia: “Tra il 2002 e il 2006 redditi non dichiarati per 240 milioni”. I proventi imputati alla casa madre in Irlanda. BigG: “Rispettiamo le leggi fiscali in tutti i paesi. Collaboreremo con le autorità”

Pubblicato il 28 Nov 2012

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Risultano “elementi positivi di reddito non dichiarati per un importo di oltre 240 milioni di euro” da parte di Google Italia, nonché una Iva “relativa e dovuta per un importo pari ad oltre 96 milioni di euro tra il 2002 e il 2006”. È quanto afferma la risposta del Ministero dell’Economia ad una interrogazione del deputato del Pd Stefano Graziano, citando gli accertamenti svolti dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano.
La questione non riguarda solo Google, ma i gruppi multinazionali operanti nel settore dell’elettronica e dell’e-commerce. E di questo si sta occupando l’Agenzia per le entrate e lo stesso governo in sede internazionale. Il problema, nel caso di Google, è che la filiale italiana ha dichiarato solo le provvigioni percepite a fronte delle prestazioni rese prima alla Google inc. e poi alla Google Ireland. E non invece l’intero volume commerciale sviluppato.

“La verifica disposta dalla procura di Milano ha infatti accertato – afferma il ministero – che il fisco è stato ‘eluso’ in base ad un contratto di servizio tra la società italiana e quelle estere artatamente posto in essere con la sola finalità di simulare l’esercizio da parte di Google Italy Srl di una mera attività ausiliaria e preparatoria che non ha tuttavia trovato alcun riscontro negli elementi di fatto acquisiti”.

Per Stefano Graziano, se da una parte la risposta del governo “conferma la fondatezza dei nostri interrogativi su questa vicenda”, dall’altra non è soddisfacente sotto il profilo delle ‘iniziative che il governo deve prendere”. ‘Il momento di crisi economica così profonda – sottolinea il deputato del Pd autore dell’interrogazione – impone più forza e determinazione. Diversamente si rischia che aziende italiane siano nettamente svantaggiate rispetto a chi ha sede in paesi nei quali la fiscalità offre maggiori vantaggi. E’ una questione di giustizia sociale che non può essere trascurata”.

La risposta di Google non si è fatta attendere. “Google rispetta le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera e siamo fiduciosi di rispettare anche la legge italiana – spiega un portavoce della società – Continueremo a collaborare con le autorita’ locali per rispondere alle loro domande relative a Google Italy e ai nostri servizi”.

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