CHE ULTRABROADBAND FA?

Ngn, basta con le chiacchiere. Si venga al punto

Morandini: il ritardo è un dato di fatto. Bisogna creare le condizioni per fare in modo che l’Italia si possa confrontare con i Paesi europei più avanzati

Pubblicato il 05 Giu 2015

Cristoforo Morandini, Partner EY

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In attesa della nuova classifica della Ue sulla copertura dei servizi a banda ultralarga ci rimane impresso il 28mo posto dell’Italia, alla base del dibattito arrivato sulle prime pagine dei quotidiani. Non è però più tempo di discutere le cause di questo ritardo, ma di creare le condizioni per fare in modo che l’Italia si possa confrontare con i Paesi europei più avanzati.

Mentre si cerca di dipanare la matassa del ruolo dell’intervento pubblico all’interno dell’ambiziosa strategia italiana per la banda ultralarga, tre operatori privati (Telecom Italia, Vodafone e Fastweb) proseguono i loro piani di investimento. Secondo il monitoraggio dell’Osservatorio Ultra Broadband, a metà maggio, i comuni raggiunti dall’ultrabroadband sono quasi 170, con un livello di copertura che ha superato un terzo della popolazione. La crescita è quasi lineare e ogni trimestre ha visto un aumento di copertura di 4/ 5 punti percentuali.

I lavori proseguono, ma tre punti sono chiari. Il primo è che tutti e tre gli operatori sono interessati a coprire autonomamente meno di 200 città con soluzioni prevalentemente Fttc, che consentono un ritorno più breve degli investimenti. Il secondo aspetto chiave è che, ad oggi, l’unico interessato ad andare oltre è Telecom, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere il 75% di copertura con almeno 30 Mbps entro il 2017 e l’utilizzo di soluzioni Fttb/Ftth in 40 città, che consentiranno di superare ampiamente la soglia dei 100 Mbps. Il terzo aspetto da tenere presente è che i sette bandi regionali pubblici per lo sviluppo della banda ultralarga finora aggiudicati (a Telecom Italia) consentiranno il superamento della soglia del 75% di copertura a 30 Mb entro il 2016 e hanno richiesto un contributo pubblico dell’ordine di 550 milioni. La ricerca di un equilibrio tra obiettivi prestazionali, tempi e risorse prosegue.

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