LA CALL

Invitalia: Agritech e Foodtech protagonisti dell’hackaton “Resto al Sud”

Salute e Welfare, Ambiente e Turismo Sostenibile le altre aree su cui sono chiamati a cimentarsi i giovani aspiranti imprenditori. C’è tempo fino al 9 aprile per inviare i progetti

Pubblicato il 17 Mar 2021

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Salute e Welfare, Ambiente, Turismo Sostenibile, Agritech e Foodtech. Sono solo alcuni dei settori strategici e innovativi su cui sono chiamati a cimentarsi giovani aspiranti imprenditori a cui è rivolta la quarta tappa del “Resto al Sud Hackaton Tour” rivolta al Centro Sud. Il contest promosso da Invitalia in partnership con  l’Università Lumsa di Roma e in collaborazione con Onde Alte, si svolgerà il 20 e 21 aprile in modalità digitale.

A chi è rivolto il contest

La call parte il 17 marzo ed è rivolta ai laureati, laureandi e studenti dell’Università Lumsa di Roma, tra i 18 e i 35 anni, con idee di impresa da perfezionare nel corso dell’Hackathon che si svolgerà il 20 e il 21 aprile in modalità digitale.

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Le proposte progettuali selezionate parteciperanno a una vera e propria full immersion in cui un team di mentor lavorerà insieme agli startupper con un approccio “open innovation” per accelerare lo sviluppo dei progetti e accompagnare i team davanti alla giuria di esperti che sceglierà il vincitore.

Il premio in palio

In palio 10.000 euro per l’acquisto di servizi per l’accrescimento delle competenze e lo sviluppo del business.

Resto al Sud è l’incentivo che sostiene la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e libero professionali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche, Umbria). È rivolto a chi ha un’età compresa tra i 18 e i 55 anni. I fondi disponibili ammontano complessivamente a 1 miliardo e 250 milioni di euro.

L’Università Lumsa è l’ateneo del Centro Italia selezionato per quest’iniziativa che, dal 2019 a oggi, ha fatto tappa in altri tre atenei: l’Università di Bari, l’Università della Calabria e l’Università di Bologna.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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