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Italia digitale, Campione: “Colmare il ritardo del sistema educativo”

La qualità e l’efficacia del nostro sistema non è più uno dei tanti problemi che può essere disinvoltamente scaricato sulle future generazioni. Al contrario, dal sistema formativo dipenderà se le generazioni future saranno in grado di affrontare con strumenti adeguati la competizione globale. Parla Vittorio Campione, consigliere ministro dell’Istruzione

Pubblicato il 23 Nov 2015

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L’esigenza preliminare che si pone oggi, in Italia, per il sistema educativo è quella di colmare il ritardo rispetto alle trasformazioni sociali e del mondo del lavoro. Ritardo che in Italia non è solo quantitativo o qualitativo (ed è questa forse una delle principali caratteristiche negative specifiche del nostro sistema), ma si pone in termini di vero e proprio sfasamento: è come se sistema educativo e sistema produttivo si muovessero su due orbite distinte e distanti.

Siamo in presenza di una difficoltà del sistema educativo a corrispondere pienamente alle esigenze del paese in termini di qualità e adeguatezza della formazione, specie superiore, e ad una permanente ambivalenza del sistema produttivo (o almeno di molte sue componenti) incerto fra l’esigenza di competenze sempre più raffinate, ad esempio, nei settori dell’innovazione e della gestione dei sistemi complessi e il permanere della tentazione di gestire il personale, anche di alta qualificazione, in maniera lontana dal riconoscimento e dalla remunerazione della qualità.

La convinzione che le prospettive di crescita e di competitività del Paese (e dell’Europa intera) si giochino nel medio termine sul terreno della qualità del nostro capitale umano, in termini di conoscenze, saperi, competenze generali e specifiche, capacità di ricerca e di innovazione tecnologica, è però, ormai, difficile da contestare.

La qualità e l’efficacia del nostro sistema di education non è più uno dei tanti problemi che può essere disinvoltamente scaricato sulle future generazioni; al contrario, dalla qualità ed efficacia del sistema formativo dipenderà se le generazioni future saranno in grado di affrontare con strumenti adeguati i molti problemi che la durezza della competizione globale, prima ancora che le irresponsabili scelte delle generazioni passate, porrà loro davanti.

Il dibattito su come sarà (o come dovrebbe/potrebbe essere) domani il sistema educativo del nostro paese, non può prescindere dalla risposta alla domanda che bisogna porsi preliminarmente: a cosa deve servire? Rispondere oggi a questa domanda sulle finalità, però, può avvenire solo tenendo conto di un quadro ampio che si riassume nella esigenza, per i nostri giovani, di poter essere persone libere in un mondo globalizzato, protagonisti di una trasformazione che fa della conoscenza e della creatività il principale fattore dello sviluppo, consapevoli che la valorizzazione delle risorse umane del proprio paese è condizione primaria per un futuro positivo.

In questo contesto si inserisce l’approvazione della legge passata alle cronache come la Buona scuola, che si pone esplicitamente (ed è questo un dettaglio non formale) l’obiettivo di essere il luogo in cui sviluppare le competenze per la crescita dell’economia, dell’occupazione e della competitività.

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