IL CENSIMENTO

Videogiochi: in Italia developer super richiesti, in aumento le imprese che fatturano più di 500mila euro

È quanto emerge da un’indagine dell’Associazione Iidea e Idg Consulting: negli ultimi due anni assunzioni per il 35% delle realtà e il 59% pianifica new entry entro il 2023. Il 94% delle revenues dai mercati esteri. Luisa Bixio: “Per sostenere la crescita e rafforzare la competitività servono politiche ad hoc”

Pubblicato il 19 Mag 2021

Enzo Lima

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Si evolve l’ecosistema dei videogiochi in Italia: in aumento il numero delle imprese con oltre 500mila euro di fatturato annuo e con oltre 20 dipendenti ed i professionisti sono oltre 1600. È quanto emerge dal quinto censimento dei game developer italiani realizzato da Iidea – l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia – in collaborazione con Idg Consulting. (SCARICA QUI IL REPORT INTEGRALE)

“La rilevazione di quest’anno ci restituisce segnali positivi di crescita per le imprese e l’occupazione nel settore e ci dimostra la grande flessibilità e capacità di adattamento che ha avuto l’industria locale rispetto alla pandemia Covid-19 –  sottolinea Luisa Bixio, Vice Presidente di Iidea – Per sostenere la crescita del settore in Italia e rafforzare la sua competitività internazionale, è importante però che vengano disegnate e messe in atto delle politiche di sostegno a 360 gradi in direzioni diverse e complementari come supportare lo sviluppo di nuove proprietà intellettuali, rendere l’Italia più attrattiva per gli investitori e per i talenti nazionali e internazionali, investire nell’internazionalizzazione del settore e consolidare e rafforzare il know-how delle imprese italiane”.

Secondo i risultati dell’indagine le imprese italiane mostrano segnali di maturità, con il 73% che oramai opera sul mercato da oltre 4 anni. Un terzo delle imprese rientra oggi nella definizione di Pmi (+10 dipendenti) e un quinto ha più di 20 dipendenti. Nel censimento del 2018 il 17% erano imprese con oltre 10 dipendenti e il restante 83% erano microimprese.

Il settore crea nuove opportunità di lavoro e professionalità: negli ultimi 2 anni il 35% delle imprese ha assunto nuovo personale e il 59% pianifica di farlo nei prossimi due anni. Il settore è in grado di generare opportunità professionali soprattutto per le giovani generazioni (il 79% degli addetti ha un’età inferiore ai 36 anni) e in ambiti differenti con un grande valore aggiunto in termini di competenze specialistiche, come tecnologia, arte e design, oltre a management e a supporto.

L’industria nazionale è votata al mercato internazionale: le imprese che operano nel mercato B2C generano il 94% del loro fatturato all’estero. Il mercato principale di distribuzione è l’Europa (60%), seguito dal Nord America (25%). L’Italia rappresenta solo il 6% del giro d’affari degli operatori locali. I mercati a cui si guarda con maggiore interesse, in chiave di espansione del proprio business, sono – oltre a Europa e Nord America, anche l’Asia.

Cresce inoltre il supporto finanziario di publisher e il ricorso a finanziamenti pubblici e bancari: la grande maggioranza delle imprese fa ancora ricorso al capitale proprio per finanziare la propria attività (93% vs 88% del 2018). In aumento rispetto alla precedente rilevazione il supporto finanziario dei publisher (28% vs. 21% del 2018), e il ricorso ai finanziamenti pubblici (24% vs 6% del 2018) e agli istituti bancari (18% vs. 6% del 2018). Questa crescita può essere interpretata come una crescita di fiducia nei confronti degli studi italiani e delle loro produzioni.

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