Telecom Italia, Ventre: “Basta alibi. Creare condizioni per garantire tutti gli azionisti”

Anche i piccoli soci hanno bisogno di stabilità, evidenzia il docente dell’università Federico II di Napoli. “Adozione del voto multiplo può essere una garanzia”

Pubblicato il 16 Gen 2015

Mila Fiordalisi

giorgio-ventre-università-140917114022

“Così come è importante riconoscere ai soci di riferimento un “premio” sulla governance per il loro ruolo di investitori principali, è anche importante riconoscere ai piccoli azionisti ed in genere alla minoranza il diritto di una piena e completa informazione ed il rispetto di norme chiare e decise in sede assembleare”. Questa la strada che secondo Giorgio Ventre, docente di Ingegneria Informatica all’Università di Napoli “Federico II”, Telecom Italia dovrebbe seguire per arrivare a diventare una vera public company. E l’adozione del voto maggiorato – introdotto dalla nuova normativa contenuta nel decreto competitività (legge 91 del 24 giugno 2014 poi convertito nella legge 116 dell’11 agosto) che ha ottenuto il via libera da parte della Consob nell’approvazione delle modifiche al regolamento emittenti a seguito della relativa consultazione pubblica – potrebbe rappresentare un’opportunità per “premiare” il management ma solo a patto “che la trasparenza resti l’esigenza principale e la linea maestra da seguire in operazioni di questo genere”.

Ventre, dunque il voto multiplo porterebbe dei benefici a un’azienda come Telecom Italia.

Contrariamente a quanto molti pensano, io credo che l’adozione del voto multiplo possa essere una garanzia anche per i piccoli azionisti, ed in particolare per quelli che “dimenticano” le proprie azioni. Sono proprio questi che hanno bisogno di stabilità e di poter valutare le performance e le responsabilità del management su un periodo di tempo lungo, in condizioni che non consentano alibi.

E sarebbe utile anche nell’ottica della public company?

Telecom Italia si va configurando come una public company in un settore, quello delle telecomunicazioni, dove gli impegni sui soci di riferimento sono sempre maggiori in termini di risorse da attribuire alla società. Siamo in un momento estremamente critico dove l’esigenza di investimenti per l’adeguamento tecnologico della rete e dei servizi offerti si scontra con una forte incertezza sui loro ritorni. Incertezza dovuta ad un quadro regolatorio non favorevole – almeno in Italia – e alla mancanza di una politica industriale a livello europeo in questo settore. La non approvazione del Telecom package in Europa è un segnale non positivo. È evidente che il voto multiplo tende a garantire una maggiore stabilità a quelle aziende che si caratterizzano come “public company”, ossia con un azionariato frammentato e con pochi stakeholder con concentrazioni significative ma non singolarmente determinanti. A mio avviso è un meccanismo che rende più chiari i rapporti di forza tra questi ultimi e li formalizza al di là di quelli che possono essere altre forme di accordo. Inoltre riconosce il maggiore impegno verso la governance della azienda di quegli azionisti che avendo un capitale maggiore in fondo rischiano di più.

Il voto multiplo attira gli investimenti esteri?

Nello scenario italiano dove la maggior parte delle aziende quotate vede la governance saldamente in mano ad azionisti di “riferimento” con accordi e patti difficilmente modificabili anche in situazioni di gravi problemi di performance, credo che il voto multiplo possa essere un incentivo per l’acquisizione di quote significative da parte di investitori stranieri. Purché, come dicevo prima, siano migliorati i meccanismi di controllo e di trasparenza delle decisioni, e gli strumenti che consentono il libero e pieno confronto azionisti-manager anche ai fini di cambiamenti di assetti e di responsabilità. Credo che in Italia, dove per le modalità di governance cui accennavo prima esistono seri problemi nel ricambio degli amministratori per motivi di efficienza o addirittura generazionali, occorra evitare innanzitutto che questo meccanismo aggravi questo nostro tipico difetto.

Secondo lei “blindare” gli azionisti forti grazie al valore “aggiunto” dei titoli detenuti rappresenta sempre una garanzia di stabilità?

Può essere una garanzia di stabilità per le public company ma, dato che la stabilità non è di per sé una caratteristica sempre positiva, occorre mantenere una chiara “accountability” del management.

Quali sono gli impatti che il voto muliplo avrebbe sulla governance di un’azienda come Telecom?

Credo che in questa fase il voto multiplo possa consentire il reperimento di risorse importanti per la crescita e consentire l’adozione delle strategie più idonee per la ricerca di alleanze a livello internazionale. Per una azienda che vuole e deve crescere anche nel cambiamento, ritengo che questo possa essere uno degli strumenti possibili. Purché ovviamente accompagnato da una chiara strategia industriale. Ma questo secondo fattore mi sembra ci sia.

SULLO STESSO TEMA ANCHE LE INTERVISTE A:

Massimo Mucchetti

Giulio Sapelli

Carlo Alberto Carnevale Maffè

Alberto Toffoletto

Umberto Bertelè

Luigi Zingales

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2