L’intelligenza artificiale cambia la gestione e la natura stessa delle reti Tlc, portando livelli sempre più alti di automazione, prevedibilità e sostenibilità. Al tempo stesso l’Ai crea nuove sfide per le reti, perché, per supportare le applicazioni di intelligenza artificiale, occorre una connettività sempre più performante, con bassissima latenza e grande capacità. Ancora una volta, le telco sono chiamate a investire in tecnologie e a creare servizi. 5G ed edge computing si uniscono a questi elementi per completare un quadro che le telco devono necessariamente trasformare a proprio vantaggio.
Questi i temi al centro della tavola rotonda “Reti intelligenti: infrastrutture evolute per un futuro connesso”, che si è tenuta all’interno dell’edizione invernale di Telco per l’Italia mettendo a confronto esperienze e visioni di Davide Di Labio, Associate partner di Kpmg, Massimo Motta, General manager di Opnet, Andrea Mondo, Technology & operations director di Inwit, Antonio Rita, Strategy & transformation director di Cellnex, e Andrea Spaccapietra, Head of cloud, software and services di Ericsson South Europe & Eurasia.
Indice degli argomenti
Di Labio (Kpmg): “L’Ai trasforma il consumo di dati, fondamentale l’esperienza utente”
L’Ai è il cuore di una nuova infrastruttura industriale al cui centro ci sono rete, data center e energia, ha esordito Di Labio citando Nvidia e OpenAI. Ma, al di là della vision, l’Ai sta già radicalmente cambiando il modo di consumare dati da parte degli utenti finali: non solo cresce il traffico, ma cresce l’uplink, sul mobile come sul fisso. Agenti Ai e crowler generano ulteriore traffico sulle reti e richiedono nuova attenzione a metriche come latenza ed esperienza.
Tutti questi elementi modificano il modo di costruire e gestire le reti: cambiano le architetture, le reti devono essere sempre più programmabili e vicine all’utente, nonché complementari con altre tecnologie come Fwa e satellite.
Cambiano anche le alleanze industriali – da un lato incumbent e challenger (fintech, utility, ecc.) e dall’altro gli hyperscaler – e le collaborazioni o la competizione saranno basate sui nuovi parametri di qualità.
Sulla qualità dell’esperienza dell’utente finale, tra l’altro, ha ricordato Di Labio in base a dati Kpmg-Hookla, l’Italia evidenzia un gap con il resto dell’Europa, dove si posiziona 15ma: vuol dire che le nostre reti non sono ancora all’altezza della sfida dell’Ai, che esige un’esperienza impeccabile nell’erogazione dei servizi per consumatori e imprese.
Motta (Opnet): “L’Ai nelle reti estende le capacità umane“
Opnet, società wholesale entrata nel gruppo WindTre, si posiziona come abilitatore per i piccoli-medi operatori di prossimità, i più vicini a imprese e clienti finali. Il general manager Motta ha sottolineato che Ai, 5G standalone e slicing di rete si uniscono nelle reti del prossimo futuro per permettere alle telco di fornire servizi su misura per i clienti, ovunque, anche nelle aree remote, e rispondendo ai picchi di domanda (come nei grandi eventi outdoor).
In particolare, l’Ai permette di configurare le reti secondo le esigenze specifiche di operatori e utenti finali, portando, di fatto, una “estensione delle capacità umane“.
Con l’Ai, dunque, l’aggiornamento tecnologico delle reti è un must, ma non solo: le telco devono investire nell’integrazione dei dati rendendoli fruibili per l’intelligenza artificiale.
Ha concluso Motta: gli operatori sono chiamati a trasformarsi lungo tre direttici: sostenibilità (di business), ambientale (riduzione dei consumi di energia) e sociale, visto che portano le reti e le tecnologie su tutto il territorio, anche nelle aree in digital divide.
Mondo (Inwit): “Le tower co abilitatori di trasformazione digitale”
Mondo di Inwit ha ricordato i numeri della principale tower co italiana – 25mila macro torri e oltre 700 coperture indoor Das in Italia – posizionandola come “abilitatore di connettività e di trasformazione digitale” e ricordando che il concetto di “una torre per un operatore” è ormai superato. Oggi Inwit rientra, dunque, nel paradigma del neutral host, con più operatori telco, ma anche utility e altre imprese, ospitati sulla stessa torre (con una media di tenancy di 2,3-2,4).
L’Ai è entrata a pieno titolo nella gestione di queste torri in quanto dotate di gateway connessi a meter e IoT: sono dunque “abilitatori di use case” – inclusi quelli dell’Ai – per telco, utility e altre imprese.
L’Ai ha anche cambiato la manutenzione delle torri, con alti livelli di predittività, potenziata dagli agenti Ai. Inoltre Inwit ha creato i digital twin delle sue infrastrutture, da cui raccoglie e analizza con l’Ai i dati per fornire indicazioni agli utenti su elementi quali lo spazio di hosting.
Infine, le torri di Inwit lavorano a favore della sostenibilità, perché aiutano nel monitoraggio ambientale, come dimostra l’alleanza della tower co con Wwf e Legambiente. Con le telco Inwit lavora sui progetti smart city (come a Roma), aiutando gli operatori a cablare spazi che vanno dalle piazze alla metropolitana.
In questo modo, ha concluso Mondo, le tower co si candidano al ruolo di abilitatori di efficienza per il sistema paese, visto che agiscono da infrastruttura condivisa ed evitano le spese per le duplicazioni di rete. Inwit ha in piano di investire 1,5 miliardi di euro di qui al 2030 per ampliare le sue infrastrutture sia indoor che macro e sosterrà anche i nuovi sviluppi dell’Ai e dell’edge computing, ovvero l’elaborazione locale dei dati che permette di ridurre la latenza.
Rita (Cellnex): “Verso il consolidamento 2.0 con le RanCo”
Il consolidamento 2.0 e il paradigma della RanCo sono stati al centro dell’intervento di Rita di Cellnex: la Ran, infatti, rappresenta circa il 40% del capex e il 25% dell’opex delle telco e il consolidamento della rete di accesso radio può generare grandi efficienze. Come? Ancora una volta con il modello neutral host, che può superare importanti limiti strutturali dei modelli attuali: il neutral host può andare oltre la concorrenza tra operatori ospitati e agire da buffer e pivot degli investimenti, superando il disallineamento tra operatori diversi.
Questo è un modello win-win per tutti gli elementi dell’industria, ha proseguito Rita: per la tower co moltiplica il valore dell’asseti perché crea un bundle tra rete attiva e passiva, mentre dà stabilità all’industria perché riduce il Tco degli operatori mobili trasformando il capex in opex, dando maggiori capacità di investire sulla rete e aprendo un nuovo livello competitivo sul mercato retail, abbassando le barriere all’ingresso alla rete e favorendo la comparsa di attori verticali e specializzati. Infine, la mediazione del neutral host facilita il frequency pooling (la condivisione delle frequenze).
Rita ha sottolineato ancora che la copertura 5G in Italia è circa il 90%, ma è “un’illusione ottica”, perché la copertura indoor, di fatto, è ferma al 40%, un dato che ci colloca molto al di sotto media Ue. Il tema centrale riguarda, dunque, gli investimenti in densificazione: la copertura deve essere localizzata. In questo contesto il rinnovo delle frequenze dovrà essere lungimirante, ovvero dare alle telco la possibilità di investire, non solo sulla base di teorici impegni, ma in base a precisi parametri (qualità, latenza, throughput, densità, eccetera), con controlli degli obblighi legati ai diritti d’uso e sotto la supervisione di un soggetto attuatore.
Spaccapietra (Ericsson): “Le telco devono bilanciare Ai, sicurezza e impatto ambientale”
Il Mobility Report di Ericsson di novembre e i dati del più recente Consumer Lab dello stesso vendor hanno quantificato l’impatto della diffusione di applicazioni Ai e Augmented reality sulle reti: la previsione è di un aumento del 20% nei prossimi dieci anni da cui, già nel 2030, si prefigura una crescita del traffico in uplink di almeno 3 volte. Questi numeri danno il senso della sfida per le Tlc: serve bassissima latenza oltre a maggiore capacità e implementazioni del 5G Standalone per abilitare offerte sempre più differenziate di connettività, ha sottolineato Spaccapietra di Ericsson.
Le reti autonome sono parte di questo cambio di paradigma per le telco, una trasformazione che non è solo tecnologica e di modello economico, ma di processi e culturale aziendale, ha proseguito Spaccapietra.
Ci sono diversi livelli di maturità di adozione del concetto delle reti autonome, dallo zero (manuale) al cinque, in cui la rete si auto-gestisce, ottimizza e ripara ed è in grado di seguire le indicazioni di intento di business delle telco. Oggi diverse aziende in Italia stanno già al livello tre, che impiega l’Ai, e l’area più critica è proprio quella della Ran, altamente energivora, dove l’automazione si lega direttamente all’ottimizzazione e alla riduzione dei consumi.
La gestione Oss (Operation support system) della Ran, offerta anche da Ericsson, permette esattamente questa gestione altamente automatizzata e basata sulle collaborazioni nella filiera, favorendo l’innovazione. Ericsson ha già misurato una riduzione dei consumi energetici fino al 33%, una migliore esperienza utente (+20% downlink) e handover tra celle più efficiente del 60%. Così si riducono costi e fattori di complessità e si possono creare nuovi servizi che massimizzano l’esperienza dell’utente.
In questo scenario di automazione nelle reti, la sfida centrale è bilanciare Ai, sicurezza e sostenibilità ambientale. Secondo Spaccapietra, sulla sicurezza il primo fattore è la spiegabilità delle decisioni prese dalle reti intelligenti. Dal punto di vista della sostenibilità, la manutenzione preventiva, ma soprattutto l’uso intelligente delle batterie nei siti delle reti mobili, permettono di risparmiare energia nella Ran.
Infine, l’Ai va usata in modo appropriato: per ottimizzare i link della Ran, Ericsson ha sviluppato un modello ML che utilizza solo i parametri che servono, rispetto ai miliardi di parametri dei modelli Gen Ai, con il risultato di ridurre i consumi di energia e ottenere risultati più accurati. Per l’accuratezza e sicurezza dell’Ai occorre anche avere dati appropriati: gli attori delle Tlc devono contribuire con le loro competenze in modo da poter fare addestramento dei modelli Ai sui dati che sono rilevanti per le telco.










