Non basta la crescita sui mercati sud-americani: i risultati
finanziari di Telefonica sono trascinati in basso dalla crisi
spagnola. Così la più grande compagnia telefonica europea per
valore di mercato è costretta a registrare nel terzo trimestre la
prima perdita trimestrale netta in nove anni, pari a 429 milioni di
euro, a causa dei costi per i licenziamenti (2,6 miliardi di euro).
Gli analisti avevano previsto una perdita di 213 milioni,
praticamente la metà, secondo le stime riportate da Bloomberg.
Sui conti pesa anche la contrazione delle entrate in Spagna, dove i
clienti abbandonano Telefonica a favore di operatori concorrenti
che offrono tariffe più economiche: le vendite spagnole del gruppo
guidato da Cesar Alierta sono scese dell’8,8% a 4,31 miliardi di
euro, mentre le vendite complessive sono aumentate del 3,7% a 15,8
miliardi. Il fatturato in America Latina è salito nel terzo
trimestre del 18% a 7,4 miliardi di euro.
Alierta si è impegnato a ridurre la forza lavoro in Spagna,
evitare grosse operazioni di M&A e ridimensionare il debito per
restituire fiducia agli investirori (il titolo di Telefonica ha
perso circa il 18% quest’anno). A settembre, inoltre, il Ceo ha
incorporato la unit domestica di Telefonica nella divisione europea
e rinnovato il management regionale, mettendo Jose Maria
Alvarez-Pallete a capo dell’Europa e Santiago Fernandez Valbuena
alla guida della divisione America Latina. Telefonica ha anche
creato una unit per il business digitale a Londra, ma soprattutto
punta sul Sud America, dove ha acquisito il pieno controllo di
Vivo, per tornare a crescere.
Telefonica ha anche riportato i risultati riferiti ai primi nove
mesi del 2011, ma la situazione non cambia: le revenues sono
cresciute complessivamente del 5,4% rispetto a un anno prima, a
46,67 miliardi di euro, ma sul mercato spagnolo sono scese del 7% a
poco più di 13 miliardi, mentre le revenues di Telefonica Europe
sono calate dello 0,4% a 11,5 miliardi di euro. L’America Latina
si conferma il business vincente, con una crescita delle entrate
del 18% a 21,5 miliardi. L’Oibda è sceso nei primi nove mesi del
2011 del 4,5% a 14,25 miliardi di euro, mentre l’utile netto
crolla a 2,73 miliardi da 8,94 miliardi di un anno prima (sempre a
causa dei 2,6 miliardi di costi per i tagli sulla forza-lavoro,
quasi tutti in Spagna). Migliora dell’11,6% il flusso di cassa
libero nei primi nove mesi, a 5,70 miliardi di euro, mentre il
capex ha subito una flessione dell’8,5% a 6,63 miliardi.