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Big data, il 2013 l’anno della maturità

Secondo Gartner nei prossimi 12 mesi le tecnologie per conservare e analizzare grandi quantità di informazioni usciranno dalla fase sperimentale. Il 42% dei leader IT investe in questa direzione

Pubblicato il 12 Mar 2013

Patrizia Licata

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Le tecnologie per conservare, analizzare, sfruttare i big data si preparano a uscire dalla fase della sperimentazione e dell’early adoption. Forse non ancora oggi, ma nei prossimi 12 mesi sicuramente: il 2013 sarà l’anno di un’adozione più diffusa, secondo l’ultimo sondaggio Gartner, e il 42% dei leader It globali ha già investito in questo ambito o ha in programma di farlo.

“Aziende pubbliche e private di tutto il mondo hanno ormai capito che cosa sono i big data e come possono innovare e trasformare il loro business. Ora le domande che si pongono riguardano le strategie e le competenze necessarie, il modo di assicurarsi un ritorno sull’investimento concreto e quantificabile”, commenta Doug Laney, research vice president di Gartner. “La maggior parte delle aziende si trova ancora nelle prime fasi dell’adozione, poche hanno pensato a disegnare un approccio enterprise o hanno chiaro il profondo impatto che i big data avranno sulla loro infrastruttura o anche sul loro settore di riferimento”.

Ma lo scenario è in rapida evoluzione. Nuovi tipi di dati vengono costantemente creati in quantità crescenti, insieme a nuovi modi di elaborare le informazioni, e le aziende abbracciano le tecnologie per i big data con ferma convinzione, avvertendole ormai come necessarie: sanno che i progetti sui big data sono cruciali e offrono opportunità di business che le tradizionali tecnologie per l’analisi dei dati non possono più garantire. Intanto si moltiplicano i casi d’uso.

“Ciò porta molti manager a temere di essere rimasti indietro rispetto alla concorrenza nelle iniziative sui big data”, nota Frank Buytendijk, research vice president di Gartner. “Ma non c’è motivo di preoccuparsi: idee e opportunità al momento non hanno confini e alcuni dei progetti migliori arrivano adottando o adattando idee anche da altri settori industriali. E’ tuttavia vero che non è facile valutare le diverse tecnologie o strategie per i big data, anche perché molte sono accompagnate da un intenso battage mediatico e pubblicitario, che potrebbe confondere le aziende”.

Gartner pensa comunque che entro il 2015 il 20% delle maggiori 1.000 imprese globali destinerà alla “infrastruttura dell’informazione” strategie di peso equivalente a quelle per la gestione delle applicazioni. Nel frattempo la maggiore opportunità di trasformare rapidamente il proprio business può essere rappresentata in molti settori (PA, manifattura e istruzione in primis) dalla combinazione di fonti di dati che le aziende stanno oggi raccogliendo e conservando (dati operativi, commerciali e social) con altri più vecchi e mai veramente sfruttati, che Gartner definisce “dark data” (email, file multimediali e altri contenuti aziendali) e che pure contengono un valore.

Al cuore dei big data, infatti, vi è proprio l’integrazione e l’analisi di fonti disparate di dati considerate come un unico insieme, non separatamente. Quando i media parlano di big data si soffermano soprattutto su volumi e velocità, ma Gartner sottolinea l’importanza della varietà delle fonti ai fini di un vero rinnovamento del business, che si declina in una conoscenza più approfondita di clienti o utenti, ottimizzazione dei processi e capacità di prendere decisioni mirate.

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