In casa Tim spunta un nuovo piano tagli: 3000 licenziamenti entro il 2020

E’ quanto riferisce Il Messaggero. Si parte dai dirigenti: nel 2018 fuori 100 manager per risparmiare 30 milioni l’anno. Ma la partita vale molto di più. Sul piede di guerra i sindacati. Ugliarolo: “Apprendiamo a fatto compiuto. Così non va”

Pubblicato il 05 Gen 2018

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Tagliare 3.000 dipendenti entro il 2020. Questo il piano a cui – secondo quanto riferisce il quotidiano Il Messaggero – starebbe lavorando Tim. L’azienda guidata da Amos Genish va avanti dunque sulla ristrutturazione e il 2018 si apre all’insegna dei tagli dei dirigenti.

Stando a quanto si apprende sarebbero circa un centinaio i manager che usciranno di scena sui 550 dirigenti operativi in azienda, dopo che già nel 2017 ne sono stati tagliati circa 200. Il piano prevede incentivi per 36 mesi per un risparmio annuo stimato ib 30 milioni di euro: ma servirà un accordo con la delegazione del sindacato interno dirigenti guidato da Oscar Valentini che dovrebbe incontrare il direttore delle risorse umane Agostino Nuzzolo già la prossima settimana. Ma la partita è molto più ampia e l’operazione dirigenti rappresenterebbe solo il primo step di un piano ben più ampio. Secondo quanto si legge sul quotidiano romano tre le direttrici della “manovra” a cui si lavora: mobilità volontaria (24-36 mensilità); solidarietà espansiva (riduzione giornaliera di 10 minuti dell’orario di lavoro e relativa decurtazione della retribuzione); scivolo a sette anni (in applicazione dell’articolo 4 della Legge Fornero emendato dall’ultima Legge di Stabilità).

“Abbiamo avuto modo di leggere sugli scenari prossimi in Tim su come gestire i nuovi esuberi. Dispiace constatare come determinate notizie parlino solo di riduzione di organico senza invece spiegare quale visione ha questo nuovo manager sul futuro di questa importante azienda”, commenta a CorCom Salvo Ugliarolo, Segretario Generale della Uilcom Uil. “Prima di parlare di strumenti quali esodi o solidarietà espansiva, vorremmo capire che modello Tim si vuole dare per affrontare i prossimi scenari futuri, le prossime sfide che vedono quest’azienda competere in un settore abbastanza frenetico con una concorrenza molto agguerrita da parte dei vari concorrenti. In tutti questi anni il Sindacato Confederale si è speso per garantire il perimetro invariato, per salvaguardare l’occupazione, per confermare gli investimenti; oggi invece ci troviamo a leggere notizie che spiegano gli strumenti da utilizzare senza capire il merito. Se questo è il metodo che l’azienda vuole darsi, mettendo sul fatto compiuto il sindacato penso che l’eventuale confronto partirà tutto in salita”.

Il 2018 inizia dunque all’insegna delle “grane” incluso il capitolo golden power. L’azienda ha tempo fino al 16 gennaio per presentare il piano in ottemperanza alla decisione del governo di esercitare il “potere” a tutela della sicurezza delle infrastrutture considerate strategiche. Vivendi starebbe inoltre per presentare   ricorso al Presidente della Repubblica.

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