L'INTERVISTA

Agenda digitale, Palmieri: “Risorse dai risparmi sullo spread”

Il responsabile Innovazione del Pdl: “Start up e venture capital chiavi di volta dello sviluppo”

Pubblicato il 18 Set 2012

Federica Meta

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«Con il risparmio degli oneri connessi al debito pubblico determinato dall’abbassamento progressivo dello spread – di circa 1 miliardo solo nell’ultima settimana di agosto – si potrebbero ricavare le risorse necessarie a dare un primo impulso all’Agenda digitale». Antonio Palmieri, deputato del Pdl e responsabile Innovazione del partito, lancia la sua proposta per far partire l’Agenda digitale.
Crede che governo possa prendere in considerazione una proposta simile? Quel risparmio non serve a ripianare il debito?
Non dico che tutti i risparmi derivanti dall’abbassamento dello spread debbano essere dirottati verso l’Agenda digitale, ma se in parte lo fossero sarebbe un segnale di speranza per il Paese nonché un’assunzione di responsabilità da parte del governo.
Quante risorse servirebbero per dare un primo impulso all’Agenda?
Il conto lo abbiamo fatto nelle stesura della proposta di legge elaborata dal Pdl la primavera scorsa (poi confluita nel testo unificato approvato in Commissione Trasporti e Tlc della Camera a fine luglio ndr): si tratta del Fondo per l’Italia da 120 milioni in tre anni (30 milioni per il 2012, 40 per il 2013 e 50 per il 2014) da destinare alle iniziative hi-tech, con particolare attenzione ai produttori di piattaforme di e-commerce e videogame. Necessarie sono anche misure di defiscalizzazione ah hoc e forme di impulso al venture capital.
Pensa a un credito di imposta sulla Ricerca e l’Innovazione?
Mi riferisco agli incentivi per l’e-commerce cross border e taglio dell’Iva per l’acquisto di beni multimediali online. Il tutto, nel solco di quanto già fatto dall’ex ministro della PA e Innovazione Renato Brunetta.
Sembra fiducioso sulla riuscita di queste proposte…
Bisognerà scendere in campo per verificare gli effetti concreti Ci sono alcune incognite.
A cosa si riferisce?
Bisognerà vedere se il Fondo per l’Italia saprà contribuire a rendere più forte il venture capital. Tutto dipenderà dalle scelte del Governo e se l’esecutivo vorrà investire quello che serve. Poi bisognerà vedere come reagiranno le imprese. Metteremo a disposizione una serie di strumenti ma fatto salvo il Fondo per l’Italia, le misure di defiscalizzazione e gli incentivi per le nuove imprese dipenderanno da quante nuove imprese realmente si creeranno e a quanto ammonteranno i relativi fatturati. L’idea è dare nuove opportunità di lavoro ai giovani e a chi ha idee e voglia di mettersi in gioco.

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