L'EMERGENZA

Crisi chip, interrogazione dei 5Stelle al Mise: “Sostenere automotive e auto elettriche”

Chiesti chiarimenti sulle strategie del governo. Secondo le stime di Canalys la carenza di seminconduttori andrà avanti almeno fino al 2023 e impatterà sui prezzi di molti prodotti, inclusi gli smartphone. In aumento le performance dei colossi del settore: Amd registra un rialzo del 54% del fatturato

Pubblicato il 27 Ott 2021

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“Salvaguardare l’operativa della filiera automotive e per sostenere con decisione l’aumento della produzione e della vendita di vetture ibride e full electric”. Il Movimento 5 Stelle, con un’interrogazione, chiede conto al Mise di “quali tempestive iniziative” intenda intraprendere a questo scopo, considerata la grave carenza di semiconduttori che sta letteralmente mettendo in ginocchio il comparto automotive.

Il testo, firmato dal gruppo pentastellato (Sut, Chiazzese, Alemanno, Carabetta, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu) parte dal presupposto che “da mesi ormai si parla della “crisi dei semiconduttori (i materiali speciali che si utilizzano per realizzare le componenti di base dei chip) che ha colpito in primis il mercato dell’elettronica di consumo”. “I semiconduttori – si legge nel testo – sono la struttura materiale che permette il funzionamento di televisori, smartphone, auto, frigoriferi, auto e anche aerei”, ma “la crescita esponenziale della domanda di prodotti elettronici causata dalla pandemia da Covid-19, oltre alle crescenti tensioni tra Usa e Cina, ha colto impreparate le aziende produttrici, innescando una crisi nella catena di approvvigionamento senza precedenti”.

“La carenza globale di semiconduttori, ovvero le componenti di base dei chip che secondo uno studio di Deloitte rappresentano il 40 per cento del valore di un’auto, sta pesantemente colpendo l’automotive proprio nel momento in cui il settore stava puntando a una ripresa dopo la fase più acuta della pandemia da Covid-19 – puntualizza l’interrogazione -. Ford, General Motors, Stellantis, Audi, Volkswagen hanno dovuto rallentare la produzione, penalizzati inoltre dalla presenza di competitor dotati di catene di approvvigionamento flessibili e snelle, che hanno ottenuto il materiale dai produttori asiatici nonché dai minori margini di guadagno per i produttori di chip che il settore automotive comporta rispetto ad altri”.

Il testo puntualizza poi che “il cosiddetto chip shortage si riverbera con particolare negatività sul percorso verso l’elettrificazione del comparto automobilistico colpendo le materie prime fondamentali per il funzionamento delle EV (Electriv vehicle) che sempre più richiedono un gran numero di metalli difficili da reperire e considerati per questo “rari” (litio, silicio, grafite e manganese, cobalto, nickel, rame, ferro ed alluminio)”.
I pentastellati chiedono dunque al Mise chiarimenti sulle strategie del governo nel settore, evidenziando che “i dati, purtroppo, confermano che la crisi potrebbe trascinarsi ancora a lungo, mettendo in serio pericolo la tenuta della filiera con particolare riguardo al piano industriale annunciato da Stellantis che prevede la realizzazione a Termoli della terza gigafactory in Europa”.

Smartphone: contrazione del 6%, prezzi in salita

Intanto la crisi dei microchip sta continuando a “mietere vittime”, con il mercato degli smartphone fra i primi colpiti. Secondo un rapporto di Canalys, una delle principali aziende nel campo dell’analisi del mercato tecnologico, nel terzo quadrimestre del 2021 il settore degli smartphone ha registrato una contrazione del 6%. E le difficoltà dureranno fino al tardo 2022. L’indagine rivela che la classifica dei grandi venditori è rimasta più o meno costante. Samsung rimane al primo posto, mentre Apple è riuscita a superare Xiaomi grazie al lancio di iPhone 13, passando dal 12% di share sul mercato al 15%.

Secondo Ben Stanton, analista principale di Canalys, “la carestia dei chip è arrivata. L’industria degli smartphone sta cercando di massimizzare il più possibile la produzione dei dispositivi. Dal lato dell’offerta, i produttori di chip hanno aumentato i prezzi per disincentivare le ordinazioni eccessive, nel tentativo di chiudere il divario fra domanda e offerta. Ma nonostante questo, le carenze continueranno almeno fino al tardo 2022. Per questo motivo, assieme all’alto costo delle spedizioni globali, i brand di smartphone hanno dovuto con riluttanza alzare i prezzi di vendita”.
La crisi sta colpendo non solo i grandi brand, ma anche i rivenditori locali. Infatti i fornitori, a causa della produzione incerta, si ritrovano costretti all’ultimo momento a diminuire la quantità di dispositivi spedita. Molti canali di vendita si ritrovano, alla vigilia di eventi come il Black Friday, con una grande carenza di prodotti sugli scaffali. Canalys avvisa che, almeno per quest’anno, ci si dovrà aspettare sconti molto meno aggressivi durante i periodi di vacanza. Una possibile soluzione da parte dei produttori di smartphone per motivare i prezzi più elevati è di includere nella vendita, assieme al telefono, anche altri accessori come dispositivi indossabili.

Performance e previsioni sopra le stime per Amd

Intanto i protagonisti del comparto chip tirano le somme del terzo trimestre 2021. Gli ultimi dati provengono da Advanced Micro Devices, la quale fa sapere di aver chiuso luglio-settembre con un eps, su base adjusted, di 0,73 dollari, meglio degli 0,67 attesi e in crescita del 16% su base annua. Il fatturato si è attestato a 4,31 miliardi, rispetto ai 4,12 miliardi stimati, in rialzo del 54% su base annua. Il colosso americano produttore dei chip ha reso noto di prevedere per il quarto trimestre dell’anno un fatturato di 4,5 miliardi, superiore ai 4,25 miliardi stimati dal consensus degli analisti. Il titolo è tuttavia in lieve calo nelle contrattazioni dell’afterhours, scendendo dello 0,64% circa.

ArcelorMittal: stop di dieci giorni sulle due linee produttive


ArcelorMittal fermerà per “una decina di giorni da qui a fine dicembre” due linee di produzione di acciaio galvanizzato (usato nell’industria dell’auto) nella fabbrica di Florange, nel dipartimento della Mosella, in Francia, a causa del rallentamento della produzione automobilistica provocato dalla carenza di semiconduttori. “Il settore automobilistico è colpito dalla carenza di semiconduttori e l’attività è ridotta, il che ci porta a fare alcuni aggiustamenti”, ha fatto sapere la società, sottolineando che durante lo stop “le operazioni di manutenzione programmata proseguiranno sugli impianti interessati”.

Secondo i sindacati, i giorni di stop cadranno tra fine ottobre e metà novembre su ciascuna delle due linee, cui si aggiungeranno il 26 e 27 dicembre. Nel complesso saranno coinvolte 400-500 persone e i sindacati temono che non tutti i lavoratori temporanei manterranno il loro posto. “Abbiamo ancora due preoccupazioni: che la situazione continui all’inizio del prossimo anno, e che influisca sul periodo di negoziati annuali obbligatori (Nao)”, ha detto Frederic Weber, delegato del sindacato Force ouvriere.

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