IL CASO

Bip Mobile, i consumatori sul piede di guerra: “Non possono rimetterci i clienti”

Le associazioni fanno muro contro i mancati rimborsi del credito residuo da parte degli operatori. Si fa strada l’ipotesi delle denunce formali alla Procura. E si profila un nuovo incontro in Agcom per trovare una mediazione

Pubblicato il 16 Gen 2014

Antonello Salerno

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Le associazioni dei consumatori fanno muro contro l’intenzione di alcuni operatori di non riconoscere il credito residuo nella portabilità per gli utenti in uscita da Bip mobile. L’operatore virtuale ha interrotto il servizio alla fine del 2013 a causa di un contenzioso in atto con l’enabler Telogic. E a fronte della decisione di 3 Italia e Tiscali di rimborsare il credito residuo sotto forma di bonus, Wind sta studiando eventuali promozioni mentre Tim e Vodafone non daranno vita a iniziative specifiche, mettendo a disposizione le offerte già in campo per tutti i nuovi clienti.

Una scelta che fa infuriare Francesco Luongo, vicepresidente del Movimento per la difesa dei cittadini: “Lunedì ci sarà una nuova convocazione in Agcom – afferma – Un tavolo congiunto tra i tecnici dell’authority, gli operatori e noi associazioni. Se non si arriverà a una soluzione condivisa la vicenda sarà matura per essere sottoposta alla procura competente. Abbiamo in mente di presentare anche una diffida ai sensi del Codice del Consumo – continua Luongo – perché siamo di fronte a un comportamento lesivo nei confronti degli utenti. Ricordiamo infatti che molti clienti a oggi sono già stati acquisiti dagli operatori, e altri sono in coda, senza che siano stati finora informati della mancata portabilità del credito. Di certo inviteremo gli utenti a risolvere questi contratti e ad agire in giudizio. Infine – conclude – diffideremo l’Agcom a concludere l’istruttoria in atto, la 534 numero 13, dal momento che la scarsità di informazioni sta causando un grave disagio”.

Su una posizione simile Marco Pierani, responsabile delle relazioni istituzionali di Altroconsumo: “Siamo di fronte a un problema di garanzia di tenuta dell’intero sistema – afferma – perché se un domani dovesse ripetersi un caso del genere non possiamo consentire che passi il concetto che a rimetterci devono essere i consumatori. Mi aspetto che l’Agcom prenda un provvedimento a garanzia della stabilità del sistema. Potremmo infatti trovarci di fronte a una pratica commerciale scorretta, dal momento che molti dei consumatori che hanno finora chiesto la portabilità non sono stati informati delle politiche degli operatori sul credito residuo. Almeno a loro dovrebbe essere riconosciuto”.

Guido Dell’Aquila (Federconsumatori) esprime apprezzamento per il ruolo svolto finora da Agcom, che “ha risolto una situazione intricata”. “Ma se anche in punta di diritto si dovesse rivelare legittima la decisione di non riconoscere il credito residuo in questa situazione particolare – afferma – sarebbe comunque una scelta sconveniente: il credito residuo non sarebbe infatti una perdita, ma un piccolo investimento per acquisire un pacchetto di clienti e realizzare profitti”.

Sulla stessa linea Pietro Giordano, presidente di Adiconsum: “Questo settore non può essere un Far West – commenta – bisogna ragionare in termini di buone pratiche e di responsabilità sociale delle aziende, una scelta che tra l’altro paga sempre, anche in termini di ritorni economici e di fatturato. Credo che in questo caso il riconoscimento del credito residuo sia anche una scelta d’immagine e di marketing da non trascurare. Sono però preoccupato dal fatto che mentre si discute le richieste di portabilità continuino a correre, in quadro di scarsa informazione per gli utenti”.

Per l’Unione nazionale consumatori Dino Cimaglia è lapidario: “Le responsabilità e le conseguenza di questa situazione non possono ricadere sui consumatori, non possono essere loro a rimetterci. Pare che per gli operatori non sia chiaro che chi li sceglie per la portabilità rappresenta un valore aggiunto, e non un peso”.

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