IL CASO

Apple perde la battaglia sul copyright degli “iPhone virtuali”

Il giudice Rodney Smith ha confutato la tesi di Cupertino, secondo la quale Corellium avrebbe replicato iOS per rivendere al miglior offerente le informazioni ricavate sui bug di sistema

Pubblicato il 30 Dic 2020

Domenico Aliperto

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Apple non è riuscita a rivendicare i diritti di copyright nei confronti di una società della Florida che produce “iPhone virtuali“, utilizzati dai ricercatori di sicurezza per testare le vulnerabilità del sistema. Apple sosteneva che Corellium – questo il nome dell’azienda accusata – avesse copiato il sistema operativo, l’interfaccia utente grafica e altri aspetti dei dispositivi senza autorizzazione: il gruppo avrebbe quindi agito con il pretesto di aiutare a scoprire bug nel sistema operativo dell’iPhone, per poi vendere le informazioni “sul mercato al miglior offerente”. L’interpretazione di Apple non è però stata sposata dal giudice Rodney Smith, del tribunale distrettuale di West Palm Beach, che si è occupato del caso.

Le posizioni di Apple e di Corellium

Come riporta Bloomberg, le azioni di Corellium rientrano infatti in un’eccezione alla legge sul copyright perché “crea una nuova piattaforma virtuale per iOS e aggiunge funzionalità non disponibili sui dispositivi di Apple”, ha stabilito ieri il magistrato. Il fatto che Corellium venda il suo prodotto “non mina la sua difesa del fair use, in particolare considerando il beneficio pubblico del prodotto”. Il prodotto virtuale di Corellium viene utilizzato su un computer desktop e non può effettuare chiamate telefoniche, inviare messaggi di testo, accedere a iTunes o fare nessuna delle altre cose che un iPhone può fare.

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Secondo Apple, il prodotto di Corellium era andato ben oltre, nonostante la società della Florida avesse spiegato che per policy valuta i potenziali clienti e ne rifiuta alcuni. I suoi clienti sono tipicamente agenzie governative, istituzioni finanziarie e ricercatori sulla sicurezza. Corellium ha inoltre rispedito le accuse al mittente, sostenendo che Apple ha l’intenzione di controllare la ricerca sulla sicurezza per limitare ciò che il pubblico apprende sulle vulnerabilità. Apple era in effetti in trattative per acquistare la società, ma le due parti non erano riuscite a concordare un prezzo, come ha ricordato il giudice Smith. “Ci sono prove a sostegno della posizione di Corellium secondo cui il suo prodotto è destinato alla ricerca sulla sicurezza e, come ammette Apple, può essere utilizzato per la ricerca sulla sicurezza”, ha detto il magistrato. “Inoltre, la stessa Apple avrebbe utilizzato il prodotto per test interni se avesse acquisito con successo l’azienda.”

Un caso diverso dall’affaire Oracle-Google

Cupertino inoltre ha sporto querela pensando di affrontare un caso simile alla controversia da un miliardo di dollari tra Oracle e Google, in cui una corte d’appello ha respinto le argomentazioni di Google, secondo cui aveva il diritto di copiare il codice Oracle per l’inclusione nel sistema operativo Android. Ora la questione è al vaglio della Corte Suprema. Smith ha detto che i due casi non sono comparabili: Corellium trasforma iOS e aggiunge nuovi contenuti, e non è un concorrente diretto. Il giudice ha affermato che Corellium potrebbe ancora violare il Digital Millennium Copyright Act, che vieta gli strumenti per aggirare le misure di sicurezza, quindi ha rifiutato di archiviare quell’aspetto del caso in questa fase. Ha quindi ordinato alle due parti di presentare un rapporto di stato entro l’11 gennaio.

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