No all’iper-regolamentazione che si prefigura con il Digital networks act (Dna) europeo: la Computer & communications industry association (CCIA Europe) ha risposto alla call for evidence della Commissione europea sul Dna e ribadisce la contrarietà alla soluzione “taglia unica” che accomunerebbe telco e over the top nelle disposizioni normative. No anche all’introduzione di tariffe di rete.
CCIA Europe – si legge nel documento inviato a Bruxelles – condivide gli obiettivi di semplificazione e armonizzazione normativa e accoglie con favore gli sforzi e i contributi della Commissione per individuare i possibili miglioramenti in questo ambito. Tuttavia, l’associazione esorta Bruxelles a rispettare il principio di migliorare la regolamentazione e a non introdurre tariffe di rete: “una proposta ingiustificata, respinta 10 anni fa e in due recenti consultazioni, intrinsecamente controproducente per gli obiettivi del Decennio digitale europeo e per i più ampi obiettivi di digitalizzazione”.
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Digital networks act, la CCIA boccia le ipotesi di intervento normativo
La Computer & Communications Industry Association (CCIA) è un’associazione internazionale senza scopo di lucro che rappresenta un ampio spettro di aziende del settore informatico, delle comunicazioni e di Internet. CCIA Europe contribuisce attivamente all’elaborazione delle politiche dell’Ue dal 2009.
Nella risposta alla call for evidence sul Digital networks act, l’associazione esorta la Commissione europea ad “astenersi dal perseguire interventi normativi ingiustificati nel settore di Internet e dell’interconnessione IP“.
Invece la Commissione dovrebbe invece “dare priorità a misure dal lato della domanda che promuovano l’adozione diffusa delle tecnologie digitali, salvaguardino la natura aperta e competitiva del mercato delle telecomunicazioni e sostengano gli obiettivi a lungo termine dell’Europa in materia di innovazione, connettività e leadership digitale”.
“Le norme per le Tlc non valgono per cloud provider e Ott”
“La semplificazione non dovrebbe tradursi in un approccio univoco. La complessità dell’ecosistema Internet non giustifica la regolamentazione di tutti i suoi diversi attori, reti e servizi allo stesso modo”, scrive CCIA Europe. L’associazione suggerisce alla Commissione di non estendere il quadro normativo specifico per le telecomunicazioni, ovvero il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, ai fornitori di contenuti e applicazioni, ai fornitori di servizi cloud, alle reti per la distribuzione di contenuti (Cdn) o ai servizi Ott (Over-the-top).
“Si tratta di attori molto diversi – spiega il documento – che offrono servizi fondamentalmente diversi rispetto ai tradizionali operatori di telecomunicazioni (ovvero, non necessitano di accesso alla numerazione pubblica, non forniscono connettività dell’ultimo miglio né possono fornire comunicazioni di emergenza end-to-end). Le norme concepite per reti o servizi di telecomunicazione specifici, come ad esempio il regime di autorizzazione generale, non dovrebbero essere estese indiscriminatamente alle reti private o ai servizi di comunicazione interpersonale indipendenti dal numero (Niics), che sono distinti e richiedono un approccio normativo diverso”.
CCIA Europe raccomanda anche “cautela nell’integrare altri strumenti legislativi, come il Codice delle comunicazioni elettroniche, il Regolamento Berec, il Regolamento sull’open Internet o il Programma sulla Politica dello Spettro Radio, nell’ambito di applicazione del Digital networks act”, perché “ampliare il quadro normativo potrebbe rischiare di ridurne l’efficacia e la chiarezza. In particolare, ravvisiamo un valore aggiunto limitato nel rivisitare l’attuale struttura di governance, che riteniamo ben funzionante”.
Interconnessione IP: comportamento “anticoncorrenziale” dalle telco
CCIA Europe prosegue affermando che il potere contrattuale degli operatori nel mercato dell’interconnessione IP è equilibrato. Anzi, “i pochi problemi nel mercato dell’interconnessione IP derivano dal comportamento delle società di telecomunicazioni. Le prove raccolte dal Berec attraverso i suoi workshop con gli stakeholder indicano che i pochissimi problemi emersi in questo settore sono stati tipicamente legati al comportamento anticoncorrenziale degli operatori di telecomunicazioni che detengono un significativo potere di mercato”.
In particolare, il Berec ha scritto che “le controversie in genere coinvolgono fornitori di servizi di interconnessione IP integrati verticalmente che abusano del loro monopolio di terminazione per introdurre tariffe per l’IP-IC” e segnala che diversi stakeholder hanno menzionato come le società di telecomunicazioni implementino “strategie […] per sfruttare il loro monopolio di terminazione per estorcere pagamenti ad altri operatori di mercato”.
Le proposte per il Digital networks act. No alle tariffe di rete
Il suggerimento di CCIA Europe sul Digital networks act è di non regolamentare il mercato dell’interconnessione IP: “Non vi è alcuna giustificazione per un intervento normativo nel mercato dell’interconnessione IP, poiché tutti i dati indicano che l’ecosistema è competitivo”, scrive l’associazione. “Regolamentare il mercato dell’interconnessione IP con un meccanismo di risoluzione delle controversie significa introdurre tariffe di rete. Questa proposta è ingiustificata, è già stata respinta in due consultazioni pubbliche, finirebbe per distruggere l’Internet aperto e ostacolerebbe definitivamente le ambizioni dell’Europa di essere un leader digitale e tecnologico”.
Risoluzione delle controversie: un fair share mascherato?
Il meccanismo di risoluzione delle controversie è una delle proposte avanzate da Connect Europe (ex Etno) nel 2022, come mezzo per introdurre un “fair share”, secondo CCIA Europe. Infatti, tra i “possibili strumenti per un risarcimento diretto”, un rapporto Axon commissionato dall’allora Etno suggerisce “un meccanismo di risoluzione delle controversie efficace e obbligatorio” e fa esplicito riferimento al meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dall’articolo 26 del Codice delle comunicazioni elettroniche.
“Tale meccanismo consentirebbe ai grandi fornitori di servizi Internet (ISP) di promuovere il peering a pagamento attraverso ripetute controversie, creando di fatto un precedente per l’imposizione di tariffe di rete obbligatorie”, scrive l’associazione. “Se applicato al transito, dove il pagamento tradizionalmente fluisce verso il fornitore a monte che offre una copertura globale, ciò invertirebbe i modelli esistenti, incentivando gli operatori di telecomunicazioni a trarre profitto dal traffico in entrata. Il risultato sarebbe una ridotta flessibilità nell’interconnessione, una struttura di incentivi distorta e un danno sproporzionato per le PMI, che dipendono fortemente dal transito per raggiungere le reti di telecomunicazioni”.
Il Digital networks act non sconvolga l’ecosistema delle Tlc
Per CCIA Europe la premessa alla base della consultazione sul Digital networks act, ovvero che l’ecosistema delle telecomunicazioni non sta funzionando bene e necessita di una radicale revisione normativa, è errata.
La relazione della Commissione sui progressi del Decennio digitale 2025 – argomenta l’associazione – mostra che la maggior parte degli Stati membri europei è sulla buona strada o in anticipo rispetto agli obiettivi di connettività, con la copertura di reti ad alta velocità e 5G in costante progresso.
Perciò “il vero ostacolo alla competitività digitale dell’Europa non risiede nello sviluppo delle infrastrutture, ma nell’adozione e nell’innovazione digitale“. Le proposte inserite nel Digital networks act come l’introduzione di tariffe di rete o la regolamentazione dell’interconnessione IP “perturberebbero un mercato ampiamente funzionante, minerebbero la neutralità della rete, soffocherebbero l’innovazione e, in definitiva, farebbero deragliare gli obiettivi dell’Ue per il Decennio digitale 2030”.
Decennio digitale: norme semplificate, stimolo alla domanda e mercato competitivo
Il documento inviato a Bruxelles conclude: “Anziché introdurre una regolamentazione inutile e controproducente, CCIA Europe suggerisce alla Commissione di concentrarsi sulla semplificazione del quadro normativo, sulla promozione di misure orientate alla domanda, sul sostegno alle startup e alle Pmi innovative e sul mantenimento di un ambiente competitivo nel settore delle telecomunicazioni che incoraggi gli investimenti e tuteli i consumatori”.
Le altre raccomandazioni per la Commissione sono di attenersi agli obiettivi dichiarati del Digital networks act di armonizzare e semplificare, ove necessario, e “Sostenere gli sforzi di collaborazione esistenti guidati dall’industria; mantenere un quadro normativo chiaro; armonizzare le norme sullo spettro; promuovere l’uso delle tecnologie satellitari“.