COMPETENZE

Bentivogli: “Il 4.0 è una rivoluzione culturale, la tecnologia umanizza il lavoro”

Il segretario della Fim Cisl: “Serve fare un salto in avanti con l’aiuto di tutti: sindacati e associazioni datoriali”. E sull’Ict “colpevole” di bruciare posti di lavoro: “Non si perde occupazione a causa del digitale, ma a causa dei pochi investimenti in digitale”

Pubblicato il 08 Feb 2018

MARCO BENTIVOGLI

“Il sindacato deve ammettere che la tecnologia non è un nemico; anzi è necessario che alla costruzione dei nuovi strumenti e processi di lavoro siano chiamati tutti a partecipare, persino i lavoratori, che non devono essere considerati numeri, bensì stakeholder dell’azienda”. È uno dei messaggi lanciati da Marco Bentivogli, segretario Fim-Cisl durante la tappa di Milano di Fabbrica Futuro, l’evento organizzato dalla casa editrice Este sui temi della digitalizzazione e dell’innovazione che si è svolto il 7 febbraio 2018.

Secondo il sindacalista, “siamo immersi in una rivoluzione culturale” e non ha senso la “guerra tra tecnofobi e tecnottimisti”, tanto che ha invitato tutti gli attori a “deideologizzare il lavoro”. Con l’occasione è stato lanciato un monito anche a Confindustria: “Se dobbiamo fare un salto culturale, è necessario che tutti siano coinvolti: sindacato in testa, ma pure le associazioni datoriali e le aziende; altrimenti il rischio è che si continui a ragionare sul numero di pezzi prodotti all’ora, ma non è questo il tema da affrontare”.

A chi punta il dito contro la tecnologia accusandola di aver contribuito alla perdita di posti di lavoro, Bentivogli replica che “l’Italia ha perso posti di lavoro non a causa della tecnologia, bensì per la mancanza di investimenti in tecnologia”: “È grazie alla tecnologia che è stato possibile riportare nel nostro Paese alcuni stabilimenti produttivi e questo ne dimostra un impiego virtuoso”. Quindi il rappresentante di Fim-Cisl ha aggiunto: “Le persone sono felici se la tecnologia prende il loro posto nei lavori più pesanti e pericolosi; la tecnologia è quindi un’alleata per umanizzare il lavoro, in una dinamica all’interno della quale l’uomo deve orientarsi alle mansioni in cui la sua creatività è imbattibile”.

Quale dunque il ruolo del sindacato in questo scenario? “I rappresentanti dei lavoratori sono chiamati a essere competenti su questi temi, perché il sindacato deve preparare a non temere il futuro”. Stimolando nel contempo gli investimenti in formazione, “quella vera e concreta e non quella fatta sinora che è poco utile”, per tenere il passo di altri Paesi europei (vedi la Germania).

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