Mentre la corsa globale verso il 6G accelera, un gruppo di big europei delle telecomunicazioni – Vodafone, Deutsche Telekom, Orange, BT Group, Telefónica e Tim – si sta adoperando per convincere i responsabili politici dell’Ue a allocare l’intera banda dei 6 GHz (6,425-7,125 GHz) esclusivamente per l’uso mobile, sostenendo che, non facendolo, l’Europa rischia di rimanere indietro nella prossima era della connettività, dipendente – ancora una volta – da standard e tecnologie che arrivano da Usa e Cina.
Il messaggio delle telco è chiaro: l’Europa non può permettersi mezze misure o ritardi. Garantire questo spettro è essenziale per il mercato unico, come evidenziato nelle linee guida economiche e strategiche del rapporto dell’ex primo ministro italiano Enrico Letta, che ha sottolineato l’importanza critica dello spettro mid-band per salvaguardare la sovranità digitale.
La posta in gioco è immensa poiché il 6G costituisce la base per applicazioni come la guida autonoma, le fabbriche intelligenti ottimizzate per l’intelligenza artificiale, gli ambienti virtuali immersivi e la medicina a distanza.
Non riuscire a garantire lo spettro necessario rallenterà questa trasformazione, costerà posti di lavoro all’Europa, ostacolerà l’innovazione e, in definitiva, limiterà la capacità dell’Ue di competere a livello globale, come si legge nell’analisi pubblicata da TelecomReviewEurope.
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Solo i 6 GHz possono sostenere le ambizioni 6G dell’Europa
La banda dei 6 GHz è l’unica gamma di frequenze attualmente disponibile in grado di offrire l’enorme larghezza di banda e la bassa latenza necessarie per le reti 6G. Queste frequenze raggiungono il perfetto equilibrio tra copertura e capacità, a differenza delle bande a onde millimetriche più elevate, che offrono velocità estreme ma portata limitata, e delle bande inferiori che coprono vaste aree ma non hanno una capacità sufficiente. Le applicazioni future connesse dipendono dalla capacità di questo spettro di garantire un’elevata produttività in ambienti urbani densi e vaste aree rurali.
Gli operatori delle telecomunicazioni sottolineano anche che le reti 6G richiedono canali contigui di circa 200 MHz, quindi garantire almeno 600 MHz di spettro ininterrotto in questa banda è fondamentale. Al contrario, frammentare la banda o ritardare la sua allocazione all’uso mobile renderà il 6G tecnicamente ed economicamente non sostenibile in tutta Europa
Telco Ue contro il modello di condivisione dello spettro Usa
Mentre gli Stati Uniti hanno aperto parti della banda superiore a 6 GHz alle applicazioni WiFi senza licenza, i big europei delle telecomunicazioni si oppongono fortemente alla replica di questo approccio in Ue. Le telco sottolineano che ci sono quasi 500 MHz di spettro inferiore ai 6 GHz già assegnati al WiFi in Europa e ancora ampiamente sottoutilizzati, e quindi non c’è carenza di spazio per i servizi non licensed.
La condivisione della banda superiore ridurrebbe significativamente le prestazioni della rete mobile, argomentano le telco, interrompendo l’armonizzazione globale degli standard 6G e impendendo la formazione dell’ecosistema necessario per una produzione e un’implementazione efficienti delle apparecchiature.
Questa frammentazione porterebbe ad un aumento dei costi, ritardi nelle implementazioni e riduzione delle economie di scala, indebolendo la posizione competitiva dell’Europa nel panorama globale delle telecomunicazioni.
Inoltre, consentire il WiFi o altre applicazioni non autorizzate in questa banda rischia di generare interferenze che potrebbero degradare la qualità del servizio (QoS) per le applicazioni mobili critiche, dai veicoli autonomi all’IoT industriale.
La battaglia politica su 6G e spettro
Il pressing delle telco sulle autorità dell’Ue arriva in un momento critico per il dibattito sul futuro delle bande superiori a 6 GHz. Questo mese, il Radio Spectrum Policy Group (Rspg) dell’Unione europea si prepara a pubblicare la sua attesa bozza di parere sulla banda 6.425-7.125 GHz, che sarà poi messa in consultazione pubblica. Questo documento sarà fondamentale, perché guiderà la decisione finale della Commissione europea sull’assegnazione esclusiva – o no – dei 6 Ghz al 6G mobile.
Il parere finale di Rspg, previsto entro novembre 2025, avrà un enorme peso strategico. Sebbene non sia vincolante, influenzerà fortemente la politica dello spettro della Commissione europea, plasmando la tabella di marcia per il lancio del 6G del continente. Come evidenziato dai Cto europei delle telecomunicazioni, questa decisione “assicurerà il futuro mobile dell’Europa” riservando l’accesso allo spettro per le implementazioni 6G su larga scala e impedirà la frammentazione dell’ecosistema
. Senza uno spettro mid-band sufficiente, l’Europa rischia di diventare dipendente dalle tecnologie e dagli standard stabiliti negli Stati Uniti, in Cina o in Corea del Sud, limitando il suo peso nelle infrastrutture e nell’innovazione future.