IL CASO

Quella tempesta perfetta che travolge Vimpelcom

Tutte le difficoltà dell’operatore telefonico russo (in Italia proprietario di Wind), i cui vertici sono stati anche accusati di corruzione. L’opinione di Edoardo Narduzzi

Pubblicato il 23 Ott 2015

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Sanzioni internazionali alla Russia; indagini per corruzione internazionale del Dipartimento della giustizia Usa; maxi svalutazione del rublo e del valore del fatturato domestico per garantire il debito in valuta; migliaia di licenziamenti in Russia dove il pil è in calo del 4,6%; separazione con il partner storico la norvegese Telenor che ha deciso di vendere tutte le sue azioni in Vimpelcom per 2,4 miliardi di dollari. Davvero difficile immaginare uno scenario più complesso da fronteggiare per l’operatore telefonico russo che in Italia detiene la proprietà di Wind. Peraltro tutto si sovrappone con l’annunciata fusione con 3.

Le imprese russe, poi, non vivono momenti facili a Bruxelles dove governi e commissari espressione di diversi paesi dell’est vogliono che l’Europa faccia ancora di più la voce grossa verso la Russia di Putin e picchi duro sugli interessi economici russi. Polacchi, estoni, lituani sono i front runner di un fronte più ampio di dissenso europeo verso Mosca che rischia di giocare un ruolo non marginale anche nella procedura di autorizzazione della fusione tra Wind e 3.

Vimpelcom, del resto, è in una posizione non facile neppure nel suo principale mercato di generazione di cassa, quello domestico. Terzo operatore mobile russo, nel 2014 ha scontato una riduzione del 68% nel prezzo delle azioni ed una crescente concorrenza che ha visto un nuovo operatore, Tele2, dietro cui si cela il gigante telefonico statale Rostelecom, entrare nel ricco mercato moscovita. Anche la crisi dell’economia russa, che resterà in recessione anche nel 2016, ha impattato, ovviamente, sui consumi medi.

Ma a dover preoccupare i vertici di Vimpelcom dovrebbe essere soprattutto l’indagine per corruzione internazionale iniziata dalle autorità americane che hanno chiesto il sequestro di 300 milioni di dollari sui conti esteri riferibili alla società, accusata di aver corrotto in cambio di opportunità di business alcun familiari del presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov.

Si tratta di accuse pesanti mosse dall’amministrazione Usa che agisce dopo che un’analoga indagine penale era stata iniziata anche dalle autorità svedesi e che potrebbero avere un effetto domino sulla situazione internazionale del business di Vimpelcom. Taluni osservatori, infatti, ritengono che la decisione dell’operatore norvegese Telenor di uscire completamente dall’azionariato di Vimpelcom sia strettamente legata all’evoluzione delle inchieste penali ed alle possibili ricadute sull’immagine, visto che in occidente è estremamente grave per una società quotata in borsa essere accusata di corruzione internazionale.

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