LA GUERRA DEI SOCIAL

Twitter in crisi, ecco perché l’uccellino è caduto dal nido

La base utenti troppo ristretta e il modello microblogging non convincono più gli investori. Che, stanchi di aspettare utili, guardano con sempre più interesse a Facebook

Pubblicato il 02 Mag 2014

Federica Meta

twitter-111212163750

L’uccellino è caduto dal nido? Dopo lo slancio iniziale, che ha portato le azioni di Twitter a sfiorare il triplo del prezzo di assegnazione al collocamento, le azioni del popolare social network hanno raggiunto ai prezzi più bassi a cui sia mai stato scambiato da quando è in Borsa. L’azione quota sotto i 37,50 dollari, ben lontano dai 73,31 dollari registrati il 26 dicembre scorso. Twitter aveva chiuso la sua prima giornata in Borsa con un valore di mercato di 31 miliardi a 44,90 dollari per azione, dopo un’Ipo fissata a 26 dollari. Oggi la sua capitalizzazione, a fronte di un calo dei titoli del 12% e dopo l’ondata di vendite dall’inizio dell’anno, è di 21,6 miliardi di dollari.

Le ragioni di questo movimento sono le stesse che lo hanno accompagnato alla quotazione: l’azienda ha grandi prospettive, ma al momento non fa utili e perde oltre 130 milioni di dollari. Per Ben Schachter, analista di Macquarie Securities “se nei primi due mesi di quotazione prevaleva la convinzione che gli utili sarebbero arrivati, col tempo l’assenza di guadagni concreti sta generando crescente impazienza tra gli investitori”. Soprattutto tenuto conto che i social concorrenti di profitti ne registrano, inducendo gli investirori e a spostarsi verso questi inbece che attendere nuove prospettive per Twitter.

C’è poi una causa – secondo gli analisti Usa – legata al modo di funzionare del social network: il microblogging con i suoi messagi da 140 caratteri se, da una parte, è il mezzo più veloce per diffondere i contenuti e anche quello in cui i contenuti – proprio per la loro brevità – invecchiano più velocemente trovandosi pochi minuti dalla pubblicazione “scavalcati” da ciò che viene scritto dagli altri utenti.

A risentirne, come spiega Peter Stabler analista di Wells Fargo, sono soprattutto i tweet pubblicitari che pur proposti dal sistema tra i primi risultati al momento della connessione, alla fine si perdono tra gli altri. Inoltre per Fargo gli investitori hanno sottovalutato le sfide che la società si trovava ad affrontare: “Anche se Twitter è innovativo, ben gestito e pieno di potenzialità semplicemente non garantisce una ricca valutazione”.

Per Brian Wieser , analista di Pivotal Research Group “Twitter si sta concentrando su obiettivi giusti, ma è la strategia d’azione che non funziona”, strategia che allontana utenti e conseguentemente investitori.

Sulla base di questa riflessioni va evidenziato il problema della forbice tra utenti “riconosciuti” ed utenti “normali” si sta allargando mese dopo mese, con i primi che vengono sempre più seguiti e condivisi ed i secondi che faticano ad uscire dall’anonimato. Scrivere senza ricevere interazioni da alcuno genera frustrazione ed allontana dallo strumento, infatti benché il numero di utenti iscritti sia in aumento – sono ormai oltre 250 milioni – si collegano sempre meno e per meno tempo.

Complessivamente il vero dilemma di Twitter è la transizione da strumento paragonato a un media a canale che si basa su un modello di business pubblicitario, un passaggio delicato che potrebbe essere digerito male dallo zoccolo duro degli utenti. Lo stesso Costolo aveva specificato che il cambio verso un canale con advertising usando MoPub, società acquisita per 350 milioni nel settembre del 2013, renderà il social network “molto diverso da ciò che fa Facebook”. Tra le strategie di Twitter per spingere gli utenti ad usarlo di più c’è anche lo sviluppo della piattaforma di messaggistica privata, mai decollata veramente e comunque incapace di fare concorrenza seria ai servizi quali WhatsApp.

Nel quarto trimestre 2014 Twitter ha deluso soprattutto sul fronte utenti attivi: la crescita del 25% a quota 255 milioni dai 241 milioni del quarto trimestre 2014 lascia a bocca asciutta gli investitori, perchè mostra un rallentamento della crescita dopo il 30% del trimestre precedente. Degli utenti totali, il 78% – ovvero 1.298 milioni – accede a Twitter dal mobile.

Nonostante i ricavi raddoppiati a 250 milioni di dollari, il 119% in più rispetto al 2013, Twitter resta poi in rosso: la perdita netta si è attestata a 132,4 milioni di dollari, o 27 cent per azione, contro i 27 milioni di dollari del 2013. Al netto di alcune partite contabili, Twitter ha chiuso il primo trimestre con un utile di 183.000 dollari, meno di un penny per azione contro una perdita di 8 cent per azione dello stesso periodo del 2013.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Argomenti trattati

Approfondimenti

C
crisi
D
dick costolo
T
twitter