PRIVACY

iPhone, via alla class action contro Google: 4 milioni di dati “trafugati”

La Corte d’appello londinese ribalta la sentenza del 2018 della High Court. BigG sotto accusa per presunto accesso illegittimo alle informazioni di navigazione online degli utenti Apple. Ma l’azienda non ci sta: “Questione già affrontata a suo tempo. Il caso va archiviato”

Pubblicato il 03 Ott 2019

Antonio Dini

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La Corte d’Appello londinese dà il disco verde a una class action contro Google sulla vicenda che vede coinvolto il motore di ricerca nella presunta raccolta illegale di dati da 4 milioni di utenti iPhone. Il giudizio ribalta la precedente decisione del tribunale di primo grado britannico che nel 2018 aveva bloccato la causa.

Secondo i ricorrenti nel periodo compreso tra giugno del 2011 e febbraio del 2012 Google aveva avuto un accesso illegittimo ai dettagli dei dati di navigazione Internet di utenti degli iPhone di Apple ignorando le impostazioni della privacy previste dal browser Safari.

Secondo il primo giudizio emesso nell’ottobre del 2018 dalla High Court di Londra sulla presunta raccolta dei dati non erano stati commessi illeciti, e i ricorrenti non avevano subito alcun danno secondo quanto previsto dal Data Protection Act britannico. La nuova sentenza invece ribalta questo giudizio.

Secondo James Oldnall, avvocato a capo dello staff legale dei ricorrenti, il secondo giudizio “invia un messaggio molto chiaro a Google e alle altre grandi aziende tecnologiche: non siete al di sopra della legge. Google può essere ritenuta responsabile per aver abusato dei dati personali delle persone e gruppi di consumatori possono chiedere ai tribunali un risarcimento quando le aziende traggono profitto illegalmente da violazioni “ripetute e diffuse” dei nostri diritti di protezione dei dati”.

Immediata la replica di Google attraverso un portavoce: “Proteggere la privacy e la sicurezza dei nostri utenti è sempre stata la nostra priorità numero uno. Questo caso si riferisce ad eventi che hanno avuto luogo quasi un decennio fa e che abbiamo già affrontato all’epoca. Riteniamo che non sia fondato e che debba essere archiviato”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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