MECCANICA

Interpump, il made in Italy da guinness

Il numero uno Fulvio Montipò si aggiudica il premio Inprenditore dell’anno di Ernst & Young

Pubblicato il 06 Gen 2014

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Ogni 100 impianti di auto-lavaggio in tutto il mondo una cinquantina contengono un pezzo di “made in Italy”. Il merito è del Gruppo Interpump di Reggio Emilia, attivo nel settore della meccanica, che detiene circa il 50% della quota globale di mercato nelle pompe a pistoni ad alta e altissima pressione, quelle utilizzate negli impianti per la pulizia delle autovetture, ma anche per idropulitrici professionali, lubrificazione forzata delle macchine utensili e desalinizzazione dell’acqua. Di fatto in questo settore Interpump è leader mondiale, così come lo è nelle prese di forza (anche in questo caso il market share è il 50% a livello internazionale), mentre è tra i principali produttori di cilindri del pianeta.

A mettere in piedi questa multinazionale tutta italiana è stato Fulvio Montipò – ricopre il doppio incarico di ceo e presidente – che a novembre ha vinto il “Premio EY (Ernst & Young) L’Imprenditore dell’Anno”. Partendo praticamente da zero una quarantina di anni fa, nel 2012 il suo Gruppo è arrivato a fatturare 527,2 milioni di euro, con un Ebitda rettificato pari a 105,6 milioni e un utile netto di 52,3 milioni. Oggi Interpump ha 20 stabilimenti produttivi in Italia, Germania, Usa, Brasile, Cina, India e Bulgaria e 4000 dipendenti in tutti i continenti.

Nato a Baiso (Reggio Emilia), figlio di emigranti, Montipò ha terminato gli studi superiori grazie a sussidi e contributi. Studente-lavoratore, è diventato in pochi anni direttore generale di un’azienda metalmeccanica laureandosi contemporaneamente in Sociologia. Nel 1977 ha fondato Interpump, che è riuscita ad affermarsi sui competitor grazie innanzitutto all’innovazione: ha sviluppato progetti per l’utilizzo dei pistoni in ceramica, per le semplificazioni di manutenzione e per il design.

L’altro ingrediente di crescita del Gruppo sono state le acquisizioni di altre aziende del settore, una trentina dall’inizio della sua storia. Tra il 1996 e il 1997 ha acquisito due aziende in Italia e una negli Stati Uniti che gli hanno consentito l’ingresso nel settore oleodinamico. Nel 2005 è stata la volta di Hammelmann GmbH, principale concorrente tedesco nelle pompe e nei sistemi ad altissima pressione. Tra il 2008 e il 2009 le acquisizioni sono state ben cinque, tutte in Italia e nella nicchia di mercato del settore oleodinamico relativo ai cilindri. Nel 2012 Montipò ha fatto shopping in Usa (American Mobile Power), in Brasile (Takarada) e ancora in Italia (Galtech e Mtc).

In un settore apparentemente “in ombra” rispetto ad altri comparti più noti del made in Italy, Interpump ha continuato a fare ricerca scommettendo sull’avanguardia tecnologica e sull’internazionalizzazione.

Ricevendo il Premio EY da una giuria di noti imprenditori presieduta da Emma Marcegaglia – Premio che gli consentirà di rappresentare l’Italia all’EY World Entrepreneur Of The Year Award di Montecarlo – Montipò ha commentato: “È un riconoscimento alla mia storia, che è la storia di Interpump”.

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