L'INDISCREZIONE

Mark Zuckerberg si dà alla politica?

Secondo la stampa Usa il fondatore di Facebook sta organizzando un movimento impegnato su questioni quali immigrazione, economia e finanziamenti alla ricerca. L’impegno a formare il political advocacy group affidato a Joe Green

Pubblicato il 26 Mar 2013

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Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, sta lavorando alla creazione di un movimento politico incentrato su temi come immigrazione, economia, formazione e finanziamento alla ricerca scientifica. Lo riferisce il San Francisco Chronicle e il sito statunitense “Politico”, ampiamente rilanciati da tutti i principali media americani.

Secondo questi media, l’impegno a formare il “political advocacy group” è stato affidato a Joe Green, ex compagno di stanza ad Harvard di Zuckerberg. Sarebbe coinvolto anche Joe Lockhart, ex segretario per i rapporti con la stampa della Casa Bianca sotto la presidenza di Bill Clinton ed ex vicepresidente delle comunicazioni internazionali di Facebook. All’inizio di quest’anno è tornato al colosso social dopo aver co-fondato un organismo di consulenza a Washington, il Glover Park Group.

Altri nomi che circolano in questi giorni sono quelli dei consulenti Jon Lerner e Rob Jesmer.

Il movimento, che attualmente non ha ancora un nome, si appoggia all’agenzia newyorchese SS+K, già impegnata nella campagna presidenziale di Barack Obama.

Per il momento, comunque, dal big informatico californiano non è arrivata alcuna conferma ufficiale.

È da tempo che il giovane miliardario mostra interesse alla politica. L’anno scorso ha ospitato nella sua abitazione di Palo Alto un evento di raccolta fondi per il governatore del New Jersey Chris Christie e donato 100 milioni di dollari alle scuole di Newark, in New Jersey. Nel 2011 Zuckerberg ha accolto Obama in un incontro presso la sede di Facebook a Menlo Park, comparendo sul palcoscenico a fianco del capo di Stato. Inoltre l’anno scorso le spese di lobbying per la company sono quasi raddoppiate fino a toccare i 4 milioni di dollari.

Zuckerberg si è anche unito a una dozzina di altre aziende online per costituire The Internet Association, con l’obiettivo di garantire una presenza maggiore delle imprese hi-tech nell’ambito del Congresso degli Stati Uniti.

Infine a metà marzo l’imprenditore ha firmato, insieme a un centinaio di big dell’hi-tech, una lettera al Congresso Usa e alla Casa Bianca per sollecitarli ad approvare riforme in materia di immigrazione. La missiva chiedeva ai parlamentari di approvare le leggi attualmente all’esame del Senato come l’Immigration Innovation Act e lo Startup Visa Act, promossi dal presidente Obama. Nel documento si sottolineava che cinque azienda da sole – Ibm, Intel, Microsoft, Oracle e Qualcomm – hanno bisogno in totale di oltre 10.000 persone.

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