E’ un precedente cruciale. Che illumina un lieve ma eloquente scivolamento di prospettiva della Commissione Ue. Da inizio anno il mercato all’ingrosso del broadband fisso in Romania è il primo in Europa ad entrare in territorio di deregolamentazione totale. Ancom, l’Authority di Bucarest, ha infatti deliberato l’archiviazione di tutti gli obblighi in materia di accesso e prezzi in capo all’incumbent locale, Telekom Romania Communications. Non era ancora mai accaduto nel blocco comunitario. La decisione muove dalla constatazione che il mercato rumeno della banda larga ha ormai raggiunto un livello adeguato di concorrenza. Tale quindi da giustificare la soppressione di tutti i rimedi ex-ante.
E fatto ancor più rilevante Ancom ha anche incassato la “benedizione” di Bruxelles, conditio sine qua non per dare attuazione alla delibera. Con lettera firmata dal numero uno della Direzione Generale Connect, Roberto Viola, la Commissione ha notificato al Garante di non avere alcuna obiezione allo schema di delibera. Nel quale, a suffragio della decisione, si conclude che nessun operatore del paese può ormai essere rubricato come titolare di un significativo potere di mercato. Dal momento che “il 66% della popolazione rumena vive in aree coperte da almeno tre operatori broadband, e l’84% in aree dove ne operano almeno due”.
Cosicché la Romania assurge oggi a caso unico in Europa di piena deregulation nell’ambito del segmento all’ingrosso della banda larga. La decisione per altro manda in frantumi le speranze dei due principali operatori mobili del paese, Orange e Vodafone, di ottenere un accesso regolato alle infrastrutture BB dei propri concorrenti. Certo, nella sua lettera la Commissione ammette che il mercato rumeno possiede caratteristiche significativamente differenti rispetto a quelle di gran parte dei paesi Ue. Dove, naturalmente, la rimozione degli obblighi è ancora molto lontana.
E c’è chi, come l’associazione ECTA che rappresenta i piccoli operatori europei, non perde occasione per denunciare, con tanto di cifre alla mano, uno strisciante indietreggiamento della concorrenza in diversi paesi con conseguente rischio di resuscitare vecchi monopoli. Senza contare la posizione di ferma intransigenza assunta dall’antitrust Ue sulla febbre da consolidamento che continua ad attraversare l’Europa.
Eppure, secondo alcuni osservatori, la Commissione mostra una volta di più con il suo via libera di volere per certi versi voltare pagina. Mantenendo certo una stretta sorveglianza sulle condizioni di concorrenza dei mercati nazionali, ma provando a conciliare quest’ottica con una maggiore attenzione al nodo cruciale degli investimenti. Tant’è vero che, a quanto si vocifera, nella proposta sulla revisione del framework europeo delle tlc, su cui dovrebbe alzarsi il sipario in giugno, la “carota” della deregulation dovrebbe essere esplorata entro certi limiti per invogliare gli operatori ad investire nelle aree rurali. Una priorità per il commissario europeo alla digital economy, Günther Oettinger.