STRATEGIE

Amazon sceglie l’India come “laboratorio” del fintech

Con l’offerta di assicurazioni e addirittura di compravendita di oro nei suoi servizi finanziari, il colosso dell’e-commerce mira a far crescere il suo servizio Prime nel subcontinente indiano e a testare i nuovi servizi

Pubblicato il 03 Set 2020

Antonio Dini

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Amazon investe sull’India. E lo fa aprendo a nuovi funzionalità finanziarie dentro il suo servizio Prime: assicurazioni e compravendita di oro, che secondo Jeff Bezos dovrebbero essere più attraenti per gli utenti indiani, aiutandolo ad espandere più velocemente la base utenti (già molto grande, oltre 100 milioni di persone) nel popoloso subcontinente indiano.

L’obiettivo è anche di fare competizione e conquistare il mercato indiano del fintech, cioè la tecnologia applicata alla finanza. Un settore dove ci sono numerosi concorrenti, tra i quali soprattutto startup della Silicon Valley, che però hanno difficoltà a trovare uno spazio in un mercato come quello indiano, che ha un’economia basata fondamentalmente su scambi per contante e dove 190 milioni di adulti non hanno un conto corrente.

Amazon si trova invece in una situazione di vantaggio da questo punto di vista, perché accetta vari mezzi di pagamento. E per far fronte alla mancanza di moneta elettronica tradizionale nel 2016 ha lanciato il suo servizio di pagamenti digitali Amazon Pay. In seguito ha introdotto una carta di credito, un sistema di pagamenti supportato anche dal governo indiano, e un modo per processare i pagamenti di servizi molto diversi, dai biglietti aerei alle bollette del telefono, luce e gas, sino ai biglietti del cinema.

Da luglio Amazon ha cominciato a offrire anche l’assicurazione auto e da agosto la possibilità di fare investimenti basati sull’oro. Per fare un paragone, gli sforzi fatti dalle aziende del settore fintech negli Usa sono molto più limitati di quelli fatti da Amazon in India, anche perché ci sono delle limitazioni dettate dalla competizione con soggetti finanziari tradizionali come le banche. In India, invece, dove Amazon ha 100 milioni di utenti registrati, la società ha una posizione di forza che può sfruttare per lanciare i suoi servizi fintech e portare dentro nuovi utenti di Amazon Prime, che in quel Paese costa poco meno di 11 euro all’anno e che offre consegne veloci e streaming di musica e video.

Secondo Mahendra Nerurkar, responsabile di Amazon Pay per l’India, l’azienda ha l’obiettivo di trasformare quel sistema di pagamento elettronico nel sistema preferenziale per la maggior parte delle persone del Paese. A oggi ci sono 4 milioni di esercizi commerciali che utilizzano Amazon Pay.

“In Cina i fashion designer – ha detto Mahendra Nerurkar in una intervista – stanno togliendo le tasche di dietro dei jeans perché nessuno le usa più per tenere niente, soprattutto non il portafoglio. Vorremmo che succedesse la stessa cosa anche in India”.

Secondo PwC e la Assocham indiana, il mercato dei pagamenti digitali raddoppierà tra il 2019 e il 2023, arrivando a 135 miliardi di dollari di transato. Lo spinge anche la legge che, dal 2016, vieta l’utilizzo delle banconote di taglio maggiore. Assieme ad Amazon ci sono anche Google, Walmart, PhonePe e Paytm (società del gruppo SoftBank e con quote anche di Alibaba). Facebook, con i 400 milioni di utenti indiani di WhatsApp, sta invece cercando di entrare nei servizi di pagamento ma aspetta da due anni l’autorizzazione dei regolatori.

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