L'APPELLO

Iliad, i sindacati: “Relazioni industriali sterili, serve un confronto vero”

A seguito dell’incontro con l’azienda Slc, Fistel e Uilcom accendono i riflettori sui contratti e la valorizzazione delle professionalità: “Non è pensabile non voler redistribuire ai lavoratori parte di quella crescita e di quei risultati economici che hanno contribuito a raggiungere”

Pubblicato il 18 Mag 2023

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Relazioni industriali “sterili”: Iliad finisce nel mirino di Slc, Fistel e Uilcom che chiedono di avviare un confronto su temi chiave quali l’inquadramento professionale. Ieri, in modalità telematica, si è svolto l’incontro di informativa annuale tra i rappresentanti aziendali di Iliad Italia, le Segreterie nazionali e territoriali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, relativamente all’andamento aziendale e la situazione occupazionale.

L’andamento aziendale

Iliad in Italia dichiara un incremento dei ricavi che hanno portato l’azienda ad un fatturato complessivo per il 2022 di 927 milioni, grazie ad una costante crescita di clienti non solo sul mercato mobile, ma anche sul fisso residenziale. Iliad conta di crescere ulteriormente anche nel corso di questo anno, consolidando la clientela residenziale e puntando sul mercato business mobile, proseguendo con ingenti investimenti (1,3 miliardi quest’anno). Per quel che concerne l’andamento degli utili, sicuramente ha impattato la decisione di non modificare i prezzi delle offerte sul mobile, ma l’azienda conta di trarre il giusto beneficio, nel tempo, sia in termini di crescita dei ricavi che di redditività. “L’azienda dichiara, inoltre, una crescita dell’occupazione passando, nel corso del 2022, da 740 a 880 dipendenti, di cui il 90% assunti con contratto a tempo indeterminato”, spiegano i sindacati.

Il nodo delle relazioni sindacali

I sindacati hanno però ribadito con forza la propria indisponibilità a proseguire con un sistema di relazioni sindacali, che per quanto cordiale, risulta alquanto sterile. “La fase di start-up è ampiamente superata, l’azienda è in costante crescita, non è pensabile che un importante operatore delle telecomunicazioni in Italia possa proseguire senza un integrativo aziendale – spiega una nota di Slc, Fistel e Uilcom – Le lavoratrici ed i lavoratori di Iliad Italia con serietà, professionalità ed abnegazione hanno contribuito a raggiungere gli importanti risultati economici descritti dall’azienda”. Secondo i sindacati non è più rinviabile un confronto serio sul tema degli inquadramenti che gratifichi la professionalità, per la costituzione di un premio di risultato che redistribuisca salario contrattato e sull’organizzazione del lavoro, introducendo regolamentazioni certe, che permettano di conciliare i tempi di vita e di lavoro delle persone.

“Iliad Italia, ancora una volta, non ha inteso accogliere alcuna delle rivendicazioni sindacali proposte, non avviando nessun confronto nel merito delle questioni poste, sottolineando come le lavoratrici ed i lavoratori di Iliad abbiano in un recente sondaggio esterno espresso tutta la loro soddisfazione per le condizioni in cui operano”, prosegue la nota.

I sindacati: “Serve un confronto sui contratti”

In questo quadro Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil ritengono non più rinviabile l’avvio di un confronto vero. “Tenuto conto della completa indisponibilità aziendale, nelle prossime ore, calendarizzeranno una serie di assemblee per avviare un percorso di mobilitazione che, a partire dal prossimo sciopero del 6 giugno, prosegua con una vertenzialità diffusa a livello aziendale, al fine di traguardare il giusto riconoscimento economico, professionale e normativo alle lavoratrici ed ai lavoratori di Iliad”, avvertono.

Riflettori sui tecnici e gli addetti agli store

Tra le priorità da affrontare l’inquadramento contrattuale degli addetto agli store e dei tecnici. “Non è accettabile che negli Stores le lavoratrici ed i lavoratori siano inquadrati per lo più al secondo livello e in parte al terzo – dicono Slc. Fistel e Uilcom – Non è pensabile che la stragrande maggioranza dei tecnici on field siano inquadrati ancora con il quarto. È inconcepibile che una multinazionale, che in Italia ha un così importante programma di investimenti nella realizzazione delle proprie infrastrutture, non abbia alcuna intenzione di investire nel bene più prezioso che ha in azienda: le lavoratrici e i lavoratori, coloro che concretamente rendono possibili i positivi risultati illustrati. Non è pensabile non voler redistribuire ai lavoratori parte di quella crescita e di quei risultati economici che, con professionalità, hanno contribuito a raggiungere”.

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