IL RAPPORTO

Istat: PA digitale a doppia velocità. L’Ict è un affare da “grandi”

Nel periodo 2012-2015 la percentuale di enti che offre iter interamente via web sale dal 19 a 34%. Ma solo il 5% dei piccoli Comuni ha uffici dedicati alle nuove tecnologie, presenti invece in ogni Regione e Provincia autonoma

Pubblicato il 03 Gen 2017

Andrea Frollà

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Aumentano i servizi offerti dalle Pubbliche amministrazioni locali tramite il web. Ma solo le Regioni e i grandi Comuni hanno uffici dedicati all’Ict. Dalla fotografia scattata dall’Istat e dedicata all’utilizzo della tecnologia nella PA emerge un bilancio in chiaroscuro. Il versante positivo riguarda l’aumento, fra 2012 e 2015, dal 19,1 al 33,8% della percentuale di enti locali che offrono la possibilità di avviare e concludere online l’intero iter dei servizi richiesti dai cittadini.

Un’offerta digitale che però perde forza proprio lungo il cammino del servizio: il 93,5% dichiara di consentire l’accesso a servizi ad un livello base di visualizzazione e/o acquisizione di informazioni, l’85% dà la possibilità di scaricare modulistica, il 58,3% di inoltrarla online e appunto il 33,8% di avviarla e concluderla per via telematica.

A trainare lo sprint 2.0, rileva l’Istat, sono soprattutto i servizi relativi all’imposta comunale sugli immobili (80,3%), ai bandi di gara (79,5%), allo Sportello unico per le attività produttive (74,6%), alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (72,3%). Tra i servizi meno presenti sul web, invece, spiccano la scelta del medico di base (4,0%) e il pagamento dei parcheggi (6,5%).

Tra le modalità utilizzate dalle PA locali nei rapporti con l’utenza, le tecnologie mobili (invio di Sms) sono le più utilizzate e in crescita (22,4% contro 15,5% nel 2012), seguite dai call center (18,4% e 15,3% nel 2012). Inoltre, sottolinea l’Istat, “tre amministrazioni locali su dieci gestiscono i rapporti con l’utenza anche attraverso l’utilizzo dei social media“, come blog, forum e Facebook. Usano strumenti alternativi al sito web (app o social media) rispettivamente, il 41,2% e 75,7% dei Comuni sopra i 60mila abitanti e il 68,2% e il 77,3% delle Regioni e Province Autonome.

A questa crescita digitale fa però da contraltare l’assenza di uffici dedicati alle tecnologie Ict nelle amministrazioni più piccole. L’analisi dell’Istat relativa al 2015 “conferma sostanziali differenze nell’organizzazione delle funzioni dedicate all’Ict tra Pubbliche amministrazioni locali più piccole e realtà grandi e complesse”. Hanno infatti uno specifico ufficio dedicato all’Ict tutte le Regioni e Province Autonome e l’85,5% dei Comuni sopra i 60mila abitanti. La quota scende invece vertiginosamente per i Comuni fino a 5mila abitanti (5,5%).

La stessa dinamica dimensionale connota l’adozione di tecnologie più sofisticate (tablet, smartphone, netbook, strumentazioni Gis e Cad): 82 Comuni su 100 tra quelli più grandi e appena 16 su 100 tra quelli fino a 5mila abitanti (i rispettivi dati erano al 70 e all’8% nel 2012). All’interno della PA le funzioni Ict sono gestite da personale interno in circa sette enti su 10, anche se quasi tutte le Amministrazioni locali si avvalgono anche di fornitori privati (94,1%) come accadeva nel 2012.

Mentre è ormai satura la quota di enti che utilizzano la banda larga (Adsl, via radio, fibra ottica), con un miglioramento rispetto al 2012 della velocità di connessione: l’86,7% delle Amministrazioni connesse raggiunge velocità di almeno 2 Mbps (76% nel 2012) e il 17,4% ha accesso a connessioni in fibra ottica (11% del 2012). Rispetto al 2012 continua a crescere l’utilizzo delle tecnologie volte a ridurre i costi della Pa.

Da segnalare infine una dinamica sostenuta per gli enti che acquistano in modalità e-procurement (da 30,3% a 79,5%), che adottano l’e-learning (da 12,3% a 34,5%), o servizi di cloud computing (da 10,5% a 25,7%).

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