LA CRISI

Call center: contratto nazionale e digital transformation, ricetta anti-crisi di Asstel

Il direttore Asstel Laura Di Raimondo: “Contrattazione collettiva strumento idoneo per individuare diritti, doveri e regole comuni”. E sottolinea: “La trasformazione industriale deve avvenire all’insegna dell’innovazione tecnologica”

Pubblicato il 18 Apr 2016

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I call center hanno bisogno di una trasformazione industriale. Lo ha evidenziato Laura Di Raimondo, direttore di Asstel, intervenendo al secondo incontro dell’Osservatorio sul settore dei call center tenutosi questa mattina al ministero dello Sviluppo Economico.

“Come Asstel, l’associazione di Confindustria delle imprese della filiera delle Tlc, che ricomprende anche aziende che operano nel mercato del customer care in outsourcing – ha sottolineato Di Raimondo – siamo fortemente impegnati a sostenere la trasformazione industriale del settore dei call center, alla luce dei cambiamenti che l’innovazione tecnologica produce sia in termini di processo produttivo che in termini di fruizione da parte degli utenti finali. In quest’ottica il Contratto nazionale delle Telecomunicazioni, di cui Asstel è unico titolare, che è di riferimento per l’intera filiera delle Tlc e, quindi, anche per i call center, è lo strumento più idoneo per individuare diritti, doveri, regole e garanzie minime comuni. A partire dalla definizione della clausola sociale, misura introdotta recentemente dal legislatore, rispetto alla quale siamo disponibili a lavorare da subito insieme alle organizzazioni sindacali”.

In questo contesto Asstel apprezza l’impegno del Governo e il metodo di lavoro dell’Osservatorio istituito da Mise. “Il percorso di trasformazione del settore che deve avvenire all’interno di un quadro di regole chiaro e univoco per tutti, in particolare per gli aspetti connessi al contesto normativo in materia di lavoro – ha detto – Quadro che può essere raggiunto solo mantenendo saldamente come unica sede di riferimento il Ccnl Tlc. Bisogna, infatti, evitare, come abbiamo più volte evidenziato, rischi di dumping sociale ed economico determinati dal tentativo di “polverizzazione” dei contratti collettivi, soprattutto in un settore, come quello dei call center, caratterizzato da una forte incidenza del costo del lavoro. Siamo convinti che lo sviluppo del settore passi attraverso la capacità di accrescere i livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità, e in questo l’evoluzione dei modelli di relazioni industriali giocherà un ruolo fondamentale.

Il direttore di Asstel ha poi concluso affermando che “in tema di ammortizzatori sociali siamo convinti che la soluzione ottimale sia quella di prevedere una tutela omogenea per tutte le imprese che operano nel settore del call center, fondata anche su un contributo delle aziende stesse in caso di ricorso a questi strumenti”.

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