L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si
pronuncia ufficialmente a favore della “promozione e difesa del
libero flusso globale delle informazioni su Internet”. Il
consiglio dell’Ocse ha approvato le linee guida pubblicate a
giugno e invitato i suoi 34 membri a potenziare gli investimenti
nelle reti digitali e ad adottare un approccio regolatorio
“soft”, essenziale per stimolare la crescita economica tramite
Internet.
“Si tratta di una pietra miliare in fatto di dichiarazioni
sull’apertura di Internet”, ha commentato Karen Kornbluh,
ambasciatrice Usa presso l’Ocse “Non si possono ottenere
innovazione e creare posti di lavoro senza cooperazione nella
difesa di un Internet aperto”.
Le linee-guida dell’Ocse non sono vincolanti, ma con le
dichiarazioni di oggi il consiglio parigino lancia un chiaro
messaggio ai suoi membri. Senza contare che le raccomandazioni
sulla libertà e apertura di Internet verranno d’ora in poi
incluse nei criteri per la valutazione dei paesi candidati a
entrare nell’Ocse.
La Primavera araba, Occupy Wall Street e altri movimenti hanno
dimostrato recentemente il potenziale di Internet nel diffondere le
informazioni e nell’organizzare la protesta politica, ma
altrettanto recentemente alcuni paesi hanno rafforzato il proprio
controllo sulla libertà di espressione nella sfera digitale, fa
notare l’Ocse. Tra questi la Cina, che da sempre blocca
l’accesso ai siti web considerati indesiderabili, ma che ha da
poco annunciato un inasprimento della vigilanza sui social media, i
servizi di messaggistica e i forum online. L’India a sua volta ha
chiesto alle aziende di Internet e ai siti dei social media di
filtrare i contributi degli utenti per rimuovere contenuti
“diffamatori o violenti”. Anche in Russia viene perseguito il
dissenso che nasce dal web.
Proprio la Russia, insieme ad alcuni paesi emergenti, ha sempre
sostenuto l'idea di regolare Internet su base internazionale,
una proposta che le linee-guida dell’Ocse implicitamente
bocciano, appoggiando invece l’attuale modello distribuito di
Internet governance, in cui governi, organizzazioni economiche e
gruppi che rappresentano gli utenti di Internet contribuiscono alla
pari.
Le raccomandazioni dell’Ocse “convalidano, difendono e
promuovono un modello di Internet non guidato dai governi ma dalla
comunità tecnica e dal settore privato”, ribadisce Markus
Kummer, vice president for public policy della Internet
Society.
L’Ocse sta esaminando anche le politiche adottate da alcuni suoi
membri nella lotta alla pirateria e al file-sharing illegale.
L’Ocse raccomanda ai governi di “limitare la responsabilità
degli intermediari di Internet”, in pratica sconfessando le
misure che vorrebbero fare degli Isp i “poliziotti del web”.