Agcom risponde alla consultazione della Commissione Ue sul Digital Networks Act, mettendo in guardia contro modifiche radicali al quadro regolatorio europeo attuale.
Secondo l’Autorità, la situazione degli investimenti nelle infrastrutture digitali nell’Unione Europea e la copertura delle reti Ftth (Fiber to the Home) non è così negativa da giustificare nuovi obiettivi settoriali o una trasformazione radicale del quadro normativo in vigore. In questo senso, si legge nel documento, “un eventuale cambiamento drastico del regime regolatorio potrebbe generare effetti collaterali indesiderati, in particolare sul fronte della concorrenza e degli investimenti, che invece necessitano di un contesto stabile e prevedibile per poter prosperare”.
Indice degli argomenti
Difesa dell’attuale approccio regolatorio
Nella sua analisi, Agcom ribadisce che l’attuale contesto economico non giustifica l’abbandono del modello di regolazione asimmetrica ex ante, che ha finora garantito l’apertura del mercato alla concorrenza, favorito gli investimenti in reti ad altissima capacità (Vhcn – Very High Capacity Networks) e generato benefici concreti per gli utenti finali. Inoltre, sottolinea l’importanza della gestione centralizzata dello spettro radio, pur riconoscendo la necessità di migliorarne l’adattabilità alle specificità nazionali.
Un mercato ancora nazionale, non pan-europeo
Agcom ricorda che i mercati delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica “restano principalmente mercati nazionali, un tratto distintivo del settore. Al momento, infatti, non esistono vere reti pan-europee di comunicazione elettronica”. In questo contesto, l’attuale regime di autorizzazione previsto dal Codice europeo appare adeguato, consentendo un monitoraggio efficace da parte delle autorità. In particolare, un sistema privo di notificazioni, adottato solo da un numero limitato di Stati membri, non sarebbe adatto al mercato italiano.
No alla deregulation mascherata da semplificazione
Sebbene l’Unione punti a semplificare il quadro normativo, Agcom avverte che la semplificazione non deve diventare sinonimo di deregulation. Il settore delle comunicazioni elettroniche, secondo l’Autorità, ha ancora bisogno di una regolazione ex ante per affrontare le persistenti criticità concorrenziali in molti mercati nazionali.
Spettro radio: durata delle licenze, nessun bisogno di estensione
Nel capitolo dedicato allo spettro radio, Agcom non rileva la necessità di estendere la durata dei diritti d’uso delle frequenze, contrariamente a quanto suggerito da alcuni stakeholder.
5G stand alone: la domanda come leva per lo sviluppo
Quanto ai ritardi evidenziati dalla Commissione Ue nel dispiegamento del 5G stand alone, Agcom sottolinea che la leva principale per accelerarne la diffusione dovrebbe essere la domanda di nuovi servizi, la cui importanza andrebbe maggiormente valorizzata nelle politiche comunitarie.
Anche per quanto riguarda l’allocazione delle frequenze, l’Autorità ritiene fondamentale tenere seriamente conto delle differenze nazionali, evitando approcci standardizzati che potrebbero risultare inefficaci.
Level Playing Field: includere le Cdn nel quadro regolatorio
Agcom si dichiara favorevole a un aggiornamento del perimetro dei soggetti regolamentati nell’ambito delle comunicazioni elettroniche. In particolare, suggerisce di estendere la regolamentazione anche alle CDN (Content Delivery Network). Si tratta di infrastrutture che migliorano la distribuzione dei contenuti web memorizzando copie di file (immagini, video, script, ecc.) su server geograficamente distribuiti. Questo sistema consente agli utenti di accedere ai contenuti da un server fisicamente vicino, migliorando le prestazioni e l’efficienza della rete.
5G e slicing: opportunità non ancora colte in Europa
Infine, Agcom rileva che i benefici delle tecnologie 5G avanzate, in particolare lo slicing e la virtualizzazione delle funzioni di rete, non sono ancora stati pienamente compresi in Europa. Queste tecnologie, secondo l’Autorità, potrebbero rappresentare una leva fondamentale per lo sviluppo di applicazioni verticali innovative, ma richiedono un maggiore riconoscimento e supporto istituzionale.