CENSURA ONLINE

Russia, primi siti sulla “black list” di Putin

In vigore la nuova legge che consente al Governo di Mosca di oscurare contenuti pericolosi. Ma secondo i detrattori il provvedimento è destinato ad oscurare il dissenso politico

Pubblicato il 02 Nov 2012

Russia, primi siti sulla “black list” di Putin

E’ entrata in vigore da ieri in Russia la legge che consente al governo di oscurare i siti che veicolano contenuti vietati. Ufficialmente la nuova legge è disegnata per bloccare i contenuti pericolosi di carattere pornografico e pedopornografico, i siti terroristici o che spiegano come fabbricare una bomba artigianale o come coltivare droghe. Ma secondo voci critiche nei confronti del presidente Putin, di fatto il provvedimento apre la strada alla censura.

I detrattori del presidente russo, ad esempio Reporter senza Frontiere, temono che il governo possa “piantare” contenuti proibiti sui siti dei contestatori politici di Putin. L’accusa di censura è diffusa in Russia e corroborata anche dalle dichiarazioni del ministro delle comunicazioni russe Nikolai Nikiforov, che a settembre ha ventilato il blocco di YouTube, in presenza di video vietati dalla legge.

Il Garante russo delle Comunicazioni ha aperto un sito online, www.zapret-info.gov.ru, che pubblicherà la lista dei siti censurati. Ad oggi, la censura online ha colpito sei siti pedopornografici: i proprietari dei siti sono stati informati via mail e hanno tre giorni di tempo per rimuovere i contenuti vietati prima dell’oscuramento. L’accesso al sito è aperto soltanto a chi detiene i riferimenti esatti per accedere a determinate pagine.

Il raggio d’azione della legge è controverso, e già Wikipedia ha dimostrato tutto il suo dissenso, scioperando e nei fatti oscurando le sue pagine in russo, listate a lutto. “Immaginatevi un mondo senza conoscenza libera, aperta a tutta l’umanità”, ha scritto l’enciclopedia virtuale usata in gran parte del mondo, a parte casi come la Cina, dove la censura è particolarmente severa con la Rete. E secondo Wikipedia il Parlamento russo punta proprio – con la norma – a creare una sorta di firewall, come già fatto da Pechino, che controlli e blocchi tutti i siti sospettabili di tramare contro la sicurezza dello Stato. Un certo numero di importanti società Internet russe e straniere, tra cui Wikipedia, Yandex, VKontakte, LiveJournal, e il blogger di opposizione Aleksey Navalny, sono convinti che si tratti di censura.

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