LA PROPOSTA

5G, niente asta per le telco: sparigliare le carte per spingere l’innovazione

In Legge di Stabilità il processo che porterà alla gara per lo spettro radio. Ma potrebbe non essere l’unica soluzione: una gestione delle frequenze affidata via bando a un soggetto indipendente spianerebbe la strada a un riequilibrio delle forze in campo, aprendo a investimenti maggiori sulle soluzioni “a prova di futuro” e a un mercato più ampio di soggetti che non vendono solo trasporto dati, ma servizi ad essi associati: la proposta di Pietro Paganini, presidente di Competere.eu

Pubblicato il 01 Dic 2017

Pietro Paganini

Presidente Competere.eu, Adj Prof John Cabot University

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Assegniamo la gestione delle frequenze del 5G a un soggetto indipendente e non in concorrenza con gli attuali operatori mobili, in modo che abbia tutto l’interesse a rendere disponibile e promuovere la rivendita dello spettro a tutti quelli che ne facessero richiesta:operatori telecom e service providers.

Il mercato dei dati è oggi monopolizzato dagli operatori telco a cui la mia proposta evidentemente non piace, perché rompe l’oligopolio ed apre ad un mercato molto più ampio di soggetti che non vendono solo il trasporto dei dati ma servizi ad essi associati. Tutti coloro che fossero interessati ad utilizzare lo spettro per sviluppare servizi IoT o di Industria 4.0 e a bassa latenza potrebbero così accedere alle frequenze direttamente. Come? Semplicemente pagando una fee al gestore che a sua volta ne darà una percentuale al governo. Quali sono i vantaggi?

1 – più soggetti sarebbero in grado di accedere direttamente alle frequenze per sviluppare servizi

2 – gli operatori telco risparmierebbero sulle aste e potrebbero investire maggiormente e meglio sulle piattaforme software e sui servizi da offrire

3 – nascerebbero nuove imprese e nuovi servizi

4 – la rete sarebbe gestita da una società specializzata che non opera nel mercato residenziale

5 – più e meglio si usano le frequenze e più gestore e governo incassano

6 – il Governo sarebbe così stimolato a favorire la creazione di nuovi servizi e quindi l’innovazione

La mia preoccupazione è che affidandoci alle aste, come fatto in passato, le frequenze se le assicureranno gli operatori telecom tradizionali, con un investimento importante. La rete migliorerà in velocità per esempio, così come qualche nuovo servizio farà la sua comparsa. Ma il 5G non sarà sfruttato per quello che è il suo pieno potenziale. Il 5G potrebbe infatti trasformare radicalmente il nostro modo di vivere: matureranno finalmente i servizi dell’Internet delle Cose (IoT), della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale, che con gli standard attuali sono impossibili. Nasceranno nuove imprese, saranno commercializzati nuovi servizi, e noi utenti ne beneficeremo. Questo può avvenire unicamente se alle frequenze possono accedere più attori, anche specializzati in un determinato settore.

Mi è stato obiettato che questo può essere fatto anche attraverso l’oligopolio delle telco. Non ci credo. Le telco svilupperebbero solo i servizi mobili internet per utenze residenziali mettendo così un freno all’innovazione del mercato. L’affitto delle frequenze a prezzi evidentemente più competitivi consentirebbe a molti imprenditori e imprese di accedervi e creare nuovi prodotti e servizi.

Mi è stato chiesto chi sarà il gestore. Sarà un bando a stabilirlo. Chi avrà la migliore proposta se lo aggiudicherà. Il regolatore è incaricato di stabilire le condizioni e controllare che vengano rispettate. 

E’ una proposta che difficilmente sarà accettata. Il Governo ha disperato bisogno di incassare soldi subito (peraltro già contabilizzati a bilancio). Non è l’unica ragione. Per cambiare ci vogliono coraggio e lungimiranza. Cosa che in questo paese manca, soprattutto alla classe politica. Gli innovatori osano. I conservatori conservano. I primi cambiano il mondo. I secondi assistono ai cambiamenti.

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