FISCO

Web tax all’europea, per l’Ocse è “soluzione temporanea”

Lo ha detto Pascal Saint-Amans, direttore del centro di politica e amministrazione fiscale dell’organizzazione. Conto alla rovescia per l’Ecofin di Tallin: sul tavolo la proposta di Italia, Francia, Germania e Spagna relativa alla tassazione dei ricavi

Pubblicato il 13 Set 2017

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L’imposizione di una tassa sui ricavi dei colossi di internet, anziché sui profitti, come richiesto dai principali paesi europei, sarebbe solo una “soluzione temporanea”. E’ quanto ha detto il direttore del centro di politica e amministrazione fiscale dell’Ocse, Pascal Saint-Amans, durante una audizione presso la commissione finanze dell’assemblea nazionale a Parigi.

Il ministro dell’Economia Per Carlo Padoan ha sottoscritto una dichiarazione politica congiunta con gli omologhi colleghi di Germania, Francia e Spagna a sostegno di una iniziativa per la tassazione delle imprese dell’economia digitale sul fatturato e non sui profitti. La dichiarazione è stata inviata a Toomas Töniste, Ministro delle Finanze dell’Estonia – Stato che ricopre la presidenza di turno dell’Unione europea – e per conoscenza al Commissario europeo Pierre Moscovici.

I quattro ministri delle finanze dei paesi più grandi dell’Eurozona intendono presentare l’iniziativa per la tassazione della web economy nel corso della prossima riunione informale del consiglio dei ministri delle finanze dell’Ue (Ecofin), in programma a Tallinn il prossimo 15 e 16 settembre, e in particolare nella II sessione di lavoro, dedicata alle sfide della tassazione d’impresa nell’epoca dell’economia digitale.

L’iniziativa ha lo scopo di sollecitare una imposizione delle imprese che svolgono attività economica in Europa senza corrispondere un livello di tassazione adeguata, mettendo a repentaglio i principi di equità fiscale e la sostenibilità del modello economico e sociale del continente.

Italia, Francia, Germania e Spagna chiedono una “equiparazione fiscale sul fatturato generato in Europa dalle compagnie digitali”, in modo da rendere inutili le solite girandole di trasferimenti di costi e profitti tra società del gruppo dislocate nei paradisi fiscali. Si stima che già una aliquota minima del 5% del fatturato genererebbe entrate fiscali molto superiori a quelle finora pagate dai giganti del web nei grandi Paesi Ue. In pratica le nuove norme Ue supererebbero il riferimento tradizionale della residenza fiscale, che favorirebbe elusione ed evasione fiscale.

Una copa della prioposta firmata dai 4 Paesi è stata inviata al commissario Ue per la Fiscalità, il francese Pierre Moscovici, che sta coordinando una iniziativa complessiva di attacco alla grande evasione e ai paradisi fiscali con risultati ancora modesti. In questo settore le nuove regole Ue si scontrano con l’obbligo dell’unanimità, spesso ostacolata dagli Stati membri con regimi particolarmente vantaggiosi per le web company (Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Cipro, Malta).

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