LA SVOLTA

Comunicazione, basta improvvisazioni: una norma Uni per qualificare anche i social media manager

Richieste competenze culturali, tecnologiche e manageriali. Tre livelli: Junior, Expert e Senior. “I professionisti devono essere qualificati”

Pubblicato il 09 Set 2021

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Basta improvvisazioni nella comunicazione: questo l’obiettivo della nuova norma Uni 11483 sulla figura del Comunicatore professionale, che aggiorna le regole risalenti al 2013. “La comunicazione è un’attività manageriale e pertanto è richiesta una formazione culturale, etica, scientifica, metodologica, tecnica e tecnologica -spiega l’associazione Uni -. La professione del comunicatore non può certo essere improvvisata e richiede conoscenze, abilità e livelli di autonomia e responsabilità ben definiti soprattutto in un momento in cui la comunicazione riveste un ruolo sempre più importante nelle imprese e nelle istituzioni e che deve essere quindi affidata a professionisti qualificati”.

La norma è stata aggiornata a seguito del tavolo Uni/CT 006/GL 06 “Figure professionali operanti nell’ambito della comunicazione” che ha coinvolto anche gli stakeholder. Cinque gli ambiti di riferimento e i corrispondenti profili specialistici individuati, per i quali sono stati definiti compiti comuni e specifici: comunicazione pubblica e istituzionale, comunicazione di impresa, comunicazione tecnica, comunicazione politica, comunicazione sociale per il terzo settore. A seconda dei livelli di autonomia e responsabilità la norma individua tre livelli: Junior (colui che si approccia al mondo della comunicazione professionale), Expert (il professionista che ha già acquisito competenze ed esperienze in questo settore) e Senior (la figura apicale che governa l’arte della comunicazione).

Il comunicatore professionale deve essere in grado di relazionarsi con i vertici aziendali e le risorse professionali, di gestire budget, di garantire il raggiungimento degli obiettivi di notorietà e sviluppo delle organizzazioni, quindi, di governare processi complessi” spiega Rita Palumbo, Consigliere Confcommercio Imprese per l’Italia, Segretario Generale Ferpi e Relatrice della norma Uni. “L’aspetto innovativo di questa norma – oggi più che mai necessaria – è proprio la definizione di valenza manageriale del comunicatore professionale il quale – grazie anche alla norma Uni – assume un livello di responsabilità e di condivisione delle strategie, degli obiettivi e delle modalità di intervento mai evidenziato prima”.

Nell’evidenziare l’evoluzione della figura del comunicatore nel corso del tempo, Eliana Lanza, Coordinatrice del gruppo di lavoro Uni e Tesoriere Ferpi puntualizza che “per mettere a punto la nuova versione della norma abbiamo intercettato le necessità dei comunicatori d’impresa, dei relatori pubblici, degli autori, dei redattori tecnici, dei media manager e dei social media manager. Tutte queste professionalità devono avere un comune denominatore che le renda riconoscibili e rilevanti rispetto al mercato. E questo può avvenire solo attraverso la definizione di compiti, conoscenze, abilità e livelli di autonomia e responsabilità che il comunicatore deve possedere per esercitare la professione”.

La norma Uni 11483 sarà determinante anche ai fini della formazione professionale, evidenzia Tiziana Sicilia, Presidente Com&Tec e tekom Europe, imprenditrice ed esperta del gruppo di lavoro Uni. “In collaborazione con gli Enti di accreditamento, valutazione e certificazione delle competenze e abilità lavoreremo per progettare e realizzare opportunità di formazione e aggiornamento per i Comunicatori Professionali, in tutti i loro ambiti di attività, e per le organizzazioni dei vari settori, anche secondo la Legge 4/2013. Questa norma risponde alle richieste e aspettative del mercato anche dal punto di vista delle opportunità di crescita, sviluppo e competitività di un settore che offre professionalità e competenza fortemente richieste, trasversali e caratterizzate da una forte spinta innovativa e tecnologica. Per la realizzazione dei contenuti abbiamo considerato il Qnq (Quadro Nazionale delle Qualificazioni) e l’Eqf (European Qualification Framework) per attribuire a questa norma anche un profondo respiro internazionale”.

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