L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha pubblicato l’Osservatorio sulle Comunicazioni 3/2025, aggiornato al primo semestre 2025. Ne emerge un’Italia sempre più connessa in banda ultralarga, sia fissa sia mobile, con un forte aumento del consumo di dati e un mercato TLC in trasformazione sotto il profilo tecnologico e competitivo. In parallelo, la televisione lineare e la stampa quotidiana confermano un trend di progressivo ridimensionamento, mentre crescono gli utenti delle piattaforme di streaming e i volumi dei pacchi legati all’e-commerce, che trainano ormai la gran parte dei ricavi del settore postale.
Indice degli argomenti
Comunicazioni elettroniche
Rete fissa: il rame arretra, la fibra entra nelle case
A giugno 2025 gli accessi complessivi nella rete fissa sono stimati in circa 20,54 milioni di linee, in lieve aumento su base annua (+0,3% rispetto ai 20,48 milioni di giugno 2024) e in crescita del 2,2% rispetto ai 20,11 milioni di giugno 2021. Il tradizionale rame continua però a perdere peso: nel solo trimestre si stimano circa 150 mila linee in meno, che diventano poco meno di 650 mila su base annua e quasi 3,7 milioni in meno rispetto a giugno 2021.
La transizione verso la banda ultralarga passa soprattutto per FTTH e FWA. Gli accessi FTTC, pur rappresentando ancora il 42,6% della base clienti complessiva, risultano in flessione di 754 mila linee in un anno. Al contrario, la fibra fino all’abitazione (FTTH) cresce in modo deciso: nel trimestre aumenta di oltre 320 mila linee, su base annua di 1,26 milioni e, rispetto a giugno 2021, di oltre 4,1 milioni di accessi. A giugno 2025 le linee FTTH valgono il 31,6% del totale. Si rafforza anche il Fixed Wireless Access: gli accessi FWA crescono di circa 237 mila unità in un anno e raggiungono 2,48 milioni di linee a giugno 2025.
Complessivamente, le linee broadband e ultrabroadband sono circa 19,24 milioni: rispetto ai 19,40 milioni di giugno 2024 si registra una lieve flessione (-0,8%), ma il confronto con i 18,62 milioni di giugno 2021 evidenzia comunque una crescita del 3,3%. All’interno di questo perimetro, le linee DSL continuano a ridursi (864 mila in meno su base annua e 96 mila in meno rispetto al trimestre precedente), mentre le altre tecnologie (FTTC, FTTH, FWA e le restanti soluzioni ultrabroadband) guadagnano 706 mila linee in un anno e 176 mila nel trimestre, attestandosi complessivamente intorno ai 18 milioni di accessi a giugno 2025.
La spinta verso le tecnologie più evolute si riflette sulle prestazioni: la quota di linee con velocità pari o superiore a 100 Mbit/s passa dal 57,2% di giugno 2021 all’80,8% di giugno 2025, mentre le linee con profilo commerciale a 1 Gbit/s o oltre salgono dal 10,8% al 31,2% nello stesso arco temporale. Parallelamente, cresce il traffico veicolato: nel primo semestre 2025 il traffico medio giornaliero complessivo su rete fissa aumenta dell’8,4% rispetto al primo semestre 2024 e del 45,0% rispetto al corrispondente periodo del 2021.
Il consumo per linea broadband conferma il cambio di scala: il traffico medio giornaliero per accesso passa da 7,18 a 10,07 GB tra il primo semestre 2021 e il primo semestre 2025, con un incremento del 40,2% e un balzo dell’8,5% rispetto ai 9,3 GB registrati nel 2024.
Sul piano concorrenziale, negli accessi broadband e ultrabroadband a fine giugno 2024 la quota di TIM è pari al 33,3%, Fastweb e Vodafone insieme valgono il 29,9%, Wind Tre il 14,5%, Sky Italia il 4,1%, Eolo il 3,6%, Tiscali il 2,9% e Iliad il 2,2%. Tra i principali operatori, Iliad è il più dinamico con un incremento di 0,7 punti percentuali in un anno, mentre gli operatori di dimensioni minori nel loro complesso guadagnano 2,3 punti e arrivano a rappresentare circa il 9,5% del mercato.
All’interno del solo segmento FTTH, in crescita del 24,2% su base annua, la fotografia competitiva vede Fastweb+Vodafone al 30,4% degli accessi, TIM al 26,8%, Wind Tre al 16,2%, Iliad al 6,5%, Sky Italia al 5,7%, Enel Energia al 2,7% e Tiscali al 2,3%.
In sintesi, tra giugno 2021 e giugno 2025 le linee fisse passano da 20,11 a 20,54 milioni, mentre le linee broadband e ultrabroadband da 18,62 a 19,24 milioni. Nello stesso periodo, il traffico giornaliero medio per linea broadband sale da 7,2 GB (7,2 nel 2021, 7,4 nel 2022, 8,2 nel 2023, 9,3 nel 2024) a 10,1 GB nel 2025, con un aumento del 40,2% sul 2021 e dell’8,5% sull’anno precedente.
Rete mobile: più SIM attive e consumo dati in accelerazione
Sul fronte mobile, a fine giugno 2025 le SIM attive complessive – includendo sia quelle “human” sia le M2M – sono poco più di 110 milioni. Il confronto con l’anno precedente evidenzia una crescita dell’1,6% rispetto ai 108,3 milioni di giugno 2024 e del 4,6% rispetto ai 105,2 milioni di giugno 2021 (107,0 milioni nel 2022 e 108,2 milioni nel 2023). Le SIM M2M aumentano di 356 mila unità su base annua, mentre le SIM “human” (solo voce, voce+dati, solo dati con interazione umana) crescono di circa 467 mila.
Le SIM “human” attive sono 79,3 milioni a giugno 2025, in aumento dell’1,5% rispetto ai 78,2 milioni di giugno 2024 e del 2,1% rispetto ai 77,7 milioni di giugno 2021 (78,1 milioni nel 2022 e 78,8 milioni nel 2023). Di queste, l’85,4% è intestato a utenze residenziali e oltre il 91% è associato a contratti prepagati. Le SIM “human” che hanno generato traffico dati nel primo semestre 2025 sono poco meno di 61 milioni.
Anche sulla rete mobile il dato chiave è la crescita del traffico: il consumo medio giornaliero per SIM “human” sale da 0,44 GB nel 2021 a 0,60 GB nel 2022, 0,74 GB nel 2023, 0,84 GB nel 2024 e 0,94 GB nel 2025. In cinque anni l’aumento è del 113,1%, mentre l’incremento su base annua è del 12,2%.
La struttura concorrenziale mostra un mercato in cui gli operatori storici restano centrali, ma gli sfidanti consolidano la propria posizione. Sul totale delle SIM complessive (human e M2M) Fastweb+Vodafone detengono una quota del 30,0%, TIM del 26,1%, Wind Tre del 24,0%, Iliad dell’11,0%, PostePay del 4,0%, Coop Voce del 2,1% e Lyca Mobile dello 0,9%.
Limitando l’osservazione alle sole SIM “human”, Fastweb+Vodafone scendono al 25,5%, Wind Tre è al 23,9%, TIM al 23,1%, mentre Iliad arriva al 15,3%, con una crescita di quasi 1 punto percentuale su base annua. Seguono PostePay con il 5,5%, Coop Voce con il 2,9% e Lyca Mobile con l’1,2%.
Nel complesso, tra 2021 e 2025 le SIM complessive passano da 105,2 a 110,1 milioni e le SIM human da 77,7 a 79,3 milioni, mentre il traffico medio giornaliero per SIM human raddoppia ampiamente, segnando il ruolo centrale del mobile nell’accesso ai servizi digitali.
Televisione: ascolti in calo ma con editori e canali in controtendenza
Nel primo semestre 2025 la televisione tradizionale continua a ridurre la propria audience nel giorno medio. Gli ascolti nel prime time (20:30–22:30) calano del 2,3% rispetto al primo semestre 2024, passando da una media di 20,1 a 19,7 milioni di spettatori, mentre sull’intero arco della giornata (02:00–25:59) si scende da 8,6 a 8,4 milioni (-2,0%). Il confronto con il primo semestre 2021 è ancora più netto: in prima serata si perdono 4,2 milioni di telespettatori (da 23,9 a 19,7 milioni, -17,9%), e sul giorno intero 1,6 milioni (da 10,0 a 8,4 milioni, -16,6%).
Nel prime time del primo semestre 2025 Rai resta leader con 7,7 milioni di telespettatori e una share del 38,9%, in calo del 2,5% rispetto al 2024 e di 0,1 punti percentuali in quota. Mediaset segue con 6,8 milioni di spettatori e una share del 34,7%, in diminuzione del 4,7%. Warner Bros. Discovery raggiunge 1,7 milioni di telespettatori medi, sostanzialmente stabile (-0,2%), Comcast/Sky 1,5 milioni con una leggera crescita (+0,3%), mentre Cairo Communication/La7 si attesta su 1,2 milioni e cresce del 5,1% (circa 60 mila spettatori in più).
Considerando l’intero giorno, nel primo semestre 2025 Rai registra 3,1 milioni di telespettatori medi con una share del 37%, in calo del 3,2% su base annua; Mediaset ha anch’essa 3,1 milioni di spettatori e una share del 36,7%, con una flessione di circa 80 mila individui (-2,5%). Warner Bros. Discovery si colloca a 758 mila spettatori (share 9%, -1,8%), Comcast/Sky a oltre 621 mila (share 7,4%, -1,8%), mentre Cairo Communication/La7 cresce a 397 mila telespettatori, con una share del 4,7% e un aumento del 10% rispetto al 2024.
Nel confronto tra il primo semestre 2021 e il primo semestre 2025 tutti i principali operatori generalisti vedono ridursi il proprio pubblico nel giorno medio: Rai perde 865 mila spettatori (-21,8%), Mediaset 385 mila (-11,1%), Warner Bros. Discovery 41 mila (-5,1%), Comcast/Sky 49 mila (-7,3%) e La7 32 mila (-7,6%).
Anche i telegiornali risentono della trasformazione delle abitudini di consumo, pur con alcuni segnali di tenuta o crescita. Nella fascia di mezzogiorno (12:00–14:30) il tempo complessivo speso dai telespettatori passa da 198,5 milioni di ore al giorno medio nel primo semestre 2024 a poco più di 201 milioni nel 2025 (+1,4%), ma rispetto ai 252,6 milioni del 2021 la flessione è del 20,3%. In questa fascia, il Tg1 delle 13:30 resta il più visto, con oltre 3,3 milioni di ascoltatori e una crescita del 2,4% su base annua; il Tg5 delle 13:00 supera i 2,7 milioni ma cala del 2,9%; il TgR delle 14:00 si ferma a 2,1 milioni (-1,3%), il Tg2 a 1,4 milioni (-8,7%), Studio Aperto alle 12:25 supera di poco 1 milione di telespettatori (+3,1%), mentre il Tg4 delle 12:00 sale del 22% e il Tg La7 delle 13:30 del 19,1%.
In fascia serale (18:30–21:30) il tempo complessivo di visione dei Tg rimane sostanzialmente stabile: da 266,8 milioni di ore nel primo semestre 2024 si passa a oltre 268,2 milioni nel 2025 (+0,5%), ma rispetto ai 334,8 milioni del 2021 la riduzione è del 19,9%. Il Tg1 delle 20:00 sfiora 4,6 milioni di ascolti giornalieri (+2,6%), il Tg5 delle 20:00 supera i 3,4 milioni ma perde il 7,1% rispetto al 2024, il TgR serale si attesta a 2,2 milioni (-2,2%), il Tg3 a 1,7 milioni (-1,4%). Studio Aperto delle 18:30 cresce da 480 a 543 mila spettatori (+13,1%), il Tg4 delle 19:00 aumenta da 506 a 623 mila (+23,1%) e il Tg La7 serale porta il proprio pubblico da 1,2 a 1,3 milioni, con un incremento del 7,6%. Nel confronto 2021–2025 tutti i principali Tg perdono ascolti in entrambe le fasce, con l’unica eccezione del telegiornale serale di La7, che aumenta il pubblico di 80 mila unità (+6,3%).
I canali all news (Rai News 24, TGcom24, Sky TG24) mostrano un andamento più articolato. Tra i primi sei mesi del 2024 e quelli del 2025, Rai News 24 registra cali nelle fasce 07:00–09:00 (-12,9%) e 20:30–22:30 (-10,1%), mentre TGcom24 e Sky TG24 crescono in diverse fasce: per TGcom24 le variazioni positive raggiungono il 6,6% e il 4,9%, per Sky TG24 l’11% e l’11,4% a seconda della fascia considerata. Nel periodo analizzato Rai News 24 è il canale più seguito tra le 7 e le 9 del mattino, mentre TGcom24 prevale nelle altre fasce orarie.
Quotidiani: crisi strutturale tra carta e digitale
Il quadro dell’editoria quotidiana conferma nel primo semestre 2025 una crisi strutturale. Le copie complessivamente vendute di tutti i quotidiani in Italia – considerando carta e digitale – sono 220 milioni (circa 1,4 milioni di copie giornaliere), in calo del 7,1% rispetto ai 237 milioni del primo semestre 2024 e del 29,6% rispetto ai 313 milioni del primo semestre 2021 (284 milioni nel 2022 e 259 nel 2023).
I quotidiani a prevalente copertura nazionale mostrano una riduzione meno accentuata rispetto a quelli locali: tra primo semestre 2024 e primo semestre 2025 le vendite nazionali passano da 135 a 127 milioni di copie (-6,2%), mentre i giornali locali scendono da 102 a 93 milioni (-8,3%). Sul medio periodo, le testate nazionali perdono il 27,4% delle copie (da 175 a 127 milioni tra 2021 e 2025), quelle locali il 32,3% (da 138 a 93 milioni).
Nel dettaglio dei formati, le copie cartacee complessive passano da 272 milioni nel primo semestre 2021 a 246 milioni nel 2022, 222 milioni nel 2023, 202 milioni nel 2024 e 186,6 milioni nel 2025 (circa 1,2 milioni al giorno), con una contrazione del 31,5% in cinque anni e del 7,8% su base annua. Le copie digitali, intese come replica dell’edizione cartacea, mostrano una dinamica meno drammatica ma comunque negativa: da 40 milioni nel 2021 si scende a 38 nel 2022 e nel 2023, 35 nel 2024 e 34 milioni nel primo semestre 2025, con una riduzione del 16,6% rispetto al 2021 e del 2,9% rispetto al 2024.
La concentrazione è molto più elevata nel digitale: le prime cinque testate online – Corriere della Sera, Il Gazzettino, Il Sole 24 Ore, La Repubblica, La Stampa – rappresentano oltre il 61% delle copie digitali vendute, mentre le prime cinque testate cartacee (Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, La Repubblica, Avvenire, La Stampa) si fermano al 33% delle vendite complessive.
Tra i principali quotidiani generalisti nazionali (Corriere della Sera, La Repubblica, Avvenire, La Stampa, Il Messaggero), nel primo semestre 2025 le vendite di copie cartacee risultano inferiori del 7,6% ai livelli dei primi sei mesi 2024 (4,8 milioni di copie in meno) e del 32,7% rispetto al 2021 (28,5 milioni di copie in meno). Le copie digitali delle stesse testate sono più stabili, con una flessione dell’1,7% su base annua (287 mila copie) e del 3,4% rispetto al primo semestre 2021 (577 mila copie in meno).
I quotidiani sportivi, nel formato cartaceo, risultano il segmento relativamente più stabile, pur registrando un calo del 15,1% in cinque anni (3,8 milioni di copie in meno). Sul fronte digitale, però, lo stesso segmento segna un forte rimbalzo: le vendite crescono del 53,9% nell’ultimo anno, pari a 403 mila copie aggiuntive. I quotidiani economici vedono invece una riduzione marcata della versione cartacea, che tra primo semestre 2021 e primo semestre 2025 perde il 42,1% delle copie (4,7 milioni in meno); la versione digitale si riduce dell’8,2%, con una perdita di 437 mila copie. Le testate locali continuano a diminuire in entrambi i formati, e sul digitale, su base annua, il calo complessivo è pari a 8,4 milioni di copie.
Dal punto di vista dei gruppi editoriali, nel primo semestre 2025 Cairo/RCS è il primo operatore con il 19,4% delle copie complessivamente vendute (grazie in particolare a Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, incluse le edizioni del lunedì); GEDI segue con il 12,3% (dal dicembre 2024 comprende tra le altre La Repubblica, La Stampa, La Provincia Pavese); Caltagirone Editore – con Il Messaggero, Il Gazzettino, Il Mattino, Nuovo Quotidiano di Puglia, Corriere Adriatico – ha il 9,3%; Monrif Group (QN – Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione) il 7,5%; Avvenire – Nuova Editoriale Italiana il 5,1%; il Gruppo 24 Ore il 4,8%; Nord Est Multimedia (Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Corriere delle Alpi, Messaggero Veneto, Il Piccolo) il 4,5%; il gruppo Roberto Amodei (Corriere dello Sport, Tuttosport e relative uscite del lunedì) il 4,3%; Tosinvest/Angelucci (Il Giornale, Opinioni nuove – Libero Quotidiano, Il Tempo) il 4%; il Gruppo SAE (Il Tirreno, La Nuova Sardegna, Gazzetta di Reggio, La Nuova Ferrara, Nuova Gazzetta di Modena) il 3,7%.
Piattaforme online: tra informazione, social, e-commerce e streaming
Nel mese di giugno 2025 gli utenti unici che hanno navigato in rete sono 43 milioni e 611 mila, con un tempo medio di 69 ore e 12 minuti a persona. Ai primi posti si confermano i grandi gruppi internazionali, come Alphabet/Google, Meta (Facebook e Instagram), Amazon e Microsoft, che però mostrano una contrazione sia rispetto a giugno 2024 sia rispetto a giugno 2021. Subito dopo si collocano i gruppi editoriali e gli operatori italiani (GEDI, Cairo Communication/RCS MediaGroup, Poste Italiane, Fininvest/Mondadori), anch’essi in media in flessione rispetto a giugno 2024, tranne Fininvest/Mediaset che registra una crescita del 37% in termini di utenti raggiunti.
Per i siti e le app di informazione generalista, a giugno 2025 il totale degli utenti unici è pari a 37 milioni e 770 mila, con una contrazione del 2,6% (circa 1 milione di visitatori in meno) rispetto a giugno 2024. La Repubblica si conferma il primo brand informativo online con circa 28 milioni e 802 mila utenti unici, in calo del 2,7% su base annua; segue il Corriere della Sera con 28 milioni e 20 mila utenti (-3,2%), mentre TGCOM24 raggiunge 20 milioni e 411 mila internauti, in crescita del 10%.
Le piattaforme di e-commerce contano a giugno 2025 37 milioni e 861 mila utenti unici, 1,15 milioni in meno rispetto a giugno 2024. Amazon rimane il marketplace di riferimento con 34 milioni e 268 mila utenti, ma perde il 4,2% su base annua; Temu (PDD Holding) cresce invece con forza, raggiungendo 22 milioni e 670 mila utenti unici e un incremento dell’87%. eBay si attesta a 14 milioni e 486 mila visitatori, in calo del 9,1%.
I social network e le communities basate su contenuti generati dagli utenti raggiungono complessivamente 38 milioni e 349 mila utenti unici a giugno 2025, in calo di 1 milione e 147 mila visitatori rispetto a un anno prima. Diminuisce anche il tempo dedicato: in media vengono spese 23 ore mensili per utente, circa 2 ore in meno rispetto a giugno 2024. Facebook conta 35 milioni e 356 mila utenti (-5%), Instagram 32 milioni e 656 mila (-3,4%), TikTok 22 milioni e 456 mila (-1,3%), mentre LinkedIn, Pinterest e X (ex Twitter) registrano variazioni negative rispettivamente pari al 9,2%, 20,3% e 33,2%.
Le piattaforme di video on demand esclusivamente a pagamento raggiungono a giugno 2025 14,6 milioni di navigatori unici, in crescita dell’1,7% rispetto ai 14,4 milioni di giugno 2024 e dell’8,7% rispetto ai 13,4 milioni di giugno 2021 (13,7 nel 2022 e 14,1 nel 2023). Nel primo semestre 2025 Netflix registra in media 8,1 milioni di utenti unici, sostanzialmente stabile rispetto al 2024 (-0,6%), ma il tempo complessivo di visione diminuisce da 173 a 166 milioni di ore. Amazon Prime Video raggiunge 7,1 milioni di visitatori medi (+3,8%) e aumenta il tempo di visione da 34 a 45 milioni di ore. Disney+ conta 3,7 milioni di utenti unici (+0,6%) e oltre 22 milioni di ore di visione (+14,5%). Dazn registra 2,2 milioni di utenti unici (+3,1%) e oltre 3 milioni di ore complessive (+8,4%). Now di Sky, pur riducendo gli utenti unici a 1,3 milioni (-10,2%), vede crescere il tempo di consultazione fino a oltre 11 milioni di ore, con un incremento del 276% rispetto al 2024. Nel solo giugno 2025 il tempo di navigazione sui principali siti di streaming a pagamento sfiora i 47 milioni di ore, con una crescita del 17,2% su base annua.
Per i servizi di video on demand gratuiti, a giugno 2025 gli utenti unici sono 35 milioni e 985 mila, il 5,6% in più rispetto ai 34,1 milioni di giugno 2024, ma il valore resta leggermente inferiore ai 37 milioni di giugno 2021 (32,3 nel 2022 e 36,4 nel 2023). Nel primo semestre 2025 i brand principali sono News Mediaset Sites con 21,1 milioni di visitatori mensili medi, RaiPlay con 9,2 milioni e Sky TG24 con 9,4 milioni. A giugno 2025 il tempo di navigazione sui VOD gratuiti supera le 27 milioni di ore, con un incremento dell’11,2% rispetto a giugno 2024; il tempo medio per utente è di oltre 46 minuti, circa 3 in più rispetto all’anno precedente.
Guardando all’insieme delle categorie considerate dall’Osservatorio, tra giugno 2021 e giugno 2025 gli utenti unici dei principali operatori passano da 44,5 a 43,6 milioni (con 43,8 milioni nel 2022, 43,6 nel 2023 e 44,3 nel 2024), quelli dell’informazione generalista da 38,2 a 37,8 milioni (39,4 nel 2022, 38,0 nel 2023, 38,8 nel 2024), gli utenti dell’e-commerce da 37,3 a 37,9 milioni (37,3 nel 2022, 37,7 nel 2023, 39,0 nel 2024), quelli dei social network da 38,7 a 38,3 milioni (38,4 nel 2022, 38,2 nel 2023, 39,5 nel 2024), mentre i VOD a pagamento crescono da 13,4 a 14,6 milioni e i VOD gratuiti oscillano tra 37,0 milioni nel 2021, 32,3 nel 2022, 36,4 nel 2023, 34,1 nel 2024 e 36,0 nel 2025.
Servizi postali: i pacchi pesano ormai quattro quinti dei ricavi
Nel settore postale, nel primo semestre 2025 i ricavi complessivi delle principali imprese si attestano a poco meno di 4,3 miliardi di euro, in crescita del 2,8% rispetto al primo semestre 2024. A trainare il comparto sono i servizi di consegna pacchi, nazionali e transfrontalieri, inclusi o meno nel servizio universale, che aumentano complessivamente del 4,6%. I servizi di corrispondenza, invece, compresi o esclusi dal Servizio Universale, registrano una riduzione di poco superiore al 4%.
La componente domestica dei pacchi, ossia quelli con mittente e destinatario entrambi in Italia, genera ricavi per 2,34 miliardi di euro e cresce del 3,3% su base annua. I pacchi transfrontalieri, con mittente nazionale e destinatario estero o viceversa, valgono poco più di 1,1 miliardi di euro e aumentano del 7,5% rispetto all’anno precedente. Dal punto di vista dei volumi, nei primi sei mesi del 2025 i pacchi consegnati sfiorano i 572 milioni di unità, con un incremento del 5,7% rispetto al primo semestre 2024: l’85,5% è costituito da pacchi nazionali, in crescita del 4,5%, mentre i volumi dei pacchi transfrontalieri aumentano del 13,5%.
Nei servizi di corrispondenza non inclusi nel Servizio Universale il valore complessivo supera i 420 milioni di euro e cresce del 2,0% su base annua. I servizi inclusi nel Servizio Universale valgono poco meno di 300 milioni di euro e registrano un calo dell’8,4%. I servizi di notifica, come quelli relativi agli atti giudiziari, hanno un valore di poco superiore a 140 milioni di euro e mostrano una flessione dell’11,2% rispetto al primo semestre 2024. Dal lato dei volumi complessivi di corrispondenza si osserva una diminuzione dell’8,1%, con dinamiche simili per i servizi inclusi e per quelli esclusi dal Servizio Universale; i servizi di notifica subiscono una contrazione ancora più marcata, pari al 12%.
Il mix dei ricavi fotografa lo squilibrio crescente tra lettere e pacchi: nel primo semestre 2025 i servizi di consegna pacchi sfiorano l’80% delle risorse complessive del settore, mentre i servizi di corrispondenza inclusi nel Servizio Universale scendono al 6,9%. I ricavi unitari medi della corrispondenza aumentano del 5,0% su base annua, spinti soprattutto dai servizi non inclusi nel Servizio Universale che crescono dell’11,2%. All’opposto, i ricavi unitari della consegna pacchi risultano in calo: -1,5% per i pacchi nazionali e -3,3% per quelli internazionali.
La struttura concorrenziale del comparto è sempre più articolata. Nel mercato complessivo dei servizi postali, che include corrispondenza e pacchi, compresi o meno nel Servizio Universale, il Gruppo Poste Italiane resta il principale operatore con una quota del 32,8%, in flessione di 1,1 punti percentuali su base annua. Seguono Amazon con il 15,6%, BRT con il 13,0%, DHL con il 10,1%, GLS con il 9,1% e UPS con il 9,0%.
Nei soli servizi di corrispondenza il Gruppo Poste Italiane mantiene una posizione largamente dominante, con una quota del 95,2%. Il segmento dei pacchi è invece decisamente più competitivo: Amazon ha il 19,5% del mercato (in crescita di 1,7 punti percentuali in un anno), il Gruppo Poste Italiane il 17,1%, BRT il 16,3%, DHL il 12,7%, GLS l’11,4% e UPS l’11,3%. Considerando soltanto i pacchi nazionali – che rappresentano il 67,9% del mercato pacchi nel primo semestre 2025 – Amazon è il primo operatore con il 28,6%, seguito dal Gruppo Poste Italiane con il 23,8% e da BRT con il 19,5%.
Nel suo complesso, l’Osservatorio 3/2025 tratteggia dunque un sistema delle comunicazioni in cui le telecomunicazioni – fisse e mobili – restano l’infrastruttura portante della transizione digitale, mentre contenuti, media e servizi logistici si riposizionano attorno a nuovi modelli di consumo, sempre più guidati da banda ultralarga, piattaforme online e commerce digitale.



































































