LA DECISIONE DEL PARLAMENTO

Acquisti in app, in Corea del Sud prima legge mondiale contro il “forcing” di Google e Apple

Gli sviluppatori potranno scegliere in autonomia il sistema di pagamento preferito. Intanto Mountain View passa all’azione in Francia: presentato il ricorso contro la maxi multa da 500 milioni

Pubblicato il 01 Set 2021

Domenico Aliperto

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Il parlamento della Corea del Sud ha approvato una legge che vieta ad Apple e Google di costringere gli sviluppatori di app a utilizzare i loro sistemi di pagamento per gli acquisti in app. Il framework normativo, che ha ricevuto il via libera da una larga maggioranza, consentirà agli sviluppatori e quindi agli utenti coreani di scegliere autonomamente il sistema di pagamento che preferiscono.

Si tratta di un importante precedente: la Corea del Sud è la prima grande potenza economica ad approvare una legislazione del genere. Negli Stati Uniti, per esempio, l’iter è appena iniziato: tre senatori ad agosto hanno proposto una legge con contenuti simili a quella coreana, ma la strada per l’approvazione è ancora lunga, al netto della comprensibile opposizione che un’iniziativa del genere può generare nella patria dei due colossi tecnologici.

Cosa prevede la nuova legge

Più nello specifico, i parlamentari sudcoreani hanno votato a favore degli emendamenti alla Legge sugli affari nelle telecomunicazioni che definiscono come un abuso della posizione di mercato questo tipo di comportamento. Google e Apple infatti chiedono agli sviluppatori che inseriscono i propri software nei loro store di usare i sistemi proprietari, imponendo commissioni fino al 30% sull’acquisto di prodotti digitali all’interno dell’app. Con la nuova legislazione, in Corea del Sud gli sviluppatori di app dovrebbero avere la possibilità di scegliere il sistema di pagamento, bypassando le commissioni. Inoltre la legge interviene anche su un altro aspetto, vietando le ingiustificate attese per l’approvazione delle app negli store e gli obblighi di esclusiva richiesti in alcuni casi.

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Apple e Google hanno tentato di prevenire l’approvazione del nuovo quadro normativo, anche annunciando degli allentamenti delle loro politiche e il dimezzamento delle commissioni: il mercato sudcoreano delle applicazioni d’altra parte è piuttosto consistente e genera all’incirca 5 mila miliardi di won (3,6 miliardi di euro) all’anno.

Le possibili conseguenze a livello internazionale

La decisione del parlamento sudcoreano potrebbe avere potenzialmente delle ripercussioni nei rapporti con il principale alleato di Seoul, gli Stati uniti. A marzo, nel suo rapporto ufficiale, l’Ufficio del Rappresentante al commercio Usa ha definito la proposta sudcoreana, nota in patria anche come “legge anti-Google”, “specificamente diretta a provider Usa” e una minaccia “a un modello standard di business Usa che ha consentito content developer di successo coreani di raggiungere un’audience globale”.

Tuttavia il fatto che oggi il dibattito sulla posizione dominante in questo ambito sia aperto anche negli Stati uniti – in 36 stati usa ci sono citazioni nei confronti di Google – rende Seoul abbastanza fiduciosa che questo non porterà a un vero e proprio contenzioso commerciale con Washington.
La norma sudcoreana, inoltre, incide su Apple e Google anche rispetto alla pesante contesa legale in corso con Epic Games, il gigante Usa dei giochi online, il cui titolo di punta Fortnite è stato estromesso dagli app store perché lo sviluppatore ha accettato forme diverse di pagamento.

Le reazioni di Apple e Google

Il disegno di legge “metterà a rischio di frode gli utenti che acquistano beni digitali da altre fonti, minerà la protezione della privacy”, ha affermato un portavoce di Apple, aggiungendo che la sua applicazione “renderà difficile la gestione dei propri acquisti e di funzionalità come ‘Ask to buy’ e ‘Parental Control‘, che diventeranno meno efficaci”. Cupertino inoltre sottolinea che a causa della legislazione la fiducia degli utenti negli acquisti dell’App Store probabilmente diminuirà.

Un portavoce di Google ha invece sottolineato che il costo del servizio “aiuta a mantenere Android libero, offrendo agli sviluppatori gli strumenti e la piattaforma globale per accedere a miliardi di consumatori in tutto il mondo. Rifletteremo su come rispettare questa legge mantenendo un modello che supporta un sistema operativo e un app store di alta qualità e condivideremo di più nelle prossime settimane”.

Google fa ricorso contro la multa dell’Antitrust francese sul copyright

Se in Sud Corea Google non può far altro che chinare il capo e adeguarsi, in Francia la società di Mountain View ha presentato ricorso contro una multa di 500 milioni di euro imposta dall’autorità antitrust francese a luglio per il modo in cui ha gestito le discussioni con gli editori di notizie francesi in una controversia sul copyright.

L’antitrust francese aveva imposto la sanzione a Google per non aver rispettato i suoi ordini su come condurre i colloqui con gli editori. Il caso si è concentrato sul fatto che il colosso tecnologico statunitense abbia violato gli ordini temporanei emessi dall’autorità, che ha affermato che tali colloqui dovrebbero aver luogo, entro tre mesi, con qualsiasi editore di notizie che li avesse richiesti. Nella decisione del 13 luglio è stato stabilito che il gruppo tecnologico statunitense deve presentare proposte entro i successivi due mesi su come risarcire le agenzie di stampa e altri editori per l’uso delle loro notizie. In caso contrario, l’azienda affronterà ulteriori sanzioni fino a 900 mila euro al giorno.

“Non siamo d’accordo con una serie di elementi legali e riteniamo che la multa sia sproporzionata rispetto ai nostri sforzi per raggiungere un accordo e rispettare la nuova legge”, ha affermato Sebastien Missoffe, capo di Google France. “Continuiamo a lavorare sodo per risolvere questo caso e mettere in atto accordi. Ciò include l’espansione delle offerte a 1.200 editori, la chiarificazione degli aspetti dei nostri contratti e la condivisione di più dati come richiesto dall’Autorità garante della concorrenza francese”.

Apple allenta le regole dell’App Store per Netflix e Spotify

Apple ha annunciato un allentamento della sua politica rispetto all’App Store, che consentirà ad alcune compagnie di fornire ai clienti direttamente un link sui propri siti internet bypassando l’acquisto in-app sullo store stesso. Tra le compagnie interesate ci sono Netflix e Spotify. La mossa è stata decisa in seguito all’apertura del regolatore antitrust giapponese, ma avrà validità globale dal prossimo anno. Si tratta del secondo allentamento delle regole dell’App Store deciso in una settimana, in un momento di pressione regolatoria e legale sui Big Tech globali. Questa settimana la Corea del Sud ha approvato una legge che obbligherebbe sia Apple che Google a consentire il pagamento diretto delle app agli sviluppatori, vietando l’obbligo di usare esclusivamente i sistemi di pagamento proprietari dei due giganti. Al momento, globalmente, Apple continua a vietare l’utilizzo di altre forme di pagamento per l’acquisto di app su iPhone.

​Questa pratica è anche oggetto di una causa legale, che vede opposta Apple al developer di giochi Epic Games, il quale ha visto cancellare il suo “Fortnite” dall’app store perché ha deciso di far acquistare la app attraverso un proprio metodo di pagamento. Inoltre Spotify quella che ritiene essere una posizione dominante di Apple presso le autorità perr la ocmpetizione dell’Unione. Apple prende commissioni tra il 15 e il 30 per cento per gli acquisti in-app e impedisce di fatto che i developer si orientino su istemi di pagamento alternativi.
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