CYBERCRIME

Crypto Ag, “cyber scandalo” senza precedenti: Cambridge Analytica all’ennesima potenza?

La Cina interviene sulla vicenda che vede protagoniste Cia e Bnd: spiate le comunicazioni criptate di oltre 130 Paesi, alleati inclusi, per 50 anni. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang: “Da parte degli Usa furti informatici e spionaggio su larga scala”

Pubblicato il 17 Feb 2020

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La vicenda Crypto AG rischia di diventare uno dei capitoli più scottanti della trade war tecnologica fra Usa e Cina che tiene banco ormai da mesi. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha chiesto agli Usa a fare chiarezza sull’attività di spionaggio che – secondo quanto emerso da un’inchiesta condotta dal Washington Post insieme con la tv tedesca Zdf e l’emittente svizzero-tedesca Srf – sarebbe stata perpetrata dai servizi segreti americani e tedeschi attraverso la Cia e la Bnd per 50 anni a “danno” di 130 Paesi, fra cui anche quelli alleati.

In una conferenza stampa online Geng ha puntato il dito contro il governo degli Stati Uniti e i dipartimenti governativi, accusati di aver messo a segno furti informatici e attività di sorveglianza e spionaggio su larga scala, organizzati e indiscriminati, su governi, imprese e individui stranieri. Dati alla mano, quelli dell’inchiesta giornalistica, Geng ha ricordato che gli Stati Uniti avrebbero raccolto ogni giorno quasi 5 miliardi di registrazioni di chiamate di cellulari in tutto il mondo e controllato più di 3 milioni di computer in Cina ogni anno e impiantato trojan in più di 3.600 siti web in Cina.

Secondo quanto ricostruito dalle tre fonti giornalistiche l’intelligence americana e tedesca si sarebbero servite della società svizzera Crypto Ag per inviare comunicazioni scritte in codice e controllare quelle di almeno 130 Paesi, Italia e Vaticano inclusi. La società elvetica, secondo quanto emerso dall’inchiesta, già nella Seconda guerra mondiale aveva fornito agli Stati Uniti strumenti di comunicazione criptata. E il fatto di aver sede in un Paese neutrale sarebbe stata la chiave per “mascherare” l’operazione. A quanto pare però almeno dal 1970 la società era controllata dalla Cia e dalla Bnd che avrebbero manomesso una serie di dispositivi per poter accedere ai codici segreti utilizzati dai governi di tutto il mondo, decrittando i loro messaggi.

L’operazione di spionaggio, nome in codice “Rubicon” è stata messa nera su bianco nel documento “Minerva una storia” redatto dalla Cia e venuto in possesso dai giornalisti che avrebbero dunque potuto leggere le conversazioni tra agenti americani e dipendenti della Crypto Ag. Dal 2018 la società svizzera è stata smembrata e divisa in CyOne Security e Crypto International. Al momento, non ci sarebbero più collegamenti con i governi o con agenzie di spionaggio. Ma la Cina vuole saperne di più.

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