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M&A, le telco a caccia di big deal e dismissioni infrastrutturali



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I trend delineati da Bain & co: il valore totale degli accordi è sceso nel primo trimestre 2025, ma le operazioni restano dettate dalle esigenze di operatori sempre più disaggregati e in cerca di economie di scala

Pubblicato il 20 mag 2025



M&A Tlc Bain

Da diversi anni le aziende delle tlc guardano alle operazioni di M&A come a una risposta efficace alla trasformazione del settore, al calo dei ricavi e alla minaccia di nuovi concorrenti che arrivano da settori non-telco. Tuttavia, dopo un forte 2024, le fusioni e acquisizioni globali nelle telecomunicazioni sono rallentate nel primo trimestre di quest’anno, come rivela il più recente monitoraggio condotto da Bain & company.

Il valore totale dei deal è, infatti, diminuito a circa 16 miliardi di dollari, contro i 22 miliardi del primo trimestre dello scorso anno e i circa 17 miliardi di dollari nel quarto trimestre 2024. Le Americhe hanno rappresentato il 64% del totale globale del primo trimestre 2025.

Nonostante il trimestre in calo, tuttavia, le ragioni che spingono le telco all’M&A restano invariati: dismettere attività non più redditizie, spesso infrastrutture, e cercare economie di scala.

M&A, vincono le dismissioni infrastrutturali

Bain &Co osserva che le fusioni e acquisizioni aiutano le telco ad aggiungere nuove capacità e a far evolvere l’attività rendendole più adatte alle sfide attuali e future. Un altro cambiamento epocale in atto, il più grande dopo la deregulation dell’industria, è il tramonto del modello della società di telecomunicazioni integrata a favore di modelli di business disaggregati e molto più focalizzati.

Infatti, nel primo trimestre 2025, le dismissioni hanno rappresentato il 75% del valore totali dei deal, più del doppio della loro quota rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La maggior parte dei disinvestimenti sono accordi infrastrutturali e gli accordi infrastrutturali rappresentano la seconda quota più rilevante (il 32%) dei deal M&A negli ultimi cinque anni.

Le telco si concentrano sul core business

Alcune società di telecomunicazioni hanno venduto attività al di fuori del loro core business (ad esempio, Crown Castle ha ceduto le sue attività nella fibra e small cell e la vendita negli Usa, mentre Telia ha venduto le sue attività nella televisione e nei media).

Altre società di telecomunicazioni stanno uscendo da mercati difficili, come nel caso della prevista vendita da parte di Telefonica della sua filiale argentina.

Allo stesso tempo, alcune società di telecomunicazioni si stanno espandendo in nuovi verticali come la pubblicità: è il caso delle acquisizioni di Vistar Media e Blis da parte di T-Mobile.

Negli Usa i due deal di maggior valore

Proprio Crown Castle si è resa protagonista dei due deal M&A di maggior valore del primo trimestre 2025: la vendita dell’attività small cell negli Stati Uniti alla società di private equity Eqt, con un valore di 4,25 miliardi di dollari, e la vendita delle attività in fibra statunitensi a Zayo, che è sostenuta da Eqt e DigitalBridge, per lo stesso importo.

I deal di grande scala hanno, in generale, perso slancio. Dopo un notevole aumento nel 2024, nel primo trimestre del 2025 risultano in forte calo: rappresentavano il 14% del valore M&A globale nelle tlc, in calo rispetto al 47% del primo trimestre dello scorso anno.

Tuttavia, gli accordi di grande scala rappresentano ancora circa il 39% di tutto il valore delle operazioni negli ultimi cinque anni e sono la quota più grande tra tutti i tipi di accordi.

Consolidamento, le telco Ue vogliono meno vincoli sull’M&A

L’M&A e le economie di scala sono un tema caldo anche per le aziende di telecomunicazioni europee, che hanno infatti accolto con grande favore la decisione della Commissione europea di aprire una consultazione pubblica sulle regole che disciplinano fusioni e acquisizioni nel mercato unico. L’obiettivo delle telco è spingere per una maggiore libertà di consolidamento, ritenuta l’unica via per raggiungere la massa critica necessaria a sostenere gli investimenti in reti di nuova generazione e tecnologie emergenti come 5G, cloud, edge computing e AI.

Una posizione che il settore difende da tempo, rilanciata con forza negli ultimi mesi anche alla luce dei report Draghi e Letta, che hanno acceso i riflettori sulla necessità di un’Europa più integrata e competitiva. Le speranze di un cambio di rotta radicale appaiono, almeno ad oggi, difficili. Dal 2004, anno dell’introduzione del quadro normativo europeo in materia di M&A, le modifiche sono state minime. Ora la consultazione lanciata dalla Commissione durerà appena quattro mesi – fino al 3 settembre 2025 – un tempo record per gli standard comunitari. Ma i contenuti sono tutt’altro che ordinari: il processo punta a rivedere i criteri con cui si valutano le operazioni di fusione, ponendo maggiore attenzione su innovazione, resilienza, sostenibilità, intensità degli investimenti e orizzonti strategici, specie nei settori ritenuti critici per il futuro dell’Unione.

Le telco europee non abbandonano la speranza di un cambio di marcia e puntano gli occhi anche sul prossimo passo della Commissione: la proposta di Digital Networks Act, attesa entro fine maggio, che intende modernizzare il quadro normativo per le Tlc europee, razionalizzare le regole e creare finalmente le condizioni per una scalabilità continentale.

ll punto a Telco per l’Italia l’11 giugno

Di mercato unico digitale, consolidamento come temi strategici per l’industria delle telecomunicazioni europea si discuterà al prossimo Telco per l’Italia – “Oltre le reti: da TelCo a TechCo per costruire il futuro dell’Italia” – l’evento CorCom-Nextwork360 in programma a Roma il prossimo 11 giugno.

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