L'INTERVISTA

Ringgenberg: “Analytics ed ecosistemi alla base della competitività nel new normal”

Per il numero uno della divisione European Digital Business Consulting and Innovation di Orange Business Services “sono fondamentali i consorzi di imprese, incluse le startup, e una nuova cultura aziendale”. Con la pandemia rifocalizzate le priorità sul digitale

Pubblicato il 27 Lug 2020

Patrizia Licata

cyberspace
abstract three dimensional representation of cyberspace and the internet

La pandemia di coronavirus ha reso le aziende molto più consapevoli del ruolo delle tecnologie digitali per il loro business. Senza la connettività e gli strumenti di collaborazione, il lockdown avrebbe reso praticamente impossibile lavorare, studiare, accedere a contenuti e servizi. Orange Business Services, fornitore di servizi digitali per aziende globali che vogliono far leva sui dati per innovare ed essere competitive, ha continuato ad affiancare i clienti nella sfida di affrontare prima l’emergenza e ora il “new normal”. Ne abbiamo parlato con Philipp Ringgenberg, capo della divisione European Digital Business Consulting and Innovation di Orange Business Services.

Quali esigenze vi hanno espresso i clienti in questo periodo complesso?

Ci è stato chiesto di aiutarli a portare avanti la loro strategia digitale, ma anche di garantire la sicurezza dei dati nel nuovo scenario caratterizzato dal lavoro da remoto, svolto da qualunque device e qualunque tipo di rete. Con i clienti lavoriamo anche sull’innovazione e la co-innovazione, che vuol dire capire come crescere nel tempo. Orange ha un’esperienza di scala internazionale e dialoga direttamente con il top management per portare agli executive visione completa sui trend globali attuali e futuri.

Vede lo smart working come sostituto del lavoro in sede?

No, certo. Sicuramente la pandemia ha costretto a una trasformazione verso il lavoro e i meeting da remoto o comunque più flessibili e verso il business online e ha accelerato la trasformazione digitale nel suo complesso. Molte aziende hanno virtualizzato la collaborazione e l’esperienza di lavoro e ne hanno misurato i benefici. Il lavoro remoto continuerà soprattutto per le aziende che devono far comunicare team sparsi in diverse sedi o regioni del mondo. Finché viaggi e spostamenti saranno limitati, sarà fondamentale agire sul piano della connettività e della collaboration. Ma non rinunceremo alle interazioni di persona, che rendono il lavoro di squadra veramente efficace. Senza contare che ci sono mansioni che non si possono svolgere a distanza, come quelle dei tecnici o degli operai. Ma anche qui è in corso una trasformazione digitale e grazie all’automazione e ai dati si possono aumentare sia la produttività che la sicurezza. Basta fornire ai tecnici degli smartphone o dei tablet o inserire sensori nelle fabbriche. Un nostro cliente nei Paesi Bassi ha reso molto più sicure le operazioni con i carrelli elevatori grazie alla sensoristica che individua le persone presenti nell’area di azione. E intanto l’analisi dei dati raccolti aumenta la conoscenza utile a prendere decisioni strategiche. Per noi l’innovazione è basata sulla digitalizzazione di processi, soluzioni, prodotti e esperienza del cliente attraverso l’impiego dei dati e degli analytics.

Ma chi crea l’innovazione? Le imprese, i laboratori di ricerca, le startup?

Per noi di Orange Business Services l’innovazione è un processo collaborativo. Mi spiego: per un’azienda è senz’altro possibile creare un nuovo prodotto o servizio e metterlo sul mercato. Se si riesce a farlo nel modo, nei tempi e al prezzo giusti, allora l’azienda riesce a innovare da sola. Ma c’è il rischio di commettere errori che producono ritardi e fanno crescere i costi. Se si vuole essere più efficaci e veloci e ridurre i rischi di fallimento e investimenti a vuoto, allora la co-innovation è la soluzione. Orange ha 16 location nel mondo, dove diamo sostegno allo sviluppo delle startup e osserviamo i trend globali. Questo ci dà una visione di ecosistema che ci permette di capire quali sono i prodotti che funzionano e quelli che falliscono e perché. In questo modo aiutiamo i nostri clienti a ridurre i tempi di sviluppo e di commercializzazione, a limitare i flop e a condividere rischi e investimenti. Il nostro ecosistema è agile e contribuisce a portare una “mentalità da startup” nelle aziende più strutturate per imparare a pensare fuori dagli schemi. È quello che sta facendo un nostro cliente in Svizzera del settore assicurativo: ha dato vita a un laboratorio interno per la ricerca il cui compito è far emergere idee. Quello che vorrei tuttavia sottolineare è che l’innovazione si svolge in direzione top down, non il contrario, ovvero parte dalla strategia decisa a livello di C-suite.

È una questione di governance?

Sì. I top manager sono chiamati a prendersi la responsabilità delle loro scelte e fare da guida. Certo, anche con la collaborazione di terze parti che forniscono consulenza e conoscenze, ma l’approccio vincente, secondo noi, è top-to-bottom. L’innovazione deve essere una strategia che parte dagli executive e che va a permeare l’intera cultura aziendale. Senza una nuova mentalità non può esserci innovazione.

Ha citato la collaborazione di terze parti che portano consulenza e conoscenze alle imprese. È quello che fa Orange Business Services affiancando i clienti nella trasformazione digitale. Qualche progetto che ci può illustrare?

Una grande azienda del trasporto internazionale di merci e contratti logistici si è posta l’ambizioso obiettivo di azzeramento delle sue emissioni di CO2 e lo farà grazie a un incremento della digitalizzazione e dell’automazione dei suoi veicoli. Abbiamo incontrato i top manager e abbiamo discusso con loro gli obiettivi da raggiungere e il percorso da compiere. Nel suo programma la società ha inserito l’uso degli analytics, l’impiego dei droni in magazzino, le tecnologie IoT per tracciare tutti gli oggetti e persino l’automazione del processo di traduzione dei documenti di spedizione dal cinese all’inglese. La nostra innovazione è sempre applicata agli obiettivi dei clienti ed è un percorso continuativo: la chiamiamo una innovation interaction con un brainstorming che non si ferma mai. Altre storie di successo che abbiamo realizzato in Europa riguardano gli smart truck, il riconoscimento e l’analisi delle immagini per rilevare fuoriuscite di petrolio nel mare, l’ottimizzazione del percorso e riduzione delle emissioni di CO2 nel settore manifatturiero, la produzione intelligente con la garanzia di qualità grazie ai sensori, la gestione del monitoraggio energetico per l’ottimizzazione della produzione e della sostenibilità, l’assicurazione di viaggio digitale.

Il manufacturing e i veicoli automatizzati sembrano attrarre molti progetti.

Sicuramente, tra le varie industrie, la manifattura è la più avanzata nella trasformazione digitale. E l’uso delle auto autonome è uno dei macro-trend da seguire a livello globale; Orange Business Services ha una collaborazione con Mobileye in Israele per quanto riguarda l’uso dei dati catturati dai veicoli e dall’infrastruttura stradale. Questo settore dimostra tutte le potenzialità degli analytics e della nuova tecnologia mobile 5G, che offre una connettività affidabile e quindi la disponibilità di dati in tempo reale. L’automazione dei veicoli dimostra anche il valore degli ecosistemi e della co-innovazione. Nel futuro aumenterà il ricorso a consorzi di aziende con interessi e obiettivi comuni. Sarà importante anche arrivare a uno standard industriale, nel driverless come in altre tecnologie innovative (pensiamo alla blockchain) e tenere presente che 5G e automazione cambieranno e semplificheranno anche la customer experience e permetteranno di usare le risorse in modo più efficiente, come accade con gli smart building. Sono direzioni obbligate per le imprese che vogliono restare competitive: per questo gli investimenti non mancheranno.

Nessun impatto dalla crisi post-Covid?

Quest’anno la crisi economica costringerà a non ampliare i budget esistenti; le aziende tenderanno a spostare capitali da aree meno strategiche verso l’innovazione, mantenendo un atteggiamento “hold”. Ma nei piani di lungo termine, al 2025 o al 2030, non vediamo alcun cambiamento: le imprese hanno capito che la digitalizzazione è l’unico modo per essere innovative, sostenibili e compliant e gli investimenti andranno avanti e continueranno nel loro lavoro e nell’execution dei loro progetti strategici. Cambiano però le priorità e aumenta il focus sul lavoro mobile, flessibile e sicuro e sulla digitalizzazione dei processi manuali per ridurre i costi e guadagnare efficienza.

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