PUNTI DI VISTA

Net neutrality, Usa veloci. Europa lenta e polemica

Chi sperava che dopo le aperture americane anche il vecchio continente si avviasse a definire forti principi di garanzia è rimasto deluso. Ma parlare di “rete aperta” significa anche non trascurare gli altri colli di bottiglia che si presentano nella corsa dei bit. La rubrica di Nicola D’Angelo

Pubblicato il 11 Dic 2015

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Il tema della net neutrality scatena sempre forti discussioni. Per ultimo molte polemiche ha sollevato la posizione di parziale chiusura del governo italiano durante il semestre di presidenza UE e la più generale scelta di compromesso europea in materia.

Chi sperava che dopo le aperture americane anche il vecchio continente si avviasse a definire forti principi di garanzia è rimasto deluso. Ma parlare di “rete aperta” significa anche non trascurare gli altri colli di bottiglia che si presentano nella corsa dei bit. Uno di questi è certamente individuabile nel funzionamento dei router wireless. Argomento non secondario che nelle ultime settimane ha impegnato l’attività della Federal Communication Commission. La Commissione agli inizi di novembre ha deciso di non vietare la fornitura di software gratuito per questi apparati.

Un cambiamento di posizione rispetto al passato quando sembrava che fossero preferiti quei produttori di dispositivi radio proprietari che impediscono un accesso open source. Una linea che aveva creato confusione e contrasti nella comunità di hacker router. Uno dei principali problemi è nato proprio per le lacune sulla fornitura di assistenza e aggiornamento dei software agli utenti finali da parte dei costruttori degli apparati. In questo contesto, l’idea che la FCC potesse richiedere ai fabbricanti di prendere misure contro sviluppatori di terze parti è stato motivo di forti contestazioni.

Alla fine la FCC ha preso atto che le maggiori innovazioni di valore e gli sviluppi che sono usciti dalla software router community di soggetti non costruttori costituivano il più significativo avanzamento in tema di mesh networking e di lotta contro i rallentamenti che provengono da “bufferbloat.” Oltre a ciò, il software libero e gratuito si é dimostrato in grado di garantire una maggiore sicurezza del router che può continuare a ricevere patch e aggiornamenti attraverso il sostegno della stessa comunità. Questo cambio di linea è stato determinato in gran parte grazie all’iniziativa di parte della coalizione originariamente sviluppata per aiutare il pubblico a fornire commenti sulla neutralità della rete, gruppi che poi hanno finito per occuparsi anche del tema del WiFi, inducendo la Federal Communication Commission a cambiare idea. L’autorità americana ha dunque dimostrando ancora una volta la capacità di adeguamento ai temi tecnologici molto più velocemente di quelle europee. In un’epoca segnata da pulsioni orwelliane sul controllo statale diffuso di internet, di vaghezza sulla cyber sicurezza, il messaggio che viene dall’America (peraltro non priva negli organi di governo di scheletri nell’armadio) è che il cittadino deve sempre essere garantito da blocchi o interferenze dannose anche nell’ecosistema dei router.

D’altra parte, nuove forme di trasmissione wireless si avvicinano, per ultimo il cosiddetto Li-Fi. Una tecnologia molto più veloce (fino a 100 volte del Wi-Fi tradizionale) che potrebbe essere una svolta in termini di sicurezza, visto che non consente interferenze al di fuori dello spettro ottico entro il quale avviene lo scambio dei dati. Una bella prospettiva che si andrebbe ad aggiungere a quella relativa al risparmio energetico e di frequenze resa possibile dai 14 miliardi di lampadine sulla terra che saranno anch’esse dei trasmettitori wireless.

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