“La nostra mission è di supportare l’ecosistema italiano, con in primo piano la Pubblica Amministrazione, nel compiere un passo decisivo verso la digitalizzazione. Per riuscirci mettiamo a disposizione le nostre competenze tecniche e di ingegneria e una importante disponibilità di capitali. L’esempio è quello che sta succedendo a Roma, dove in partnership con il Campidoglio abbiamo aperto un modo nuovo, dando vita, attraverso l’SPV costituita, alla progettazione e all’implementazione della più grande infrastruttura di smart city al mondo. Un progetto che ha una valenza innovativa importante nel modo di vedere le città intelligenti, con in primo piano un modello di collaborazione tra pubblico e privato che si propone come esempio da esportare in altri centri urbani”.
A parlare è Antonino Ruggiero, ceo per l’Italia di Boldyn Networks, il più grande provider globale di infrastrutture neutre per le reti mobili e la connettività condivisa, che in questa intervista a CorCom ci tiene a sottolineare il valore di innovazione portato – per lo sviluppo delle città intelligenti – dalla costituzione della Spv Smart city Roma, società a controllo esclusivo del gruppo Inwit di cui proprio Boldyn Nestworks Italia Spa è socio di minoranza.
Indice degli argomenti
La visione di Boldyn Networks per la digitalizzazione dell’Italia
Ruggiero, qual è la visione strategica di Boldyn Networks per contribuire allo sviluppo dell’Italia digitale nei prossimi anni?
Siamo focalizzati sul mercato della PA, delle smart city, dei trasporti, e non ci limitiamo ad avere come interlocutori soltanto gli operatori di telecomunicazioni. Il nostro piano strategico prevede ad esempio, tra i nostri progetti di punta, oltre a quelli che riguardano le smart city, il deployment delle infrastrutture di rete per abilitare le nuove tecnologie di gestione delle reti ferroviarie. Il pay-off che accompagna sempre il nostro brand nel mondo è “Immaginiamo il domani, trasformando l’oggi”: si tratta di realizzare infrastrutture di rete condivise avanzate necessarie per un futuro intelligente, inclusivo e sostenibile.
In quest’ottica, IoT e 5G sono due innovazioni complementari dalla portata rivoluzionaria, su cui oggi però l’Italia sconta un ritardo consistente, dovuto in parte agli elevati costi di implementazione delle reti di nuova generazione, che frenano gli investimenti in un mercato, quello delle tlc, in costante riduzione a causa della guerra dei prezzi, della pressione competitiva e di una burocrazia che spesso non facilita le nuove iniziative.
Quando abbiamo deciso di sbarcare in Italia, nel 2022, lo abbiamo fatto nella consapevolezza di poter sostenere investimenti anche di dimensioni rilevanti. Il maggior azionista del Gruppo Boldyn è il Fondo Pensione Canadese, che gestisce oltre 700 miliardi di dollari di asset e che, recentemente è entrato nel capitale di FiberCop a fianco di KKR e MEF con una quota del 17,5% e un investimento di oltre 2,5 miliardi di euro.
5G e IoT: ostacoli e opportunità per l’Italia
L’Italia sta investendo in connettività 5G, smart city e digitalizzazione della PA. Quali ambiti considera prioritari per il contributo di Boldyn e dove vede le maggiori opportunità di collaborazione pubblico-privato?
Con i Comuni si possono aprire grandissime opportunità. Il nostro legislatore ha creato, con il modello di partenariato pubblico-privato, uno strumento che funziona ed è a disposizione di tutti. Ci piacerebbe replicare il progetto che abbiamo promosso con Roma 5G su un’ampia platea di Comuni italiani, e le prime interlocuzioni sono già in corso con almeno 10 altre amministrazioni.
Reti condivise e modello neutral host: i vantaggi per l’Italia
Nel modello di “neutral host”, Boldyn si propone come abilitatore di reti condivise tra più operatori. Quali vantaggi offre questo approccio al mercato italiano e quali ostacoli normativi o culturali restano da superare?
I segnali sono positivi. Nel corso degli anni, grazie anche all’avvento delle TowerCo, gli ostacoli stanno progressivamente cadendo. Se all’inizio degli anni 2000 la competizione tra gli operatori si basava essenzialmente sul numero di siti o sulla copertura che si riusciva a dare ai clienti, oggi il panorama è cambiato. Si condividono le torri, c’è sharing dell’infrastruttura passiva, e il modello del neutral host sta avanzando in tutto il mondo. Anche in Italia si inizia ad andare in questa direzione: si tratta di condividere non soltanto la parte passiva, ma anche la parte attiva che può essere gestita da un operatore neutrale. In questo modo la competizione si sposta sui servizi, sull’offerta, con un grande risparmio di investimenti per gli operatori.
Boldyn, essendo il maggiore provider del mondo di infrastrutture “neutral host”, è entrato sul mercato a supporto degli operatori di rete mobile per l’accelerazione degli investimenti di rete e nello specifico nello lo sviluppo del 5G underlay, facendosi carico in partnership con loro degli elevati costi che questo comporta. Siamo un abilitatore tecnico e finanziario a supporto dell’Industry delle telecomunicazioni, ma non solo.
Dall’esperienza internazionale alle opportunità italiane
Boldyn è presente anche in contesti internazionali avanzati (UK, USA, Australia). Quali best practice estere possono essere replicate in Italia e quali specificità locali richiedono un approccio diverso?
Stiamo facendo tesoro, in Italia, dei progetti che abbiamo concluso o che sono già in fase avanzata all’estero. Attraverso la SPV, la copertura in 5G della Metropolitana di Roma, ad esempio, si aggiunge a quelle di New York, Londra, Los Angeles e Hong Kong. Il nostro mercato principale rimane quello degli Stati Uniti, dove abbiamo consolidato esperienze rilevanti i molti settori, fra i quali smart city, sanità, industria e manifattura, real estate, trasporti e logistica, stadi e arene di intrattenimento.
Siamo ad esempio – nel campo dei grandi porti – i manutentori e gli implementatori di tutte e reti di Port of America. L’Italia è un po’ in ritardo, soprattutto nel campo delle grandi infrastrutture portuali, mentre in America l’automazione è talmente spinta che è quasi human free, grazie a infrastrutture di telecomunicazioni importanti caratterizzate dall’alta velocità e dalla bassa latenza.
Investimenti Boldyn: 500 milioni per smart city, stadi e porti
Guardando ai prossimi 3-5 anni, su quali settori puntate per innovare e quali sono i principali investimenti o progetti di Boldyn in pipeline per il mercato italiano?
Il Canada Pension Plan crede molto nell’Italia, come dimostra l’investimento in Fibercop. La prospettiva è di investire 500 milioni di euro nel Paese nell’arco dei prossimi 3-5 anni, tra grandi infrastrutture portuali, ferroviarie, connettività negli stadi e smart city.
Integrazione con le infrastrutture esistenti: il caso Roma
Come si concilia la vostra attività con cli investimenti che le amministrazioni o gli operatori hanno già fatto?
La nostra strategia è complementare, non va a sostituire quello che si è già realizzato, come dimostra l’esperienza di Roma. Nella Capitale l’infrastruttura va a innestarsi in un contesto dove già esistevano progetti pregressi: verranno istallate 2.200 telecamere, che vanno ad aggiungersi a circa mille che erano già operative e che saranno gestite dal centro di controllo che era già in piedi, in un’integrazione che non comporta sprechi di risorse. Quello che sta succedendo è che abbiamo accelerato il percorso di sviluppo, impiegando due anni per l’implementazione di un progetto che altrimenti ne avrebbe richiesti dieci. In questo la lungimiranza del Comune di Roma è stata di essere in grado di pensare alle proprie esigenze di innovazione a 360 gradi, proponendosi come un modello virtuoso non soltanto su scala nazionale, ma europea.