Nel settore telco, una nuova tappa tecnologica segna la trasformazione delle infrastrutture di comunicazione globale. AARNet, la rete nazionale per l’istruzione e la ricerca australiana, e Cisco, uno dei colossi globali delle infrastrutture di rete, hanno annunciato di aver portato a termine con successo la prima trasmissione a 400 Gbps su oltre 4.600 chilometri di cavo sottomarino esistente, il sistema Indigo che collega Australia e Singapore. Una dimostrazione tecnica che ha raggiunto una distanza totale simulata di 18.400 chilometri in loop, dimostrando la fattibilità operativa di una tecnologia destinata a rivoluzionare la capacità di trasmissione dati sotto i mari.
Si tratta della prima trasmissione commerciale su lunga distanza basata su moduli coerenti pluggable Qsfp-DD, con un significativo impatto in termini di efficienza energetica, semplicità operativa e riduzione dei costi. L’esperimento è stato condotto utilizzando la piattaforma Cisco NCS 1014, equipaggiata con moduli ottici Acacia Coherent Interconnect Module 8 (CIM 8) e con line card da 2,4 Tbps. I segnali ottici coerenti hanno viaggiato attraverso il sistema Indigo senza necessità di rigenerazione, dimostrando che le soluzioni pluggable oggi possono competere con le tradizionali architetture transponder-based anche su tratte transoceaniche.
Il successo del test ha un valore strategico per AARNet, che serve più di due milioni di utenti accademici e scientifici. L’aumento di capacità e prestazioni consente un flusso dati più efficiente per la ricerca, la collaborazione internazionale e l’accesso ai servizi cloud. Ma al di là della singola applicazione accademica, il vero messaggio che emerge è rivolto all’intero comparto telco globale: la tecnologia coerente pluggable è pronta per essere scalata anche sulle dorsali sottomarine.
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400 Gbps: una pietra miliare tecnologica e strategica
L’elemento rivoluzionario risiede nei moduli digitali coerenti (Dco), che incorporano componenti fotonici e Dsp in un unico modulo, installabile direttamente negli switch e router, senza transponder esterni. I nuovi moduli conformi allo standard Qsfp-DD 400G ZR+ consentono ai service provider di gestire direttamente il traffico Dwdm con grande flessibilità e minori costi operativi. Per Cisco, questa è la conferma che la tecnologia coerente pluggable è matura per affrontare non solo reti metropolitane e regionali, ma anche quelle sottomarine, dove i vincoli tecnici e ambientali sono più severi e la robustezza operativa è cruciale.
La semplificazione infrastrutturale derivante dall’eliminazione dei transponder, unita all’efficienza energetica e alla compatibilità con le architetture esistenti, apre scenari nuovi per la gestione delle dorsali internazionali. In un’epoca in cui il traffico dati cresce in modo esponenziale – spinto da intelligenza artificiale, cloud distribuito e applicazioni in tempo reale – soluzioni che aumentano la capacità senza ampliare proporzionalmente i costi diventano un imperativo industriale.
400 Gbps, tassello di un nuovo contesto infrastrutturale
La dimostrazione australiana si inserisce in un contesto globale in piena evoluzione. Il mercato dei cavi sottomarini è infatti al centro di una nuova ondata di investimenti. Dal 2013 al 2023 la quota di capacità sottomarina controllata dagli hyperscaler – ovvero Google, Amazon, Meta e Microsoft – è cresciuta dal 10% al 71%. Un dato che fotografa un cambiamento strutturale: da semplici affittuari di banda, questi player si sono trasformati nei principali finanziatori, progettisti e spesso proprietari delle infrastrutture fisiche.
Nel 2025 sono attivi o in fase di realizzazione quasi 600 sistemi di cavi sottomarini nel mondo, con oltre 1.700 approdi globali. Alcuni progetti, come il cavo Blue-Raman (Google) o il gigantesco sistema Waterworth (Meta), che collegherà cinque continenti su 50.000 chilometri di fibra ottica, dimostrano la portata della visione infrastrutturale di queste aziende. La loro strategia punta a costruire reti private, resilienti e performanti per supportare le proprie piattaforme e servizi digitali a livello globale.
Economie, geopolitica, rischi e opportunità
Il valore del mercato dei cavi sottomarini è oggi stimato in oltre 23 miliardi di dollari, con una proiezione che lo vede superare i 55 miliardi entro il 2034. Le regioni trainanti sono Asia-Pacifico (33%), Nord America (26%) ed Europa (20%). Secondo le analisi di settore, entro il 2027 verranno posati 68 nuovi sistemi, e circa un quarto di questi vedrà un coinvolgimento diretto degli hyperscaler.
Tuttavia, questa trasformazione porta con sé nuove sfide. Da un lato, la centralizzazione infrastrutturale nelle mani di pochi operatori privati solleva interrogativi sulla sovranità digitale, sul controllo dei dati e sulla resilienza delle reti. Dall’altro, la crescente estensione dei cavi sottomarini – infrastrutture invisibili ma strategiche – espone questi asset a vulnerabilità crescenti: attacchi cyber, sabotaggi fisici, spionaggio industriale.
Anche per questo motivo cresce l’interesse da parte dei governi e delle autorità regolatorie a presidiare un segmento di mercato finora lasciato in gran parte all’autonomia del settore privato. L’Unione Europea ha già avviato iniziative per rafforzare la sicurezza delle infrastrutture digitali critiche, mentre gli Stati Uniti hanno rafforzato i controlli sugli investimenti esteri nei cavi che approdano su territorio nazionale.
Un mercato in transizione, tra innovazione e sfide normative
La dimostrazione di AARNet e Cisco arriva in un momento di grande trasformazione per l’intero ecosistema telco. Da un lato, le soluzioni tecnologiche si fanno più agili, flessibili ed efficienti: i moduli pluggable da 400 Gbps promettono di democratizzare l’accesso alla banda ultra larga, riducendo la complessità e il costo delle reti sottomarine. Dall’altro, la centralizzazione infrastrutturale spinge il mercato verso nuovi equilibri, in cui il ruolo delle telco tradizionali rischia di ridursi se non accompagnato da una forte capacità innovativa.
La sfida è anche normativa e geopolitica. Occorre trovare un equilibrio tra investimento privato e controllo pubblico, tra efficienza industriale e sicurezza strategica. In Europa si fa strada l’idea di una governance condivisa, capace di garantire standard comuni, interoperabilità e trasparenza nell’accesso alle infrastrutture.