FISCO

Web tax, in Europa un “buco” da 5,4 miliardi

A tanto ammonta la cifra derivante dalle tasse non pagate in tre anni da Google & co, secondo Bruxelles. Pronta la proposta Ue: imposte obbligatorie sopra i 5 milioni di giro d’affari

Pubblicato il 14 Set 2017

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La web tax sta monopolizzando l’attenzione dei leader europei. Alla vigilia dell’Ecofin di domani e sabato a Tallinn, dove Italia, Germania, Francia e Spagna presentanno un documento congiunto sulla tassazione dei big dell’economia digitale da Bruxelles anticipano l’uscita, prevista per oggi, di un dossier sulla perdita di entrate fiscali derivante dai mancati versamenti dei colossi della Rete.

Secondo il responsabile politico del team di riforma della corporate tax europea, il socialista Paul Tang, la cifra persa si aggirerebbe intorno ai 5,4 miliardi di euro nel triennio 2013-2015. In questo quadro dall’Ocse fanno sapere che il documento che vadrà luce all’Ecofin “è solo una soluzione temporanea” che però servira a “trovare una soluzione definitiva” al problema dell’elusione internazionale.

Lo schema della Ue, predisposto da Tang, è diverso rispetto a quello dei 4 Paesi che puntano a tassare i ricavi generati nei singoli Paesi. Bruxelles invece batte sul concetto di “piattaforme digitali”, prevedendo che l’obbligo fiscale scatti al superamento di 5 milioni di giro d’affari.

L’intenzione della Ue di non mollare sul fronte fiscale è rafforzata dalle parole del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione europea, si è pronunciato a favore di una semplificazione del processo decisionale: Juncker auspica l’introduzione del voto a maggioranza qualificata a livello ministeriale su alcune materie, come la base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (Ccctb), l’Iva, le imposte per l’industria digitale e sulle transazioni finanziarie. Contraria alla Ccctb l’Irlanda, che per attirare multinazionali, offre alle società un’aliquota del 12,5%; Dublino si prepara a respingere il tentativo della Commissione di controllare la politica fiscale societaria.

L’Ocse ha reso noto che i paesi membri hanno intensificato la competizione fiscale: quest’anno otto Stati hanno ridotto le loro aliquote societarie, in media del 2,7%.

Secondo i dati forniti di recente dall’Ufficio parlamentare di bilancio nel 2015 due giganti come Google e Facebook hanno versato insieme 2,4 milioni di euro. Considerando che il ricavo fatto in Italia ammonta a 870 milioni, le tasse pagate sono pari allo 0,3%.

Con riferimento al mercato europeo, ricorda l’Upb, per Google e Facebook i loro ricavi di gruppo sono concentrati in Irlanda: il ricavo dichiarato e tassato in Italia non supera lo 0,3% per Google e lo 0,1 per Facebook dei rispettivi totali contro un ricavo che corrisponde a transazioni localizzate in Italia stimate pari a circa il 2,4% per Google, e al 2,8% per Facebook, “con conseguente significativa perdita di gettito per il sistema tributario nazionale”.

Per l’economista della Bocconi, Carlo Alberto Carnevale Maffé, la web tax metterà una pietra tombale sul futuro dell’Europa. “Così si uccide l’innovazione – dice a CorCom – Nessuno verrà ad investire in Europa se non si garantiscono profitti”. La soluzione? “Accordi bilaterali sil modello irlandese”.

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