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Tech transfer, la Ue pronta a cambiare le regole: focus sulla concorrenza



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La Commissione punta a fornire certezza normativa alle aziende rispettando le leggi antitrust e definendo eventuali eccezioni giuridiche. La presidente della Bce, Lagarde: “Meno burocrazia per sostenere l’innovazione”

Pubblicato il 22 nov 2024



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L’Antitrust Ue si prepara a cambiare le regole per il trasferimento tecnologico. La Commissione europea ha pubblicato oggi un documento di lavoro che riassume i risultati della sua valutazione del regolamento di esenzione per categoria per il trasferimento di tecnologia e delle linee guida di accompagnamento sull’applicazione dell’articolo 101 del trattato agli accordi di trasferimento di tecnologia.

Gli elementi chiave del documento

Dal testo emergono difficoltà pratiche nell’applicazione di una delle due soglie di quota di mercato per i settori tecnologici mentre per quanto concerne i “pool” tecnologici – gli accordi di trasferimento di tecnologia riguardano la concessione in licenza di tecnologia e possono essere bilaterali o multilaterali – alcune parti ritengono che le condizioni previste non garantiscano sempre che solo i “pool” conformi beneficino del cosiddetto “porto sicuro” (chi non raggiunge la soglia stabilita non incorre in violazione antitrust). Alcune parti ritengono che la Commissione dovrebbe fornire indicazioni sulla valutazione del diritto della concorrenza dei gruppi di negoziazione delle licenze, vale a dire gruppi di implementatori di tecnologie che negoziano insieme le licenze tecnologiche.

La valutazione sull’impatto della revisione

La Commissione avvierà ora la fase di valutazione dell’impatto della revisione per esaminare i problemi identificati con l’obiettivo di “rivedere le norme in vigore entro la data di scadenza delle norme attuali”, si legge in una nota Ue.

L’obiettivo della valutazione era raccogliere prove sul funzionamento delle attuali norme per stabilire se lasciarle scadere, prolungarne la durata o rivederle. Alla luce dei risultati della valutazione, la Commissione avvierà ora una valutazione d’impatto per esaminare le opzioni per una revisione delle norme, indica la nota comunitaria. Gli obiettivi delle norme attuali “rimangono pertinenti, vale a dire esentare per categoria solo gli accordi di trasferimento di tecnologia pro-concorrenziali e fornire certezza giuridica alle aziende che desiderano stipulare tali accordi”.

Tuttavia Bruxelles indica che “potrebbero essere migliorata in alcune aree per aumentare la certezza giuridica e riflettere i recenti sviluppi del mercato”.

I mercati tecnologici sono costituiti dai diritti tecnologici concessi in licenza e da altre tecnologie considerate intercambiabili dai licenziatari. Le parti interessate hanno anche suggerito di ampliare l’ambito delle norme per includere la concessione di licenze di dati o diritti sui dati, che hanno un’importanza crescente nell’economia digitale, e/o di fornire indicazioni su questo tema nelle linee guida Antitrust. Il porto sicuro per i pool tecnologici “ha generalmente funzionato bene”, evdienzia la Ue, dato che stabilisce le condizioni che, se soddisfatte, di solito garantiscono che il pool non violi le norme sulla concorrenza.

Tuttavia, si può fare meglio. “Alcune parti interessate ritengono che la Commissione dovrebbe fornire indicazioni sulla valutazione del diritto della concorrenza dei gruppi di negoziazione delle licenze, vale a dire gruppi di implementatori di tecnologie che negoziano insieme le licenze tecnologiche”, puntualizza Bruxelles.

Il nodo concorrenza

Il documento accende i riflettori anche sulla concorrenza, ricordando che l’articolo 101(1) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) vieta gli accordi tra aziende che limitano la concorrenza. “Tuttavia, ai sensi del paragrafo 3 tali accordi possono essere dichiarati compatibili con il mercato unico – si spiega – a condizione che contribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione di beni o a promuovere il progresso tecnico o economico, consentendo nel contempo ai consumatori una congrua parte dei benefici risultanti senza eliminare la concorrenza”.

Il regolamento in questione, infatti, esenta determinate categorie di accordi di trasferimento di tecnologia dal divieto di accordi anticoncorrenziali per rafforzare gli incentivi alla ricerca e allo sviluppo, facilitare la diffusione delle tecnologie e promuovere la concorrenza. “Gli accordi di trasferimento tecnologico sono accordi mediante i quali un’azienda autorizza un’altra a utilizzare determinati diritti tecnologici, come brevetti, diritti di progettazione o copyright di software, per la produzione di beni o servizi – sottolinea Bruxelles – Questi accordi sono, in generale, pro-concorrenziali, in quanto facilitano la diffusione della tecnologia e incentivano la ricerca e lo sviluppo. Tuttavia, alcuni accordi di trasferimento tecnologico, o restrizioni in tali accordi, possono anche avere effetti negativi sulla concorrenza”.

Il regolamento serve dunque a fornire certezza giuridica alle aziende che vogliono stipulare accordi di trasferimento tecnologico, garantendo che la concorrenza sia protetta.

Lagarde: “Meno burocrazia per aiutare le aziende innovative”

La notizia della revisione arriva nel giorno in cui la presidente della Bce, Christine Lagarde, evidenzia la necessità di tagliare la burocrazia per aiutare la crescita delle aziende innovative. Secondo Lagarde, uno dei grossi ostacoli che impediscono all’Europa di recuperare terreno nel campo dell’innovazione è che anche quando vengono allocati sui mercati, i risparmi dei risparmiatori europei raramente vengono canalizzati verso settori e aziende innovative.

“Nelle economie altamente innovative – ha spiegato nel suo intervento al 34esimo European Banking Congress a Francoforte – c’è in genere un ecosistema di investitori (angel investor e venture capital) che canalizza i fondi verso startup ad alta crescita, principalmente fornendo capitale. Ma questo ecosistema è molto meno sviluppato in Europa che negli Stati Uniti. Gli investimenti di venture capital sono solo circa un terzo dei livelli degli Stati Uniti”.

“Il risultato è che le giovani aziende innovative faticano a crescere in Europa, soprattutto una volta raggiunta la fase di scale-up, in cui sono necessari round di finanziamento più ampi. La società europea media sostenuta da VC riceve circa la metà dei finanziamenti rispetto alla sua controparte statunitense. E dipendiamo in gran parte dai VC stranieri per finanziare l’innovazione europea. Oltre il 50% degli investimenti in fase avanzata nella tecnologia europea proviene da fuori la Ue”.

Per superare questo ostacolo, ha sottolineato Lagarde, “gli imprenditori dovrebbero affrontare meno ostacoli e barriere burocratiche, creando così un maggior numero di aziende in rapida crescita che attirino il finanziamento dei venture capital”. Inoltre andrebbe essere incrementata l’offerta di finanziamenti, ad esempio permettendo agli investitori a lungo termine di contribuire maggiormente alla crescita economica di lungo periodo. I fondi pensione della Ue destinano appena lo 0,02% del totale delle loro attività al VC, rispetto a quasi il 2% dei fondi pensione statunitensi.

Il ruolo delle banche per lo sviluppo

Le banche di sviluppo pubblico, come la Bei dovrebbero aiutare a condividere i rischi e attirare capitali privati. Un esempio è rappresentato dall’European Tech Champions Initiative, che ha mobilitato 10 miliardi di euro per sostenere 16 scale-up tecnologiche. Infine anche le banche possono dare il loro contributo fornendo prestiti alle startup nei periodi tra i diversi round di finanziamento tramite equity.

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