Nel 2004, America on Line (Aol) al suo apice aveva 20mila
dipendenti. Negli ultimi anni questo numero è sceso in picchiata,
fino a scendere a 6.900. Ed ora, dopo gli annunci di ieri, è
destinato a scendere ancora di 2.500 unità, oltre un terzo, alla
vigilia del suo scorporo da Time Warner, con cui si fuse nel 2000
alla vigilia dello scoppio della bolla della new economy.
E ora, la società che a partire dal 1990 è stata un modello per
la diffusione di internet tramite la vendita di abbonamenti dial-up
universali, è a quella che potrebbe essere l’ultima svolta della
sua storia. “Siamo di fronte a una scelta – ha detto Tim
Armstrong (nella foto), presidente e Ad di Aol dallo scorso marzo
in un’intervista al New York Times -. O si perde lentamente o si
vince velocemente: noi stiamo focalizzandoci sul vincere
velocemente”. Il trentottenne manager si trova a fare i conti con
una società che, solo nell’ultimo trimestre fiscale, ha visto
calare i propri ricavi del 23%, fino a 777 milioni di dollari,
anche a causa di un numero di abbonati che è sceso a 5,4 milioni,
dopo aver perso quasi 2milioni nei primi nove mesi dell’anno,
facendo assottigliare ulteriormente i margini di un compartimento
ancora in utile.
Per questo, è arrivato il nuovo piano di tagli, che dovrebbe far
risparmiare alla società circa 300milioni l’anno e che sarà
basato, in primis, su incentivi volontari per l’uscita. Ma se
questi non fossero sufficienti a raggiungere il target,
scatterebbero i licenziamenti. In attesa di capire se, con lo spin
off del 9 dicembre, Aol sopravviverà e si rilancerà o concluderà
il suo declino.