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Frequenze 5G, all’orizzonte la proroga delle licenze al 2037



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Agcom dà un primo via libera al rinnovo senza esborso per gli operatori, ma a fronte di investimenti infrastrutturali; seguirà una nuova consultazione pubblica per i dettagli tecnici. Intermonte: “Possibile accordo di Ran sharing tra operatori e impatti positivi per Tim. Per le torri 5G standalone e il modello Ran-as-a-service prospettive di lungo periodo”

Pubblicato il 10 dic 2025



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Le licenze per le frequenze 5G in scadenza nel 2029 potrebbero essere prorogate fino al 31 dicembre 2037: per gli operatori tlc arriva il primo via libera dell’Agcom, a valle della seconda consultazione pubblica, al rinnovo dei diritti d’uso a fronte degli investimenti. Si eviterebbe così una nuova gara – un esito auspicato da tempo dalle telco italiane che chiedono il rinnovo gratuito o a costi molto contenuti delle licenze attuali.

Il rinnovo permetterebbe alle telco di destinare le risorse al potenziamento delle reti 5G, piuttosto che al costo di una nuova asta delle frequenze.

5G, Agcom favorevole al rinnovo delle frequenze al 2037

L’Autorità, rispetto ai due modelli posti in consultazione, ovvero il rinnovo di tutte le frequenze in scadenza, senza esborso per gli operatori ma a fronte di investimenti, e il rinnovo per larga parte delle frequenze e il resto messo a gara, si è espressa per il primo modello.

Agcom ha consolidato l’indirizzo verso il rinnovo dei diritti d’uso delle frequenze nelle bande 800, 900, 1400, 1800, 2100, 2600 e 3400-3600 MHz, nonché la proroga per la banda 28 GHz, fino al 31 dicembre 2037.

Tale indirizzo, fa sapere l’authority, volto a garantire la continuità dei servizi e sostenere gli investimenti nel 5G standalone, subordina il rinnovo alla definizione di obblighi di copertura tecnicamente evoluti (che includano parametri di qualità quali latenza e densità di connessioni) e, secondo quanto apprende Radiocor, all’imposizione di un obbligo di accesso wholesale rafforzato (inclusivo di spectrum sharing e network slicing) a carico degli operatori con maggiore dotazione spettrale (Fastweb-Vodafone, Tim, Wind Tre) a beneficio dei soggetti con minore spettro e degli Mvno.

Una decisione per la sostenibilità delle tlc

L’attesa della filiera delle tlc è di un segnale sulle frequenze 5G anche nell’attuale manovra di bilancio, ben prima quindi della scadenza. Su questo punto probabilmente arriveranno ulteriori indicazioni dopo l’incontro in programma al Mimit con Asstel e i sindacati di categoria.

A gennaio è attesa la nuova consultazione di Agcom, la terza, per fare luce sugli aspetti più tecnici e su come si espliciterà l’obbligo di accesso rafforzato. Poi, conclusa anche la terza consultazione, l’Autorità darà il suo parere al Mimit.

Riguardo alle motivazioni, si legge nel documento Agcom visionato da Radiocor, “dagli esiti della consultazione è emersa una netta preferenza del mercato per l’opzione rinnovo, ritenuta l’unica via per garantire la sostenibilità economico-finanziaria del settore e sostenere gli investimenti necessari per lo sviluppo del 5G standalone. Tale indirizzo risulta inoltre allineato con le recenti best practice europee, che privilegiano l‘estensione dei diritti d’uso in cambio di impegni infrastrutturali rispetto all’espletamento di nuove procedure competitive onerose”.

Gli operatori italiani, ricorda Intermonte, dal 2010 hanno visto ridursi i ricavi di quasi un terzo a causa della forte pressione competitiva e nel 2018 hanno speso 6,5 miliardi di euro in una gara per lo spettro particolarmente aggressiva che ha drenato risorse destinate alla realizzazione della rete 5G

Le implicazioni per Tim e la possibile Jv con Fastweb e WindTre

“Nella nostra SOP su Tim abbiamo recentemente incorporato, ad una probabilità del 66%, i benefici dal possibile rinnovo a condizioni agevolate o gratuite delle licenze spettro in scadenza nel 2029 (NPV di 2,1 miliardi di euro, pari a circa 0,06 euro/azione sul nostro TP di 0,65 euro), in cambio di impegni su maggiori investimenti di rollout“, commenta Intermonte.

In questo contesto, proseguono gli analisti, “il 5G standalone richiederà nuove infrastrutture non più ancorate alle torri 4G. Per contenere i costi di rollout, gli operatori potrebbero ricorrere ad un accordo di Ran sharing (condivisione degli apparati attivi)”.

Sempre secondo Intermonte, “Un’eventuale JV Tim/Fastweb/WindTre (benefici non ancora inclusi nella nostra SOP) potrebbe garantire risparmi significativi sui Capex, contribuire a deconsolidare la leva e migliorare i ritorni sugli investimenti, con rischi antitrust inferiori rispetto a ipotesi di consolidamento diretto soprattutto se saranno previste garanzie di accesso wholesale a condizioni fair e non discriminatorie”.

5G standalone, le implicazioni per Inwit nel lungo termine

Proprio il fatto che per lo sviluppo del 5G standalone sarà necessaria una nuova infrastruttura indipendente dal 4G porta Intermonte a intravedere nuove opportunità per Inwit, grazie a maggiori investimenti in densificazione della rete, copertura e nuove richieste di ospitalità sulle torri.

“Tuttavia – aggiungono gli analisti -, nel breve-medio termine è plausibile che i Mno privilegeranno l’aggiornamento degli apparati attivi con tecnologie più performanti, procedendo in un secondo momento alla densificazione delle reti – attività da cui Inwit trarrebbe maggior beneficio. In questo contesto, lo scenario più probabile resta quello di un accordo di Ran sharing tra gli Mno, generalmente meno favorevole per Inwit”.

L’eventuale creazione di una joint venture tra tre operatori (ad esempio Tim, Fastweb e WindTre) per la condivisione delle infrastrutture attive sarebbe dunque un maggior vantaggio pet le telco, ma non genererebbe benefici diretti o immediati per Inwit.

Secondo Intermonte, invece, “il modello più favorevole per Inwit resta quello del Ran-as-a-Service, anche se al momento ci sembra poco probabile. In quest’ultimo scenario, gli operatori cederebbero a Inwit gli apparati attivi tramite un’operazione di sales & leaseback, permettendole di gestire la rete in modalità neutral host con il supporto di contratti Msa pluriennali. Questo garantirebbe a Inwit maggiore visibilità sui ricavi e stabilità dei flussi di cassa nel lungo periodo”.

Cellnex a Telco per l’Italia: il modello neutral host

Cellnex vede nel modello “neutral host” un pilastro per lo sviluppo infrastrutturale delle reti del futuro. Lo ha affermato il direttore strategico Antonio Rita alla recente edizione dell’evento CorCom Telco per l’Italia. Rita ha indicato che la parte di accesso radio (Ran) rappresenta oggi circa il 40% del Capex e il 25% dell’Opex delle telco.

Consolidare la Ran attraverso un modello di “RanCo” (cioè un soggetto che concentra le risorse Ran e le gestisce in modo condiviso) può generare ampie efficienze: per le tower-co, rende gli asset più preziosi (passivo + attivo), per gli operatori riduce il Tco, spostando investimenti da Capex a Opex, e apre la strada a nuovi attori (come operatori verticali, Mvno, servizi specialistici).

Cellnex sottolinea anche un problema di reale copertura del 5G: pur essendoci “circa il 90% di copertura 5G in Italia”, secondo Rita si tratta più di una “illusione ottica”, perché la copertura indoor reale è ferma al 40%. La densificazione della rete — con torri, small cell, edge, neutral host — è quindi vista come necessaria per colmare il gap.

Rinnovo frequenze, la posizione del governo italiano

Il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti ha di recente dichiarato che il rinnovo delle frequenze 5G in scadenza al 2029 “non può essere automatico”, ma — anche anche sottolineato — lo Stato non deve usare lo spettro come fonte di cassa, a condizione che le telco si impegnino in “precisi investimenti”.

Sono convinto che l’Agcom condivida l’approccio regolato“, ha affermato Butti. “L’opzione sarà mista, è importante che il tavolo che già sta lavorando arrivi a una conclusione con la massima soddisfazione per tutti. Ora bisogna investire sul futuro, aiutando un settore che oggettivamente ha difficoltà”.

Gli operatori Tlc, dopo la scorsa asta delle frequenze, “non hanno avuto più i fondi e le risorse necessarie per investire nel futuro. Questo è un problema serio”, ha detto ancora Butti.

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