LA PROTESTA

Call center, un flash mob contro le delocalizzazioni

Sabato 6 aprile la protesta in contemporanea a Roma, Napoli, Palermo e Catania. Il Coordinamento nazionale degli operatori di Call center: “Portare fuori dall’Italia i servizi di customer care rende sempre più precario il contesto sociale”. In prima linea i lavoratori di Almaviva Contact

Pubblicato il 02 Apr 2013

F.Me.

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Un flash mob per dire no alle delocalizzazione dei call center. Lo ha organizzato il neonato Coordinamento nazionale degli operatori di Call center, messo in piedi dagli stessi lavoratori. “L’iniziativa – fanno sapere al Corriere delle Comunicazioni – non nasce all’interno del perimetro sindacale ma fuori, senza però voler delegittimare il lavoro della rappresentanze dei lavoratori. Nel Coordinamento, infatti, ci sono parecchi iscritti ai sindacati”.

Il flash mob si terrà sabato 6 aprile in contemporanea a Roma, Napoli, Palermo e Catania. “La scelta di queste piazze non è casuale -– dicono dal comitato promotore – Dalla Capitale in giù esiste ormai un ‘Polo in dismissione’ dei customer care in outsourcing che vengono delocalizzati per abbattere il costo del lavoro e rendere sempre più precario il contesto sociale nel nostro Paese”.

Contro questa prassi aziendale il Coordinamento è riuscito ad unire la maggior parte dei lavoratori precari, partendo dal bacino di operatori di call center di Almaviva Contact SpA, la principale azienda di call center in outsourcing del Paese. “Saremo tantissimi – affermano dal comitato promotore – questo è il primo di una lunga serie di eventi attraverso i quali proveremo a sensibilizzare in modo nuovo e dinamico l’opinione pubblica su di un fenomeno, quello delle delocalizzazioni, che impoverisce il lavoro in Italia, lo rende più precario creando dumping tra le imprese e nelle gare di appalto della Pubblica amministrazione ed espone tutti i cittadini italiani possessori di un sim card con uno dei tanti gestori al problema del trattamento dei dati personali ed alla violazione della privacy”.

“Ci riuniremo in migliaia nelle principali piazze di queste città per gridare il nostro fermo e convinto NO al fenomeno delle delocalizzazioni e nel giro di pochi minuti metteremo in piedi una breve e divertente coreografia che ci permetterà di uscire dagli schemi delle tradizionali manifestazioni di protesta per provare a coinvolgere in questo modo il maggior numero di colleghi ed arrivare così più facilmente ai media ed all’opinione pubblica”.

Il Flash Mob partirà a Roma al Centro Commerciale Cinecittà 2, a Napoli nella Piazza del Plebiscito, a Palermo in Piazza Politeama e a Catania in Piazza Università. Prima e dopo il Flash Mob gli organizzatori diffonderanno un comunicato e presso degli stand allestiti dall’organizzazione sarà possibile firmare una petizione contro il fenomeno delle delocalizzazioni da consegnare ai Parlamentari eletti nelle regioni ove insistono i principali insediamenti di call center e dove maggiormente si avverte il rischio della perdita di lavoro tra i lavoratori di questo settore.

Gli organizzatori hanno dato appuntamento ai colleghi indicando alcune modalità che dovranno caratterizzare il Flash Mob: tutti dovranno essere muniti della ‘cuffietta da lavoro’ per caratterizzare la propria appartenenza alla categoria dei lavoratori precari dei call center e categoricamente nessuno dovrà portare con se bandiere o spillette o simboli dei sindacati o di alcun partito “perché – spiegano dal comitato – l’iniziativa, e tutte quelle che seguiranno se avremo successo e resteremo uniti, nasce senza sigle sindacali o politiche in modo spontaneo tra i lavoratori dei call center e così deve proseguire. Questo infatti sarà per noi il punto di partenza di una lunga mobilitazione perché la nostra è una battaglia di dignità e coerenza in difesa del lavoro e dei nostri diritti. Il nostro intento è quello di coinvolgere tutti gli operatori di call center d’Italia sia delle aziende ‘in house’, quelle titolari dei servizi di customer care, che delle aziende in outsourcing perché siamo l’anello debole del sistema delle Telecomunicazioni in Italia e dobbiamo provare a difendere il nostro lavoro e la nostra dignità con tutte le nostre forze. Laddove non riesce la politica – concludono i lavoratori – proveremo da soli a lottare uniti per difendere i nostri diritti ed il lavoro che ci siamo procacciati senza aiuti o raccomandazioni: noi siamo la generazione dei nati dopo il 1970 che adesso, stufa e sfinita, alza la testa”!

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