La Coalizione del Cloud e Fixed Wireless Access (CFWA) risponde alla consultazione sul Digital Networks Act della Commissione europea, e chiede attenzione al ruolo delle Piccole e medie imprese, alla regolamentazione dello spettro e alla necessità di evitare politiche di consolidamento dannose per i piccoli operatori locali.
Indice degli argomenti
Cos’è il Digital Networks Act e perché è centrale per la connettività in Europa
Il Digital Networks Act, in fase di elaborazione da parte della Commissione Europea, rappresenta un passaggio cruciale nella ridefinizione del quadro normativo per le infrastrutture digitali del continente. L’obiettivo è semplificare e armonizzare la regolamentazione delle comunicazioni elettroniche, rispondendo a tre criticità principali: frammentazione del mercato unico, mancanza di innovazione e complessità normativa eccessiva.
Attraverso una proposta legislativa prevista per il quarto trimestre 2025, il Dna punta a superare gli ostacoli attuali incentivando la transizione verso tecnologie come la fibra ottica, il 5G e l’edge computing, e introducendo misure di semplificazione, armonizzazione dello spettro radio, rafforzamento della governance e garanzia della neutralità della rete.
Cfwa: chi è e perché ha partecipato alla consultazione
La Coalizione del Cloud e Fixed Wireless Access (CFWA) riunisce operatori italiani, prevalentemente Pmi, attivi nella fornitura di connettività tramite reti wireless fisse e cloud.
Nella risposta alla consultazione pubblica del 10 luglio 2025, Cfwa ha espresso una posizione chiara: il Digital Networks Act deve evitare che il nuovo impianto normativo favorisca un consolidamento del mercato dannoso per la concorrenza, l’innovazione e la copertura capillare.
Nessuna innovazione senza mercato
Uno dei passaggi più significativi nella risposta di Cfwa è la critica all’approccio della Commissione, ritenuto eccessivamente orientato verso un modello “top-down”. Secondo la Coalizione, l’innovazione nasce dal mercato e non dalle norme, e il rischio è che un’eccessiva regolazione rallenti invece che incentivare l’evoluzione tecnologica.
Come esempio, CFWA cita il contesto statunitense, dove mancano regolazioni invasive come la network neutrality o l’obbligo di trasparenza tariffaria, mentre persino la regolamentazione sull’AI è stata sospesa. L’Europa, invece, rischia – secondo Cfwa – di introdurre norme che penalizzano le Pmi, pur avendo esse garantito la connessione in territori dove i grandi operatori non hanno mai investito.
Il pericolo di una regolamentazione simmetrica
Cfwa lancia un allarme chiaro contro l’introduzione di una regolazione simmetrica che equiparerebbe gli obblighi degli operatori dominanti e delle piccole realtà locali. Secondo la Coalizione, questo meccanismo rappresenta un rischio concreto per la sopravvivenza stessa degli operatori minori, annullando ogni vantaggio competitivo maturato attraverso investimenti diretti nelle infrastrutture.
In particolare, le imprese Fwa che operano in aree a fallimento di mercato – dove nemmeno gli incumbent hanno mai investito – verrebbero obbligate a condividere le loro reti, senza un contesto che premi tale apertura. Un danno enorme in termini di incentivo all’investimento e di resilienza territoriale.
Fwa e spettro radio: servono regole a misura di Pmi
Un altro punto cardine dell’intervento Cfwa riguarda la gestione dello spettro radio, da sempre cruciale per gli operatori Fwa. La Coalizione propone l’introduzione di un regime autorizzativo semplificato e “investment friendly”, con costi minimi e meccanismi “use or lose” per evitare l’accaparramento di frequenze da parte di pochi grandi player.
Cfwa si oppone inoltre alla proposta di licenze a lunga durata che favorirebbero forme di concentrazione, e chiede che anche le Pmi locali possano accedere allo spettro in modo equo. Inoltre, contesta duramente la possibilità che le frequenze più pregiate vengano rinnovate a costo zero per i grandi gruppi, ritenendola una misura distorsiva e lesiva del mercato.
Neutralità della rete e parità di condizioni
Sul tema della neutralità della rete, Cfwa si schiera a difesa dell’open internet, ma chiede coerenza: anche i fornitori di contenuti e servizi digitali devono essere soggetti agli stessi obblighi, per evitare discriminazioni tecnologiche o accordi esclusivi con singoli operatori.
In particolare, la Coalizione segnala il rischio di accordi verticali tra Telco e OTT che limitano la libera scelta dell’utente finale. Il DNA, secondo Cfwa, deve promuovere un “level playing field” autentico, evitando che l’equilibrio concorrenziale venga alterato da scelte commerciali esclusive.
Nessun obbligo di condivisione per le reti in fibra private
Uno dei punti più critici della risposta Cfwa riguarda la regolazione dell’accesso alle reti in fibra. La Coalizione respinge con forza qualsiasi imposizione di obblighi simmetrici su infrastrutture realizzate con fondi privati da operatori locali, spesso nati come startup e sviluppatisi seguendo il modello del “ladder of investment”.
Imporre l’accesso obbligatorio significa scoraggiare l’investimento privato e azzerare gli sforzi compiuti, soprattutto da chi ha operato in condizioni di mercato marginali. Cfwa propone un criterio dimensionale (legato al fatturato) per escludere le Pmi dagli obblighi simmetrici, salvaguardandone la funzione di presidio nelle aree più fragili del Paese.
Governance: rafforzare Berec senza esautorare le autorità nazionali
Sul piano della governance, Cfwa riconosce l’importanza di rafforzare il ruolo del Berec per promuovere un mercato unico digitale, ma mette in guardia contro il rischio di centralizzazione a Bruxelles, che finirebbe per penalizzare la capacità regolatoria degli Stati membri.
Il ruolo delle autorità nazionali – come Agcom in Italia – deve restare centrale, soprattutto in presenza di specificità orografiche, economiche e infrastrutturali che richiedono interventi calibrati. La posizione Cfwa è chiara: sì a una governance europea più forte, ma no alla cancellazione dell’identità locale.
Un mercato unico, ma con pluralismo e sostenibilità
Cfwa chiude la propria risposta alla Commissione con un appello chiaro: il Digital Networks Act deve promuovere l’integrazione europea senza sacrificare la diversità. Gli operatori locali – soprattutto quelli attivi nel Fixed Wireless Access – rappresentano una risorsa strategica per la digitalizzazione, l’occupazione, la resilienza sociale e la coesione territoriale.
Nel documento si ricorda, ad esempio, come proprio gli operatori Fwa abbiano garantito la connettività durante eventi catastrofici come i terremoti in Italia, intervenendo rapidamente dove altri non arrivavano.
L’Europa, per Cfwa, ha bisogno di una legge realistica, proporzionata, e coerente con le capacità dei singoli Stati, in grado di tutelare tanto le grandi ambizioni digitali quanto il tessuto imprenditoriale locale.