L’enterprise nel mirino di Dell, sarà la nuova Ibm?

Comprando Emc l’azienda di Michael Dell punta alla leadership nel mercato. Provando a riempire un vuoto lasciato da Big Blue e che Hp non riesce a colmare. Ce la farà?

Pubblicato il 12 Ott 2015

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Un nuovo approccio al mercato. Una public company acquisita da una rediviva private company (dopo una spettacolare fuga dallo stock exchange). C’è questo dietro la colossale acquisizione di Emc da parte di Dell, annunciata oggi per 67 miliardi di dollari?

In realtà c’è di più. Michael Dell fa la sua mossa quando, dicono più voci, si entra una fase critica per il mondo dell’IT. Nella Silicon Valley il rischio-bolla è sempre più sentito: troppi dollari gettati dai venture capitalist nella fornace delle startup dedicate ai social, modelli di business che si reggono sulla pubblicità e sugli utenti, ma con tassi di adozione dei nuovi servizi calanti nei mercati più maturi.

Dell però ha già affrontato il suo momento di crisi. Il mancato aggancio del mondo post-Pc e degli smartphone. In qualche modo ha resistito. È stato con il rientro del fondatore Michael in ruoli attivi e il delisting dell’azienda dallo stock exchange americano che Dell è ripartita. Uno dei più grandi produttori di Pc al mondo ha deciso di ritornare e per farlo ha dovuto cambiare tutto, anche la sua ragione sociale e il suo approccio ai mercati. Ma il valore dell’IT, soprattutto nel mondo aziendale, è ancora tutto da raccogliere, sostiene da tempo Michael Dell, perché molto frammentato: nessuno supera il 3%.

E qui entra in scena Emc: azienda cresciuta in maniera notevole, inglobando altre società a cui ha lasciato spesso autonomia di movimento, con un buon fiuto per le tecnologie (dallo storage su su fino al cloud passando per la virtualizzazione, la crittografia e i big data) ma con un grande difetto. L’incapacità di diventare davvero “big”, di pensare come un campione. Come altre aziende prima di lei, Emc è diventata un gigante con la testa di un nano. Le è mancato quel quid che pochi imprenditori hanno nelle loro corde, al di là della gestione del quotidiano, dei grandi account enterprise e del settore pubblico. Tanta capacità di “vedere” la tecnologia e di fare lobby nei corridoi giusti, ma nessuna visione del mondo di domani.
A Emc è mancata la capacità di trasformare il suo intuito in una vera “vision”, come dicono gli americani. È quello che invece Michael Dell nel bene o nel male ha sempre avuto: la testa di un campione anche quando non era nessuno. Alle volte sbagliando, altre volte costruendo un impero dal niente.

Adesso le spoglie di Emc vengono assorbite da Dell per trovare le energie e le risorse necessarie a diventare la prossima Ibm e occupare uno spazio che né Google né Apple né Microsoft vogliono e che Hp non riesce più a tenere. Il futuro diventa interessante, per Dell. Invece, diciamolo senza illusioni, marchio Emc sembra destinato a svanire, assieme alla sua attuale leadership, con le inevitabili sovrapposizioni che porteranno, negli Usa e nel mondo, ad aggiustamenti nel numero dei posti di lavoro. È la legge del mercato, avrà ripercussioni su vari piani anche da noi, probabilmente. Se non ci saranno ostacoli alla fusione, però, che verrà perfezionata nel febbraio 2017, andrà così. E quel vuoto lasciato da altri campioni americani del mondo enterprise potrebbe restare negli States, almeno per un po’, anziché migrare in Cina, come molti si aspettano.

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